Musica

Babymetal, le ragazzine giapponesi che suonano tra innocenza e perdizione

Sono le quindicenni Yuimetal, Moametal e la diciasettenne, Su-Metal. Quando hanno chiesto loro cosa suonassero, hanno risposto kawaii-metal; che può essere traslato in "metal-carino". Un pot-purri di j-pop, idol e, naturalmente, heavy metal melodico: acclamate da pubblico e critica, saranno live all'Estragon di Bologna il 5 giugno

di Matteo Poppi
Babymetal, le ragazzine giapponesi che suonano tra innocenza e perdizione

Violetta, l’idolo disneyano delle ragazzine occidentali, ha tre cugine; ascoltano i Fear Factory, hanno gli occhi a mandorla e una forte passione per il gothic cosplay. Si chiamano Baby Metal, sono un fenomeno planetario e piacciono anche ai grandi. Le Babymetal sono le quindicenni Yuimetal, Moametal e la diciasettenne, Su-Metal. Quando hanno chiesto loro cosa suonassero, hanno risposto kawaii-metal; che può essere traslato in “metal-carino”. Un pot-purri di j-pop, idol e, naturalmente, heavy metal melodico. Il nome della band è un’idea di Kobametal, il loro produttore. In giapponese heavy si pronuncia heby; ecco allora prendere forma l’ossimoro che oscilla tra innocenza e perdizione.

Le Baby Metal sono state assemblate nel 2010 attorno alla figura di Su-Metal; già idolo del gruppo idol Sakura Gakuin. Al tempo nessuna di loro aveva la più pallida idea di cosa fosse il metal; anzi, la prima volta che hanno visto un video con teschi ed headbanging si sono spaventate, superato lo shock (e di questo molti metallari ortodossi se ne rammaricano) il manager le ha convinte ad entrare in studio di registrazione. Il video di Doki Doki Morning, la loro prima canzone, riscuote tanto successo da aprire loro le porte del Summer Sonic; calcano così il palco del più importante festival rock giapponese con un’età media di dodici anni, battendo qualunque record anagrafico. Il loro omonimo album di debutto esce il 26 febbraio del 2014, ma è solo in questi giorni che viene pubblicato anche in Europa – in Italia, il 2 Giugno. Tra gli entusiasti, e non sono pochi, anche l’Huffington Post britannico e la rivista olandese Metal. Nel frattempo le tre dark lolite partecipano a diversi festival, calcando gli stessi palchi di Slayer, Metallica, Carcass, Megadeath e Iron Maiden. Incassano apprezzamenti da parte di Kirk Hammett e Slash. Lady Gaga le vuole per aprire cinque date del suo tour americano. Il loro video di Gimme Chocolate tocca la sbalorditiva cifra di trenta milioni di visualizzazioni. Un fenomeno altamente virale. Seriamente, perché?

Analizziamo i fattori. Il metal è certamente uno dei generi musicali più longevi e trasversali – Iron Maiden e Metallica hanno continuato a riempire le arene in barba al millennio e agli hipster; oggi ai loro concerti trovi dal dodicenne al sessantenne. Le ultime generazioni sono cresciute a latte e anime. L’archetipo della lolita è vecchio come il mondo; piaceva prima, dopo e durante Nabokov. La teatralità e l’ironia sono, a ben vedere, qualità generalmente apprezzate dai metallari . Bene, le Baby Metal sono la risultante di questi fattori: cantano come la sigla originale di Lady Oscar su una base alla Black Sabbath (con tanto di doppio pedale, chitarre mitragliate, cori tra l’angelico e il growling); fanno coreografie che nemmeno i Power Rangers ad Amici; e, con quelle parigine da candide scolarette sormontate da tutu rossi e corsetti in nero lattice, sono il sogno alcolico del mangaka di Occhi di Gatto. Perversamente virali.

A questo va ad aggiungersi l’impudica cannibalizzazione della millenaria tradizione nipponica. Nel video di Megitsune (volpe femmina) le tre sono accompagnate da una band che pesta su shamisen e taiko (strumenti tradizionali). La loro mimica meccanica rimanda (oltre ai Power rangers) alle marionette in stile Bunraku. Cantano poi con maschere da volpe, un archetipo molto antico e radicato nella tradizione popolare nipponica; è un carattere ricorrente nelle storie del teatro Nō e Kabuki. Tradizione che ha attecchito anche, e non solo, nell’iper tecnologico Giappone odierno: , per fare un esempio, il protagonista di Naruto – tra i manga più famosi al mondo – è custode dello spirito della volpe a nove code. Gli etimi delle forme teatrali citate calzano perfettamente nel descriverle. Nō, tradotto letteralmente, significa infatti abilità; qualità che non si può negare alle Baby Metal. E come non attribuire loro, almeno da una prospettiva occidentale, l’etimo di kabuki? “Essere fuori dall’ordinario” è certamente la prima cosa che un occidentale, o almeno un italiano, pensa guardando un loro video. La prima cosa, ma anche la più neutra: le Baby Metal, complice probabilmente l’oceano estetico che ci separa, magnetizzano giudizi agli antipodi. Se non avete paura saranno all’Estragon di Bologna il 5 di Giugno, per la loro unica data italiana nell’ambito di NipPop 2015.

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