SEI VIE PER SANTIAGO - 5/5
di Lydia B. Smith, Usa 2015, dur. 84
Più di 800 miglia da percorrere a piedi tra Francia e Spagna. Bolle, vesciche, tendiniti, insolazioni, distorsioni e crisi di pianto: è il Cammino di Santiago di Compostela, un autentica autostrada prima di tutto delle fede, poi dello spirito d’intrapresa. Chi decide di partire per un abbondante mesetto saluta il mondo. Lydia B. Smith, mestierante tecnica in alcuni film hollywoodiani, l’ha percorso nel 2008 e come illuminazione finale ha visto la luce del documentario. Ecco allora le sei storie che ha seguito e riportato in Sei vie per Santiago: un lavoro senza alti picchi espressivi, ma nemmeno senza troppe carinerie di sorta. Si capisce che la maggior parte dei moderni pellegrini, giovani o meno giovani che siano, ha sempre qualche problemino con la vita, la morte e la sorte, e che dalla faticosissima camminata cerca di riattivare un senso dell’esistenza andato perduto. L’amalgama tra le storie non è così fluida, soprattutto perché un paio di queste (i due anziani, fratello e sorella credente con bimbo) anche nella loro normale ordinarietà non sprigionano granché in termini empatici. Anche se la coppia che si incontra per caso – lei danese quarantenne, lui belloccio canadese trentenne – e che poi procede insieme, oltre Santiago, fino a Finisterre, è il traino più forte e sognante dell’insieme. Con una massima metaforica che vale oltre lo schermo e concede al film qualche punto in più: non è facile trovare chi cammina del tuo passo, se la/lo trovi meglio cominciare a camminare con lui/lei. 2/5