Un patto per finire la legislatura. Con la richiesta di ritocchi sostanziali ai provvedimenti del governo che impegneranno il Parlamento nelle prossime settimane. Dalla riforma della scuola a quella della Costituzione. E l’offerta contestuale di un ammorbidimento dell’opposizione interna. La minoranza del Partito democratico si presenterà alla direzione nazionale in programma lunedì, con una proposta di tregua da sottoporre a Matteo Renzi. Una proposta nata su iniziativa di Area Riformista, la componente del Pd che accoglie al suo interno una lunga serie di esponenti democratici, dall’ex capogruppo Roberto Speranza al ministro dell’Agricoltura in carica Maurizio Martina, e sostenuta anche da bersaniani e SinistraDem, la corrente che fa capo a Gianni Cuperlo. «”Ci interessa un confronto sulle cose da fare, la priorità deve essere quella di riallacciare un rapporto con un elettorato di sinistra che ha mandato segnali evidenti di disaffezione”, spiega il deputato Alfredo D’Attorre, vicino all’ex segretario Pierluigi Bersani. Dichiarazione netta, ma pur sempre soft se paragonata a quelle che confidenzialmente altri esponenti antirenziani affidano ai cronisti. “Il punto è che questo governo è nato senza legittimazione popolare e senza che sia mai stata affrontata una discussione seria sul programma – ragiona per esempio un autorevole leader della minoranza dem che chiede però di restare anonimo – E’ evidente che a questo punto occorra un tagliando sulla linea politica e la gestione del partito, a maggior ragione adesso che siamo tornati sulle percentuali elettorali del 25% della vecchia ditta”. Ma cosa chiederanno esattamente gli oppositori a Renzi in direzione? Ecco i punti fondamentali della piattaforma ancora in elaborazione e che ilfattoquotidiano.it è in grado di anticipare.
DIALOGO APERTO Per cominciare c’è il nodo della Buona Scuola che, così com’è, non piace affatto alla minoranza del Pd. E’ Davide Zoggia, ex componente della segreteria Bersani e ora vicino ad Area Riformista, a chiarire i correttivi necessari: «Va rivista in maniera sostanziale la figura del super preside e dei relativi poteri, troppo ampi, che la riforma dell’esecutivo gli attribuisce». Nei piani della minoranza c’è anche l’allargamento della platea dei precari che saranno assunti con il provvedimento del governo. Poi c’è la questione della revisione costituzionale e, in particolare, quella relativa ai poteri del nuovo Senato. “Vanno ampliati, perché nell’attuale formulazione del testo Palazzo Madama è stato di fatto svuotato delle sue prerogative – prosegue Zoggia –. Siamo pronti al confronto nel merito”. Per quanto riguarda, invece, l’elezione diretta dei senatori, resta tutto da vedere: sarà oggetto di trattativa, ma sul punto la minoranza dem non sembra intenzionata ad alzare gli scudi. Infine, la terza rivendicazione per la gestione collegiale di tutte le decisioni del partito. Una richiesta di ingresso in segreteria che, peraltro, secondo diversi rumors Renzi si appresterebbe a ritoccare? Sul punto, D’Attorre è categorico: “Non siamo interessati a una discussione sugli assetti, dagli incarichi di segreteria a quelli di governo come abbiamo, del resto, già dimostrato con le dimissioni di Speranza da capogruppo del Pd. Le idee vengono prima“.
VERSO IL CONGRESSO La piattaforma, per quanto se ne sa, non sembra destinata ad essere formalizzata in un documento scritto. Ma lunedì, gli esponenti della minoranza ne chiederanno la verbalizzazione prima di metterla ai voti. Insomma, una strategia più incisiva con l’obiettivo di riprendere gradualmente il controllo del partito. Cercando comunque di riallacciare il dialogo con il segretario-premier. “Ci stiamo preparando alla sfida congressuale – ammette del resto lo stesso Zoggia – E per questo occorre una correzione di rotta: facciamo fatica ad andare avanti così, sia la maggioranza che la minoranza”. A questo punto la palla passa a Renzi. Accetterà la proposta dei dissidenti? Oppure tirerà dritto ordinando ai suoi di bocciare le richieste? “Le nostre proposte potranno anche essere accolte dalla direzione ma la cosa che davvero conta è che siano recepite in Parlamento – sottolinea un altro autorevole esponente della minoranza – Non vorremmo che al via libera della direzione non seguisse quello, ben più importante, dei gruppi parlamentari”.
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