Scienziati italiani diffamati in seguito alla morte degli ulivi
La polizia indaga sul ruolo dei ricercatori nella devastante epidemia batterica.
Non si aspettavano di essere osannati come degli eroi, dicono gli scienziati incaricati di studiare un agente patogeno mortale che sta devastando gli oliveti della Puglia, nel sud dell’Italia. Ma di certo non immaginavano di finire col sentirsi dei criminali.
Nell’ultimo anno, gli studiosi dei piante di diversi istituti di Bari, capoluogo della Puglia, hanno visto il proprio lavoro e le proprie motivazioni criticate dagli attivisti locali. Di recente, sono stati sottoposti ad indagine da parte della polizia circa la loro possibile responsabilità nell’introduzione del batterio, la Xylella fastidiosa, in Puglia o per la sua conseguente diffusione.
La polizia ha interrogato diversi ricercatori coinvolti nello studio sulla Xylella, e ha confiscato computer e documenti dagli istituti scientifici.
“Vorremmo solo poter fare il nostro lavoro senza tutti questi sospetti né stress,” dice Donato Boscia, a capo della sezione di Bari dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (Ipsp) del Cnr, interrogato dalla polizia in aprile.
“Gli scienziati che lavorano all’epidemia di Xylella in Puglia lo fanno senza sosta da due anni,” aggiunge Rodrigo Almeida, esperto di Xylella presso l’Università della California, a Berkeley. “In cambio non hanno ottenuto che essere attaccati di continuo – non riesco proprio ad immaginare come ci si possa sentire.”
La Xylella è diffusa in alcune zone delle Americhe, tra cui Costa Rica, Brasile e California, ma in passato non era mai stata riscontrata in Europa. La situazione è cambiata nell’ottobre del 2013, quando gli scienziati del Ipsp e dell’Università degli Studi di Bari hanno identificato il batterio come causa dell’insolito diffondersi di malattie negli ulivi. L’epidemia è stata immediatamente sottoposta alle regolamentazioni dell’Unione Europea così da arrestarne l’avanzata, e gli scienziati regionali hanno dato vita a sforzi sistematici per tentare di comprendere la malattia e contenerla: sono così arrivati a spiegare che il batterio era stato portato dall’insetto detto sputacchina.
Piante ornamentali
Sin dal principio, gli agricoltori e gli ambientalisti italiani hanno sollevato obiezioni alle misure contenitive, che prevedevano lo sradicamento degli alberi e l’innaffiamento degli oliveti con pesticidi. Ma i problemi per gli scienziati pugliesi sono cominciati nell’aprile del 2014, quando qualcuno riferì alla polizia di avere il sospetto che l’epidemia fosse dovuta al batterio che gli scienziati avevano importato dalla California per un corso di formazione europeo sulla Xylella, tenutosi presso l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari (Iamb), nel 2010.
Secondo gli scienziati si tratterebbe di un’ipotesi assurda, dal momento che il ceppo pugliese è diverso da quello usato nel corso del workshop; la teoria più verosimile è che l’infezione sia giunta insieme a delle piante ornamentali importate dal Costa Rica, il cui ceppo di Xylella coincide con quello ritrovato in Puglia.
Eppure, le denunce hanno dato vita ad un’indagine molto più vasta da parte dei pubblici ministeri, fino a chiedersi che ruolo potrebbero aver giocato gli scienziati nell’epidemia. Il 4 maggio, la polizia ha confiscato computer e documenti dall’Università di Bari e dall’IPSP, oltre a documenti provenienti dal Centro di Ricerca Sperimentazione e Formazione in Agricoltura “Basile Caramia” di Locorotondo, in Puglia. Due settimane dopo, la polizia ha inoltre sequestrato dei documenti dal Ministero dell’Agricoltura, a Roma. Lo Iamb ha passato volontariamente i documenti alla polizia.
I pubblici ministeri hanno respinto la richiesta di Nature di fornire dichiarazioni. Ma a marzo, una di loro, Elsa Valeria Mignone, in un’intervista al settimanale Famiglia Cristiana ha lasciato intendere che stanno valutando teorie secondo cui il batterio sarebbe stato deliberatamente introdotto nell’area, o si sarebbe radicato a causa del fallimento degli scienziati agricoli nel monitorare la regione in maniera appropriata, di proposito o per negligenza. (Mignone ha inoltre dichiarato alla testata di essere preoccupata circa la possibile cattiva influenza degli affari coinvolti, come le compagnie di energia solare, che potrebbero trarre vantaggio dall’abbattimento degli ulivi.)
Critiche dell’opinione pubblica
Il 12 maggio, l’Aissa, l’Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie, che rappresenta 4000 scienziati in Italia, ha reso pubblica una lettera in difesa degli scienziati pugliesi e del loro lavoro. “Tali affermazioni non hanno base scientifica – è questo ad aver scioccato la comunità scientifica,” dice Vincenzo Gerbi, presidente dell’Aissa.
Anche i ricercatori pugliesi hanno dovuto vedersela con le critiche pubbliche. Diversi blog popolari dedicati all’emergenza Xylella hanno sollevato dubbi circa modalità di lavoro e risultati degli scienziati – affermando, per esempio, che un rimedio esiste, ma viene opportunamente occultato. E Peacelink, un’organizzazione italiana non governativa, ha scritto al commissario per la salute dell’Ue a marzo, sostenendo che non era stato dimostrato che la causa dell’epidemia fosse imputabile proprio alla Xylella, e che le morti fossero invece dovute ad un fungo, eliminabile anche senza dover distruggere gli alberi. Un gruppo di esperti dell’Autorità Europea per la Sicurezza alimentare ha smontato tali teorie in un rapporto pubblicato in aprile.
“È frustrante sentire tutte queste critiche quando pensi di offrire un servizio pubblico,” dice Anna Maria D’Onghia, capo della sezione antiparassitaria presso lo IAMB, interrogata dalla polizia. “Siamo sempre attaccati, o perché non facciamo abbastanza o perché sbagliamo.”
Boscia dice che “i tentativi di delegittimare i risultati della ricerca scientifica,” sono stati peggio che essere interrogati dalla polizia. Ma non ci sono solo cattive notizie per i ricercatori pugliesi. Il 27 maggio, la Regione ha annunciato lo stanziamento di 2 milioni di euro per un progetto che potrebbe facilitare diagnosi, epidemiologia a monitoraggio del batterio. Pare che un’area di contenimento nella provincia di Lecce – dove al momento il batterio è endemico, e rende quindi impossibile lo sradicamento totale – sarà utilizzata come laboratorio all’aria aperta per lo studio della Xylella. Agenzie di ricerca nazionali ed europee, inoltre, hanno promesso del denaro, dice Boscia. “Il laboratorio all’aperto sarebbe perfetto per tutti noi – e permetterebbe a chi ci critica di testare le proprie teorie.”
Articolo Originale di Alison Abbott apparso su Nature il 1/06/2015
Traduzione di Noemi Alemanni e Gaia Restivo per ItaliaDallEstero.info
ItaliaDallEstero
Come ci vede la stampa estera
Ambiente & Veleni - 8 Giugno 2015
Xylella, gli scienziati in Italia di nuovo sotto attacco
Scienziati italiani diffamati in seguito alla morte degli ulivi
La polizia indaga sul ruolo dei ricercatori nella devastante epidemia batterica.
Non si aspettavano di essere osannati come degli eroi, dicono gli scienziati incaricati di studiare un agente patogeno mortale che sta devastando gli oliveti della Puglia, nel sud dell’Italia. Ma di certo non immaginavano di finire col sentirsi dei criminali.
Nell’ultimo anno, gli studiosi dei piante di diversi istituti di Bari, capoluogo della Puglia, hanno visto il proprio lavoro e le proprie motivazioni criticate dagli attivisti locali. Di recente, sono stati sottoposti ad indagine da parte della polizia circa la loro possibile responsabilità nell’introduzione del batterio, la Xylella fastidiosa, in Puglia o per la sua conseguente diffusione.
La polizia ha interrogato diversi ricercatori coinvolti nello studio sulla Xylella, e ha confiscato computer e documenti dagli istituti scientifici.
“Vorremmo solo poter fare il nostro lavoro senza tutti questi sospetti né stress,” dice Donato Boscia, a capo della sezione di Bari dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (Ipsp) del Cnr, interrogato dalla polizia in aprile.
“Gli scienziati che lavorano all’epidemia di Xylella in Puglia lo fanno senza sosta da due anni,” aggiunge Rodrigo Almeida, esperto di Xylella presso l’Università della California, a Berkeley. “In cambio non hanno ottenuto che essere attaccati di continuo – non riesco proprio ad immaginare come ci si possa sentire.”
La Xylella è diffusa in alcune zone delle Americhe, tra cui Costa Rica, Brasile e California, ma in passato non era mai stata riscontrata in Europa. La situazione è cambiata nell’ottobre del 2013, quando gli scienziati del Ipsp e dell’Università degli Studi di Bari hanno identificato il batterio come causa dell’insolito diffondersi di malattie negli ulivi. L’epidemia è stata immediatamente sottoposta alle regolamentazioni dell’Unione Europea così da arrestarne l’avanzata, e gli scienziati regionali hanno dato vita a sforzi sistematici per tentare di comprendere la malattia e contenerla: sono così arrivati a spiegare che il batterio era stato portato dall’insetto detto sputacchina.
Piante ornamentali
Sin dal principio, gli agricoltori e gli ambientalisti italiani hanno sollevato obiezioni alle misure contenitive, che prevedevano lo sradicamento degli alberi e l’innaffiamento degli oliveti con pesticidi. Ma i problemi per gli scienziati pugliesi sono cominciati nell’aprile del 2014, quando qualcuno riferì alla polizia di avere il sospetto che l’epidemia fosse dovuta al batterio che gli scienziati avevano importato dalla California per un corso di formazione europeo sulla Xylella, tenutosi presso l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari (Iamb), nel 2010.
Secondo gli scienziati si tratterebbe di un’ipotesi assurda, dal momento che il ceppo pugliese è diverso da quello usato nel corso del workshop; la teoria più verosimile è che l’infezione sia giunta insieme a delle piante ornamentali importate dal Costa Rica, il cui ceppo di Xylella coincide con quello ritrovato in Puglia.
Eppure, le denunce hanno dato vita ad un’indagine molto più vasta da parte dei pubblici ministeri, fino a chiedersi che ruolo potrebbero aver giocato gli scienziati nell’epidemia. Il 4 maggio, la polizia ha confiscato computer e documenti dall’Università di Bari e dall’IPSP, oltre a documenti provenienti dal Centro di Ricerca Sperimentazione e Formazione in Agricoltura “Basile Caramia” di Locorotondo, in Puglia. Due settimane dopo, la polizia ha inoltre sequestrato dei documenti dal Ministero dell’Agricoltura, a Roma. Lo Iamb ha passato volontariamente i documenti alla polizia.
I pubblici ministeri hanno respinto la richiesta di Nature di fornire dichiarazioni. Ma a marzo, una di loro, Elsa Valeria Mignone, in un’intervista al settimanale Famiglia Cristiana ha lasciato intendere che stanno valutando teorie secondo cui il batterio sarebbe stato deliberatamente introdotto nell’area, o si sarebbe radicato a causa del fallimento degli scienziati agricoli nel monitorare la regione in maniera appropriata, di proposito o per negligenza. (Mignone ha inoltre dichiarato alla testata di essere preoccupata circa la possibile cattiva influenza degli affari coinvolti, come le compagnie di energia solare, che potrebbero trarre vantaggio dall’abbattimento degli ulivi.)
Critiche dell’opinione pubblica
Il 12 maggio, l’Aissa, l’Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie, che rappresenta 4000 scienziati in Italia, ha reso pubblica una lettera in difesa degli scienziati pugliesi e del loro lavoro. “Tali affermazioni non hanno base scientifica – è questo ad aver scioccato la comunità scientifica,” dice Vincenzo Gerbi, presidente dell’Aissa.
Anche i ricercatori pugliesi hanno dovuto vedersela con le critiche pubbliche. Diversi blog popolari dedicati all’emergenza Xylella hanno sollevato dubbi circa modalità di lavoro e risultati degli scienziati – affermando, per esempio, che un rimedio esiste, ma viene opportunamente occultato. E Peacelink, un’organizzazione italiana non governativa, ha scritto al commissario per la salute dell’Ue a marzo, sostenendo che non era stato dimostrato che la causa dell’epidemia fosse imputabile proprio alla Xylella, e che le morti fossero invece dovute ad un fungo, eliminabile anche senza dover distruggere gli alberi. Un gruppo di esperti dell’Autorità Europea per la Sicurezza alimentare ha smontato tali teorie in un rapporto pubblicato in aprile.
“È frustrante sentire tutte queste critiche quando pensi di offrire un servizio pubblico,” dice Anna Maria D’Onghia, capo della sezione antiparassitaria presso lo IAMB, interrogata dalla polizia. “Siamo sempre attaccati, o perché non facciamo abbastanza o perché sbagliamo.”
Boscia dice che “i tentativi di delegittimare i risultati della ricerca scientifica,” sono stati peggio che essere interrogati dalla polizia. Ma non ci sono solo cattive notizie per i ricercatori pugliesi. Il 27 maggio, la Regione ha annunciato lo stanziamento di 2 milioni di euro per un progetto che potrebbe facilitare diagnosi, epidemiologia a monitoraggio del batterio. Pare che un’area di contenimento nella provincia di Lecce – dove al momento il batterio è endemico, e rende quindi impossibile lo sradicamento totale – sarà utilizzata come laboratorio all’aria aperta per lo studio della Xylella. Agenzie di ricerca nazionali ed europee, inoltre, hanno promesso del denaro, dice Boscia. “Il laboratorio all’aperto sarebbe perfetto per tutti noi – e permetterebbe a chi ci critica di testare le proprie teorie.”
Articolo Originale di Alison Abbott apparso su Nature il 1/06/2015
Traduzione di Noemi Alemanni e Gaia Restivo per ItaliaDallEstero.info
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "C'è una crescente consapevolezza. C'è una crescente consapevolezza in Europa che la sicurezza è ora la massima priorità. Non puoi difendere la tua libertà se non hai i mezzi o il coraggio per farlo. La felicità dipende dalla libertà e la libertà dipende dal coraggio. Lo abbiamo dimostrato quando abbiamo fermato le invasioni, conquistato le nostre indipendenze e rovesciato i dittatori". Così la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.
"E lo abbiamo fatto insieme negli ultimi tre anni in Ucraina, dove un popolo orgoglioso combatte per la propria libertà contro un'aggressione brutale. E dobbiamo continuare oggi a lavorare insieme per una pace giusta e duratura. Una pace che può essere costruita solo con il contributo di tutti, ma soprattutto con forti leadership".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - In Ucraina "un popolo coraggioso combatte contro una brutale aggressione". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al Cpac.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "I nostri avversari sperano che Trump si allontani da noi. Io lo conosco, e scommetto che dimostreremo che si sbagliano. Qualcuno può vedere l'Europa come distante, lontana. Io vi dico: non è così". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio alla convention Cpac a Washington.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "La propaganda diceva che un governo conservatore avrebbe isolato l'Italia, avrebbe scoraggiato gli investitori, avrebbe soppresso le libertà, ma erano fake. L'Italia sta meglio, l'economia cresce" l'arrivo di migranti "si è ridotto del 60%. Stiamo facendo aumentare le libertà in tutti gli aspetti della vita del paese". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.
(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
Brescia, 22 feb. (Adnkronos) - L’attesa per l’esordio della Freccia Rossa nel Sunshine State è terminata: i 70 equipaggi partecipanti hanno effettuato le verifiche in mattinata nei pressi del loro hotel a Coral Gables, mentre nel pomeriggio (ore locali) svolgeranno delle sessioni di training vista oceano al Matheson Hammok Park & Marina, pensate per aiutare i concorrenti a prendere confidenza con le regole e le tecniche proprie delle gare di regolarità italiane. L’evento è organizzato da EGA Worldwide su licenza di 1000 Miglia, col patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Miami, NIAF, ACI e ACI storico.
Il parco auto in gara include, oltre alle vetture costruite fra il 1927 e il 1957 (1000 Miglia Originals), anche altri esemplari di macchine storiche più recenti (Classic Icons) e moderne Supercar, in piena linea col format Experience, pensato per consentire agli appassionati della Freccia Rossa di apprendere e approfondire le regole delle gare di regolarità, assaporando l’atmosfera del 1000 Miglia Style in contesti esclusivi ed eventi tailor made: l’occasione per esemplari selezionati di Supercar e Hypercar di competere a fianco di prestigiose vetture d’epoca tra le quali, nella lista di auto al via in Florida, spiccano una Ferrari 750 Monza del 1955 e una 250 MM del 1953.
Domattina il via alla gara: la prima delle tre tappe attraverserà i panorami selvaggi del parco nazionale dell’Everglades e le vetture giungeranno a Naples, passando poi da Fort Myers, Venice e St. Petersburg per chiudere la giornata di gara a Tampa. Il secondo giorno si ritornerà sulla sponda Sud-Orientale della Florida toccando Cape Canaveral, poi seguirà la discesa fino al traguardo di tappa a West Palm Beach, dalla quale, martedì 25 Febbraio, si farà ritorno a Miami, dove il transito dai luoghi simbolo della Città Magica farà da preludio all’arrivo finale a Miami Beach.