Molti lo intraprendono per fede, altri come percorso spirituale, mai soltanto come un’inconsueta scelta turistica. È il Cammino di Santiago che la regista Lydia B. Smith porta sul grande schermo seguendo sei marcianti provenienti da diversi paesi, uomini e donne eterogenei per età, intenzioni e storia personale. Un confronto uomo-natura-spiritualità che dopo una lunghissima gestazione produttiva arriva anche in Italia
“È come se qualcuno mi avesse incaricato di girare questo film. Non è stata solo un’impresa dal punto di vista produttivo, ma il Cammino è talmente magico e sacro che ho avuto paura a non potergli rendere giustizia. Quando la gente affronta a piedi il Cammino, si stacca dalle proprie convinzioni per abbandonarsi ad una visione unica al mondo. Non c’è lezione migliore e per questo il Cammino deve essere intrapreso”. Ha affermato Lydia B. Smith. “Il Cammino è una metafora della vita – non esiste un modo giusto o sbagliato per farlo, tutto dipende dal modo in cui lo si affronta. Il viaggio è individuale – ognuno di noi deve trovare la sua strada. È tutta una questione di scoprire se stessi”.
Il suo documentario nasce dall’urgenza di raccontare non tanto un fatto o una singola emozione, quanto quello di immergere lo spettatore in un’esperienza di pellegrinaggio attraverso lo schermo. Con tutti i fardelli, le scoperte, gioie e silenzi, misticismo, incontro e condivisione che vengono da un percorso come il Cammino de Santiago. La città spagnola nacque nel Medioevo, intorno alla cattedrale edificata sulla tomba di San Giacomo, dopo che le reliquie dell’Apostolo furono state dimenticate lì per secoli. Oggi il dedalo di strade e sentieri che conducono a Santiago di Compostela attraverso Francia, Portogallo e Spagna è diventata patrimonio Unesco.
Con il suo fundraising durato cinque anni e un montaggio che per rendere la durata accettabile ha sacrificato diversi episodi/persone che si sono raccontate alla camera Hd della Smith, Sei vie per Santiago ha altrettanti protagonisti provenienti da Europa e America. C’è il portoghese Tomas, messo alla prova da resistenza fisica e temperamento attraverso la penisola iberica percorsa in solitaria. Come l’americana Annie, forse più fragile ma allo stesso tempo determinatissima. Tatiana invece, una giovane madre single accompagnata dal figlioletto di tre anni e dal fratello ateo, viene dalla Francia ed è forse la più devota. Forse è loro il quadro più toccante. Il vedovo Wayne e l’amico sacerdote che ha celebrato i funerali di sua moglie sono i più anziani e giungono dal Canada per guardare al futuro attraverso una prova ardua. Mentre Misa è una sportiva Danese che incontra un pellegrino americano e intraprende con lui un cammino di totale condivisione. Infine Sam è una brasiliana che vuole spazzare via i suoi problemi sentimentali e di lavoro con un’esperienza di rottura.
Paesaggi incantati tra colline dolci, viottoli all’ombra dei borghi, montagne dalle cime nebbiose, monasteri, ostelli e tanto verde sono la Spagna che accoglie e stravolge dalla fatica al tempo stesso. Walking the Camino, questo il titolo originale del documentario, cattura luce e atmosfere rendendo quasi partecipe del Cammino anche lo spettatore. Non solo preghiera, stanchezza e buona lena, ma riflessione limpida sull’umana essenza, i protagonisti condividono con gli altri viandanti le più piccole cose, e la Smith non si tira indietro nel mostracele, senza mai sconfinare nella commozione telecomandata o nello scontato moralismo religioso o non. Tutto acquisisce un significato profondo, di dimensione splendidamente umana, e per il tipo di cinema e di estetica ricercati dalla regista vale lo stesso.
Con questo doc l’autrice ha fatto centro in tutti i sensi. Nei 5 anni di raccolta fondi la sua produzione (Future Educational Films) ha messo insieme 500mila dollari per girare. E il premio, in termini di botteghino è stato il piazzamento tra i 10 migliori incassi per documentari negli Stati Uniti, motivando migliaia di americani a riproporsi d’intraprendere il Cammino. In Italia è portata nelle sale da Cineama. Riuscirà a mettere lo zaino in spalla anche al nostro pubblico? La sfida è aperta. Anzi, il Cammino inizia.