Giornata di interrogatori di garanzia a Regina Coeli. Gli arrestatinell'ambito dell'inchiesta "mafia capitale" si proclamano innocenti. Tra questi, Mirko Coratti, ex presidente Assemblea comunale, Francesco Ferrara, dirigente cooperativa "La Cascina", Angelo Scozzafava, dirigente comunale, e l' ex assessore della giunta Marino Ozzimo. Domani toccherà agli indagati a Rebibbia
Si proclamano innocenti gli indagati, già agli arresti domiciliari, per l’inchiesta ‘Mondo di mezzo’, sentiti dal gip Flavia Costantini. Il secondo capitolo di Mafia Capitale ha portato ieri all’arresto di 44 persone, tutte – stando all’inchiesta – pedine fondamentali del meccanismo corruttivo della Roma mafiosa, dove si lavora con mazzette, minacce e intimidazioni.
Il primo ad affrontare il giudice Flavia Costantini è stato Mirko Coratti, ex presidente dell’assemblea capitolina, che ha respinto l’accusa di corruzione. “Mai avuto rapporti, illeciti o di natura economica, con Salvatore Buzzi. Basta leggersi le carte dell’inchiesta: non c’è una sola conversazione con lui, intercettata, che mi riguardi”, ha detto Coratti, difeso dall’avvocato Filippo Dinacci. Stando a quanto si è appreso, Coratti, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, ha detto al giudice che non ha mai beneficiato di somme di denaro di provenienza illecita e che mai gli sono stati promessi dei soldi da Buzzi o da soggetti vicini al presidente della cooperativa ’29 giugno’ per mettersi al servizio dell’organizzazione criminosa, come ipotizzato dalla procura.
Coratti avrebbe detto, tra l’altro, di non sapere nulla dei 10mila euro versati da Buzzi all’associazione ‘Rigenera’ (“non sapevo nulla di questi soldi”), peraltro regolarmente iscritti al bilancio, e ha ribadito al gip: “Buzzi di certo non parlava con me”. Oltre a Coratti, giornata di interrogatori anche per l’ex assessore della giunta Marino, Daniele Ozzimo, dell’ex responsabile del dipartimento affari sociali del Comune, Angelo Scozzafava e del vicepresidente della cooperativa La Cascina, Francesco Ferrara. “I provvedimenti cautelari che hanno interessato alcuni dirigenti non riguardano in alcun modo reati di ‘mafia’. Nessuno dei soggetti coinvolti è accusato di aver tenuto comportamenti ‘mafiosi'”, è la precisazione del presidente del Cda della coop “La Cascina”, Giorgio Federici. “Il fulcro degli addebiti mossi nei confronti de ‘La Cascina’ – ricorda Federici – riguarda il Centro di accoglienza dei richiedenti asilo-Cara di Mineo. A tal riguardo è ferma convinzione della cooperativa che le procedure di affidamento si siano svolte nel pieno rispetto della normativa vigente e conformemente ai criteri di evidenza pubblica”.
“Naturalmente conosceva Salvatore Buzzi, aveva dei rapporti con lui. C’è stato un contributo elettorale regolarmente portato a bilancio di 20mila euro e depositato, quindi riteniamo che la correttezza amministrativa di Ozzimo verrà dimostrata”, ha detto l’avvocato Luca Petrucci, legale che difende Ozzimo insieme al collega e deputato Pd Danilo Leva. “In nessun atto – ha aggiunto Petrucci – si può insinuare che Ozzimo abbia ricevuto dei soldi per compiere la sua attività amministrativa, questo non è neanche tra le contestazioni. La contestazione è quella di essere parte di un sodalizio che voleva favorire la cooperativa 29 giugno di Buzzi. Abbiamo depositato le delibere e i verbali di giunta dai quali si evince che tutti gli atti sono stati assunti in modo collegiale”.
Intanto il Pd continua a stare sulle spine perché ai domiciliari è finito anche un altro dem: si tratta di Andrea Tassone, minisindaco del X Municipio. Un sistema di corruttele che non colpisce il partito solo in Campidoglio, ma anche in Regione. Ci sarebbe stato un “patto segreto e bipartisan” tra Luca Gramazio del Pdl, e l’ex braccio destro di Nicola Zingaretti, Maurizio Venafro. Dovevano spartirsi l’appalto più remunerativo della Regione Lazio, quello sul Recup, il centro unico di prenotazione. Dunque alleanze tra la maggioranza e l’opposizione, perché la “mucca deve mangiare”, a prescindere dai simboli di partito. Con questa metafora Salvatore Buzzi, viceré del Mondo di Mezzo, chiedeva le mazzette a Franco Figurelli, all’epoca appartenente alla segreteria del presidente comunale Mirko Coratti. Alla mangiatoia si sfamava anche Andrea Tassone, Pd. Stando alle parole di Buzzi, il minisindaco simbolo della legalià, avrebbe preso 30 mila euro. “Quello è un uomo mio, l’ho comprato”. Così l’ex presidente della Coop 29 Giugno avrebbe controllato tutti gli affari del X Municipio.