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Il Qe fa bene all’economia (per adesso), ma qualcuno guadagna e qualcuno perde

Cos’e’ il Qe (Quantitative Easing)? E’ una efficace manovra di politica monetaria usata per iniettare liquidita’ finanziaria nell’economia di un paese e consiste essenzialmente nell’acquisto, da parte di una Banca Centrale, di titoli finanziari in giacenza presso le banche e le finanziarie della propria area di competenza. In questo modo la Banca Centrale si sostituisce, come soggetto creditore, alle banche ordinarie (che avevano acquistato i titoli dal Tesoro come forma di impiego della propria liquidità) oppure entra direttamente nel mercato come soggetto finanziatore acquistando tranches di prestiti obbligazionari che le grandi imprese private avevano emesso per finanziare le proprie spese per investimenti.

Nel primo caso l’operazione monetaria funziona un po’ come una gigantesca “cessione del credito” che una grande quantita’ tra banche e finanziarie fanno alla Banca Centrale. Nel 2010 p.es. la Federal Reserve ha rilevato dalle banche e dalle finanziarie americane una “montagna” di mutui cartolarizzati (per un valore di circa 2 trilioni di dollari) al fine di restituire a quei soggetti la liquidita’ necessaria a riprendere la propria normale operativita’ (resa tra l’altro piu’ ardua dalla nuova normativa sui parametri di capitalizzazione controllati annualmente negli “stress test”). Poi ha proseguito per altri tre anni, al ritmo di circa 50 miliardi di dollari al mese, rastrellando debito anche tra diversi soggetti privati. Ora nel bilancio della Fed la voce Qe pesa circa 4 trilioni e mezzo (cioè 4500 miliardi).

Nel caso del Qe avviato dalla Banca Centrale Europea la differenza piu’ sostanziale di questa manovra monetaria e’ che il debito principale rilevato dalla Bce non e’ costituito dai mutui cartolarizzati (come avvenuto, specialmente nel QE1, nel caso americano) ma dai titoli del debito sovrano dei singoli paesi che hanno aderito all’euro.

Perche’ una banca centrale decide di avviare una manovra di Qe?

Normalmente ogni paese emette propri titoli (Btp, Cct ecc. nel caso dell’Italia) coi quali finanzia il proprio debito (sul quale paga interessi). Questi titoli vengono acquistati dalle banche ordinarie e, per il loro tramite, dai singoli risparmiatori. Se le banche hanno gia’ nel proprio caveu grosse quantita’ di questi titoli, che non sono riusciti a collocare presso i risparmiatori, e non hanno piu’ possibilita’ di acquistarne altri per i propri vincoli statutari e per i parametri imposti dalle nuove regole sulla capitalizzazione delle banche, il rischio e’ che l’Istituto di Emissione (il Tesoro) che emette questi titoli rimanga con una parte di questi titoli invenduti. Se nessuno compra più i nuovi titoli che lo Stato emette, in una situazione sciagurata come quella dei paesi europei aderenti all’euro, che non possono decidere autonomamente di stampare propria moneta, lo Stato finisce in default di cassa perché gli mancano i soldi per pagare i propri dipendenti e i propri creditori (cioè la situazione in cui si troverebbe tra pochi giorni la Grecia se non le consentiranno di ristrutturare il suo debito).

Intervenendo la Banca Centrale ad acquistarli si apre temporaneamente lo spazio per sostenere di nuovo l’economia.

Chi ci guadagna e chi ci perde dalle manovre di Quantitative Easing?

E’ il Brookings Institute (di cui ora fa parte anche Ben Bernanke) in uno studio intitolato “Did the Fed’s quantitative easing make inequality worse?” (E’ stato il QE della Federal Reserve a peggiorare la disuguaglianza?) a chiedersi chi ci guadagna e chi ci perde in una manovra di QE. E non hanno il minimo dubbio nell’indicare che, nei 7 anni di durata complessiva dei tre QE (da meta’ 2009) sono i titoli azionari ad aver recuperato completamente e abbondantemente le quotazioni pre-crisi. Guadagnano inoltre, anche se in misura minore, i proprietari di case. Piu’ controverso il giudizio sui lavoratori che, grazie ai QE_1-2-3 hanno recuperato interamente l’indice occupazionale (con la disoccupazione ora scesa sotto al 5%) ma creando maggiore disparita’ nei livelli retributivi.

A perdere sono i risparmiatori, a causa dei tassi bassissimi, i prestatori di denaro (banche e finanziarie), per la stessa ragione, e, insieme ai poveri, le basse categorie redditualidato che, avendo limitatissime disponibilita’ finanziarie e non essendo proprietari di case, non hanno potuto godere dei benefici della manovra monetaria.

Ma su questo punto interviene la consueta obiezione che quando una manovra monetaria riesce nell’obbietivo di rilanciare l’economia di un paese che era entrato in recessione, a beneficiarne indirettamente, chi piu’ chi meno, sono tutti. (Incluso, in Italia, il rampante giovane primo ministro che spaccia invece quotidianamente come merito del suo “Jobs Act” il merito della ripresa).

Che fine fanno i titoli acquistati dalla Banca Centrale?

Per quanto riguarda i titoli di piu’ breve durata, essi vengono onorati ed estinti a scadenza dal debitore originario, ma per i titoli a piu’ lunga scadenza (cioe’ la gran parte dei titoli di un QE) arriva il momento in cui la ripresa dell’economia consente di fermare nuovi acquisti (cioe’ quello che accade proprio ora negli Usa) e, a meno che si decida di aspettare le lunghe scadenze naturali, l’operazione dovra’ essere rovesciata. Sara’ la Banca Centrale a voler vendere adesso, affiancandosi al Tesoro, e togliendo percio’ spazio proprio al Tesoro per l’emissione di nuovi titoli, quindi avviando implicitamente un periodo di nuova carenza di liquidita’. Questo spiega (anche se nessuno lo spiega mai correttamente al grande pubblico) l’urgenza di fare certe riforme improntate alle politiche di austerity: piu’ si tagliano le spese del welfare oggi piu si aprono spazi per il rimborso integrale delle pazze speculazioni finanziarie pre e post crisi.