Tre accademici hanno presentato alla corte di Karlsruhe un esposto in cui sostengono che l'Eurotower, con il piano di acquisto di titoli di Stato, ha "oltrepassato in modo oltraggioso" i limiti del suo mandato. Il verdetto comunque è atteso non prima del 2016
Poco importa che il piano di acquisto di titoli di Stato varato a gennaio da Mario Draghi sia stato disegnato ad hoc per tener conto dei timori della Germania. Tre giuristi tedeschi, esperti di diritto pubblico, hanno presentato ricorso alla Corte costituzionale tedesca contro il quantitative easing messo in campo dalla Banca centrale europea, sostenendo che “oltrepassa in modo oltraggioso” il mandato che l’Eurotower ha ricevuto dagli Stati membri dell’Unione monetaria. A rivelarlo è stato il quotidiano francese Les Echos. È la seconda volta che la Corte tedesca, che ha sede a Karlsruhe, deve pronunciarsi sull’azione della Bce. Lo scorso anno aveva riconosciuto come anticostituzionale il programma di acquisti Omt (Outright monetary transaction), noto come “piano anti spread“, sentenziando che violava il divieto di finanziamento monetario dei bilanci. La vicenda è finita poi davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea, il cui verdetto è atteso per il 16 giugno prossimo.
In un esposto di oltre 120 pagine datato 7 maggio, l’esperto in diritto pubblico Christoph Degenhart e i due co-accusatori non solo denunciano la decisione della Bce di avventurarsi in ambiti di politica monetaria “per i quali non hanno ricevuto alcun mandato”, ma criticano anche il mancato intervento di governo e Parlamento di Berlino, oltre che della Bundesbank, per fermare questa deriva. La critica non risparmia nemmeno la definizione di stabilità dei prezzi data dall’Eurotower: quell’inflazione “vicina al 2%” che è alla base dell’azione della banca centrale fin dai suoi primi passi secondo i tre accademici supera anch’essa il mandato dell’istituto.
L’eccessivo impegno per perseguire questo obiettivo, argomentano i tre giuristi, avrebbe infatti spinto la Bce a intraprendere misure di politica monetaria non convenzionale che hanno finito per “provocare uno spostamento duraturo e strutturale di competenze dagli Stati alla Banca centrale”. Cosa che ha tolto agli organismi democraticamente eletti dei singoli Paesi membri il potere di opporsi a queste misure e agli effetti “potenzialmente nefasti” che hanno sui cittadini.
Il dibattimento sulla questione e il verdetto conseguente sono attesi non prima del 2016. Quando ormai, rileva sempre Les Echos, l’Eurotower avrà già immesso sui mercati “dei miliardi” con il quantitative easing.