Il Tribunale di Milano dichiara il non luogo a procedere contro il primogenito Giuseppe, citato dal patron della grande distribuzione per un'intervista ritenuta diffamatoria. Il legale: "Come padre non vuole conseguenze penali"
Pace raggiunta in casa Caprotti. Il novantenne Bernardo Caprotti storico patron dell’Esselunga, big dell’alimentare con oltre ventimila dipendenti e circa centocinquanta strutture aperte nel centro-nord Italia, l’8 giugno 2015 ha deciso di ritirare la querela nei confronti del primogenito Giuseppe.
Questa mattina, nello stesso giorno in cui si è aperto il processo a carico del figlio, il legale di Bernardo, l’avvocato Ermenegildo Costabile ha depositato presso il Tribunale di Milano l’atto con cui è stata rimessa la querela. La decisione, si legge nelle poche righe presentate al giudice monocratico della quarta sezione Monica Maria Amicone, è giunta al termine di una lunga riflessione che ha coinvolto mister Esselunga che “come padre non vuole che il proprio figlio venga condannato con sentenza penale”. A seguito del ritiro della querela nei confronti di Giuseppe Caprotti, il Tribunale del capoluogo lombardo ha quindi dichiarato il “non luogo a procedere” nei confronti dell’imputato – che dovrà pagare le spese processuali- e ha posto fine al procedimento legale.
Al centro della vicenda c’è una intervista rilasciata a un periodico da Giuseppe, il quale poi, nel giugno 2013, l’ha riportata nel suo blog e nella quale avrebbe diffamato il padre Bernardo. L’intervista al settimanale, di qualche mese prima, come si evince dal capo di imputazione, era intitolata: “Tutto su mio padre“. Nell’articolo – per il giornalista non si è proceduto in quanto non è stato querelato – l’erede Caprotti aveva raccontato, attribuendoli a Bernardo, due episodi giudicati non veri e “altamente lesivi della sua dignità personale”. In particolare, si legge sempre nel capo di imputazione, “affermava che il padre, dopo la sua assunzione in Esselunga, lo aveva fatto sottoporre a una perizia psichiatrica” e che, sempre il padre, “in occasione di un dissidio tra i suoi fratelli Guido e Claudio e la madre Marianne, ‘iniziò a spingerè” sua nonna “per le spalle e la buttò letteralmente fuori casa, nonostante lei cercasse di resistere. Il clima diventò pesantissimo e lei fu costretta a trasferirsi da alcuni conoscenti”.