Mafia Capitale atto secondo, il Palazzo trema, il Campidoglio è decimato, ieri dopo la nuova retata della Procura di Roma mancava il numero legale e l’Assemblea capitolina è saltata, Ignazio Marino non è sorpreso e anzi quasi esulta: “Ero impegnato con la presidenta del Cile Michelle Bachelet e con gli Inti Illimani a cantare El pueblo unido jamás será vencido”. Le opposizioni chiedono le sue dimissioni, invece si sente più forte “il marziano” Marino, che a novembre respinse l’assalto del vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, e la pretesa del partito di piazzare in giunta, con il ruolo di vicesindaco, quel Mirko Coratti ieri arrestato. “Marino disse che non se ne parlava proprio – raccontano in Campidoglio – e che se il partito avesse voluto una risposta formale avrebbe dovuto inviargli richiesta formale, per iscritto: non lo fecero”.
Sindaco, chiedono le sue dimissioni.
Mi sono candidato per cambiare Roma e la sto cambiando. Siamo aiutati da un chirurgo sapiente, il procuratore capo Giuseppe Pignatone, che col bisturi sta eliminando un pericoloso ascesso. Vengo contrastato da più parti dal primo giorno.
Anche dal suo partito?
Anche dal mio partito, che non ha compreso forse tutti gli sforzi compiuti. Appena insediato pretesi la visita degli ispettori della Guardia di finanza in Campidoglio, per aprire tutti i libri dell’epoca del mio predecessore Gianni Alemanno (indagato per associazione mafiosa, ndr). Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni disse che non era una procedura ordinaria. I finanzieri sono rimasti qui sei mesi producendo un libro di oltre duecento pagine, servito anche alla Procura. Ci siamo dati delle regole e i soprusi che hanno determinato gli arresti del Mondo di mezzo non potranno più accadere. Le “somme urgenze” per gli appalti ora si contano sulle dita di una mano e le commissioni che valutano sono sorteggiate, non più nominate.
Secondo molti esperti, a prescindere dal giudizio sulla sua azione, ci sarebbero gli estremi per sciogliere il Comune per mafia. In altri casi sarebbe bastato molto meno…
Sarebbe un enorme favore alle mafie. Comunque, assolutamente no. Sono mormorii di chi non conosce la legge. I Comuni si sciolgono quando c’è un controllo dei clan che riescono a infiltrare i vertici delle amministrazioni. Siamo all’opposto, queste figure (il riferimento è all’ex assessore Daniele Ozzimo, un altro degli arrestati ieri, ndr) si contrapponevano alla mia politica, cercando di contrastare l’azione di questa amministrazione. (Nella nuova ordinanza, rispetto a Ozzimo, c’è scritto che “poneva in essere atti contrari al suo dovere d’ufficio” e che, ad esempio, “nella riunione di giunta del luglio 2014 proteggeva la posizione di Giovanni Fiscon – ex direttore generale di Ama, la municipalizzata dei rifiuti, arrestato il 2 dicembre scorso –, il cui ruolo era posto in discussione dal sindaco”, ndr). Detto questo, la spinta a volermi cacciare continua, ma andiamo avanti.
In una intercettazione Salvatore Buzzi, il re delle cooperative romane, dice: “Se resta sindaco altri tre anni e mezzo, con il mio amico capogruppo ci mangiamo Roma”. Si riferisce a lei sindaco.
Qui c’è un capogruppo del Pd controllato da un individuo in carcere al 41bis. Sarebbe ingiusta una mia valutazione, ma non c’è dubbio che fa parte di quell’aggressione nei miei confronti, in atto dal primo giorno in cui sono entrato al Campidoglio. Ho trovato una città che non aveva un bilancio ed era gestita come una piccola merceria. Tornavo a casa la sera e mi chiedevo: “A chi sto dando fastidio?”. Adesso è tutto molto chiaro.
Se avesse ascoltato il Pd si sarebbe ritrovato Mirko Coratti vicesindaco…
Come dicono nei partiti io di politica non capisco nulla. Aggiungo io che, però, capisco qualcosa di esseri umani. Sempre io ho chiesto le dimissioni di Franco Panzironi (l’ex ad di Ama, anche lui arrestato il 2 dicembre, ndr) e dell’intero cda di Assicurazioni Roma. Credo di aver fatto bene anche ad assumere i poteri del municipio di Ostia (l’ex minisindaco Andrea Tassone è stato arrestato ieri, ndr). E credo di aver fatto benissimo a consegnare le deleghe alla legalità ad Alfonso Sabella.
Crede sia stato sbagliato commissariare il Pd romano con Matteo Orfini, un romano?
È il presidente nazionale del partito, non credo che sia sbagliato di per sé affidare la patata bollente a chi conosce bene il tema, mi pare stia lavorando bene. Ma non sono mai stato un gran frequentatore della segreteria del Pd e forse ho sbagliato. Insomma, questa domanda la girerei a Renzi. Però, adesso, a Roma è chiaro: si sta dalla parte della legalità o dalla parte delle mafie.
Rinnoverebbe l’apertura ai 5stelle?
Mai chiuso la porta. Massima stima. Hanno sempre detto di no, obbedendo agli ordini di chi sta a Genova e Milano e non a Roma, ma sarei felice di una loro assunzione di responsabilità in questa fase di cambiamento.
Da Il Fatto Quotidiano del 5 giugno 2015