Il 7 maggio scorso la società fondata dall'emigrante pugliese Pasquale Centrone ha compiuto 60 anni di vita. Con alcune date indimenticabili: fra tutte la promozione in Serie A e la nazionale azzurra ospitata in occasione dei mondiali del 1978. i ricordi di Pablo Centrone, figlio di Pasquale
Giocano dall’altra parte del mondo e dell’oceano, ma hanno il cuore in Italia. È lo Sportivo Italiano, squadra dai colori azzurri composta da emigrati italiani, che milita nella Primera C Metropolitana, la quarta serie del campionato argentino, fondata 60 anni fa da cinque lavoratori, operai e migranti. Siamo nel distretto de La Matanza, il più popoloso alla periferia sud ovest di Buenos Aires. A raccontarci la storia della squadra è Pablo Centrone, figlio di Pasquale Centrone, fondatore dello Sportivo Italiano nel 1955. “Mio padre è arrivato in Argentina nel 1948, dopo aver partecipato alla seconda guerra mondiale in Italia ed essere stato ferito a Firenze. Lavorava nel genio militare. Nel 1946, alla fine della guerra, ha preso la sua decisione: partire per l’America, come tanti in quel periodo”. In bici, Pasquale Centrone ha raggiunto Genova, da Castellana Grotte, piccolo centro della Puglia. Nel dicembre del ’47 ha preso la nave che lo porterà dall’altra parte del mondo.
L’Argentina, negli anni 50, pullula di emigrati italiani. Sono migliaia, infatti, i lavoratori in cerca di fortuna partiti verso il nuovo continente. È in questo contesto che nasce la Fernet Cup, torneo di calcio amatoriale cui partecipano solo gli italiani emigrati. L’idea è del dottor Ettore Rossi, direttore del Corriere degli italiani. C’è il Genoa, la Samp, c’è la Roma, c’è l’Ambrosiana, ci sono la Fiorentina e l’Inter. Pasquale Centrone, che nel frattempo ha trovato lavoro presso l’Alfa Romeo nella sua sede di Buenos Aires, si diletta come arbitro. Dopo 4 anni passati a dirigere le partite di italiani, arriva il momento di cambiare ruolo. Pasquale riunisce tutti i migliori giocatori della Fernet Cup e fonda il Club Sportivo Italiano, squadra di migranti, tutta composta da connazionali. A fargli compagnia in quest’avventura ci sono altri quattro soci, tutti italiani, lavoratori ed operai. Alla società si legano subito le associazioni sportive italiane presenti a Buenos Aires, da quella Lombarda a quella Calabrese, dall’associazione Pugliese a quella Piemontese. Insieme, poi, fondano l’ACIA, l’Associazione del Calcio Italiano in Argentina. È il 1955 e, dopo il calcio amatoriale, gli emigrati italiani decidono di fare sul serio.
Nel 1959 arriva l’affiliazione all’AFA, la Federazione Argentina: lo Sportivo Italiano comincia a disputare i primi tornei ufficiali nella Primera D. L’anno seguente, nel 1960, la squadra vince il suo primo torneo della storia, con un’annata straordinaria: 28 vittorie su 32 partite. Si gioca di sabato e di domenica, in uno stadio ricco di storie e di colori: in campo scendono operai, meccanici, lavoratori italiani. Sugli spalti parenti e amici a sostenere i propri idoli. Tutti colorati d’azzurro. La divisa ufficiale, poi, è speciale: sono il bianco, il rosso e il verde a risplendere sulle maglie dei calciatori. Pablo a tratti si commuove, proseguendo nel suo racconto. “Ho giocato nello Sportivo Italiano nel ‘72 e nel ‘73. Poi, però, ho deciso di andare via. Mio padre era l’allenatore e non mi andava di essere trattato in maniera diversa rispetto ai miei compagni”. Prima del Mondiale del ’78 in Argentina, lo Sportivo Italiano ospita anche la Nazionale. “Non ricordo se fosse Aprile o Maggio – racconta Pablo – Quel giorno, però, ricordo che c’erano più di 25mila persone sugli spalti della Bombonera. L’incontro tra Sportivo Italiano e la Nazionale si svolse, infatti, nello stadio del Boca Juniors: erano tutti italiani. Fu una festa incredibile”. Pablo ricorda la formazione a memoria: “Segnò Bettega, finì 1-0”.
Negli anni ’80 la squadra raggiunge risultati insperati: è il 1986 quando lo Sportivo Italiano vince il Torneo di Apertura, entrando di diritto nella Primera Division, la massima serie del campionato di calcio argentino. Per accedervi, gli italiani riescono nell’impresa di battere il Club Atlético Huracán, costringendolo alla sua prima retrocessione dopo 72 anni. L’anno successivo, però, i ragazzi non possono evitare la retrocessione, tornando nuovamente nella Primera B Nacional. Negli anni si sono succedute crisi economiche e cambiamenti di sede: oggi la squadra gioca a Ciudad Evita, non lontano da Villa Fiorito, quartiere originario di Diego Maradona alle periferia di Buenos Aires. L’impianto conta 17 ettari a disposizione, comprende piscine e campi da tennis, e uno stadio da quasi 7.000 posti. La struttura ospiterà, inoltre, una sede dell’istituto di cultura italiano a Buenos Aires. “Lo Sportivo Italiano è casa mia – conclude Pablo – Non sono mai andato a scuola, ho imparato la lingua ascoltando i discorsi durante le riunioni di mio padre e dei soci ai tempi della fondazione della squadra”.
Il legame con l’Italia, comunque, resta fortissimo. Ancora oggi i giocatori continuano a scorrazzare per i campi della Primera C Metropolitana, la quarta serie del campionato argentino. Nella squadra giocano nipoti di emigrati italiani, “che hanno il sangue meno azzurro del nostro”, uniti agli argentini del quartiere. I colori della divisa, invece, sono rimasti gli stessi. Sugli spalti, dipinti d’azzurro, si distinguono bandiere e tricolori in mano a vecchi emigrati. Il 7 maggio scorso lo Sportivo Italiano ha festeggiato i suoi 60 anni di storia. Alla cerimonia c’erano anche i vecchi amici, quelli che ne hanno seguito le gesta fin dall’inizio. E quando parli loro dell’Italia l’emozione li tradisce, ancora una volta.