Diritti

Migranti, Maroni ‘chiude’ Milano. Nella città di Expo bisogna arrivare già mangiati

Incredibile ma vero. Roberto Maroni, governatore della Lombardia, il cui capoluogo ospita Expo, si rifiuta di accogliere i migranti ‘clandestini‘. Sarebbe meglio cancellare dal sito di Expo l’obiettivo di garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli. Si attendono oltre 20 milioni di visitatori ma devono arrivare ‘già mangiati’.

Sfuma così la capacità di vedere oltre, provare a dare un segnale positivo trascendente. Di vedere la città che ospita Expo davvero capace di un gesto “sovraumano”: accogliere. Perché per nutrire il pianeta si parte dagli uomini e dalle donne. Se lasciamo senza cibo chi ne ha bisogno, chi sono quelli da nutrire?

Davanti all’incapacità di accogliere ‘disperati’, ogni esposizione di tecnologie e saperi diviene vana gloria. Rappresentativa di un mercato per pochi che si nutre alle spalle dei molti poveri della terra. Che restano sfruttati da una cultura di certi ‘governatori’ incapaci di fare un passo in avanti verso la comprensione dei meccanismi ‘aurei’ che generano ingiustizia, fame, miseria.

Cultura di potere vuoto che si estende da Maroni a Zaia a Toti… Hanno mai pensato che la politica parte dalla difesa degli interessi universalistici, delle persone, a partire dai più deboli?
Credono che raccogliere i voti sulla pelle dei più deboli sia rispettabile? Provo un sincero fastidio nella posizione assunta da Maroni, Zaia e Toti. La trovo di gusto “retrò”, somigliante a certi falsi “ricchi” che disprezzano i poveri. Proprio perché della ricchezza hanno la dimensione dei soldi e non del valore umano per cui sei uomo se anche l’altro da te è uomo come te.

Gli uomini e le donne sono tutti uguali, lo dice la dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo. Non parla di diritti dei lombardi, dei veneti o dei liguri. Parla di esseri umani. Uomini e donne che invece diventano fenomeno da gestire (in termini di quote) e indegni da cacciare, da rifiutare. Per prendere voti e governare governati che tengono in casa badanti in nero che fanno comodo ma che preferiscono poi essere governati, a quanto pare, da politici che urlano contro il migrante.

Sono stato accusato più volte di essere buonista, mi è stato detto che se proprio “ci tengo così tanto” potrei portare a casa mia i migranti, i rom e tutti coloro che la cultura dominante ha eletto alla schiera di reietti, spazzatura umana da tenere lontano.

Penso invece che sino a quando non sarà evidente una cultura di governo dove regna la certezza che gli uomini e le donne sono tutti uguali, non si salderanno i debiti con gli Stati africani per 300 anni di deportazioni e si smetterà di credere che questi siano discorsi terzomondisti, le cose non cambieranno.

A proposito di italiani con ‘badanti’ in nero: nel nostro Paese si stimano oltre 830 mila ‘badanti’. La maggior parte delle ‘badanti’ è donna e di origine straniera (ben il 90%) e lavora senza contratto e senza tutele. Sul totale, infatti il 26% è costituito da lavoratrici che non hanno un regolare permesso di soggiorno, il 30,5% da lavoratrici con permesso regolare senza contratto mentre solo il 43,5%  lavora in regola. Esseri umani che si prendono cura dei nostri figli piccoli – magari portatori di handicap – e dei nostri genitori anziani, lasciati senza servizi di supporto e senza tutele da demagoghi di professione come Maroni che si nascondono dietro a slogan populisti e razzisti per coprire la propria incapacità anche solo di pensare – prima che di proporre – politiche di welfare in grado di salvarci da una crisi che prima ancora di essere economica è una crisi di valori, dove l’odio e l’indifferenza sono proposti come unica soluzione politica a problemi che vanno ben al di là della gestione dei flussi migratori.

Per saperne di più sul tema è possibile scaricare il rapporto “Lavoro domestico e di cura: pratiche e benchmarking per l’intergrazione e la conciliazione della vita familiare e lavorativa” dal sito di Soleterre  e partecipare il 15 e 16 giugno a Roma, a due incontri organizzati in occasione della “Giornata Internazionale dei Lavoratori Domestici” (16 giugno).

Perché prima che migranti e clandestini, gli uomini e le donne sono essere umani uguali nei diritti e nei doveri.