The Kolors vincono Amici. No, questa non è una notizia, si sapeva dalla prima puntata.
Stash dei The Kolors vince Amici, visto che gli altri neanche sono mai stati chiamati per nome, anche questa non è una notizia, contano poco Adam Clayton o Ron Wood, figuriamoci i figuranti dei The Kolors. No, non è una notizia neanche questa.
Stash dei The Kolors vince Amici e di colpo tutti, anche quelli che hanno passato l’ultima porzione della loro vita con l’indice alzato contro i talent, veri e propri colpevoli dell’omicidio della discografia, sono lì a parlare di “vero talento”, di salvatori della patria, di gente capace di scalare le classifiche anche estere. Ecco la notizia. Perché una cosa è certa, The Kolors ha scalato già quelle nostrane, il che dimostra che il brand Amici funziona eccome, e che le accuse di cui sopra sono tutto fuorché infondate.
Ma procediamo con ordine. Anzi, facciamo un passo indietro, di una quindicina, ventina d’anni. Chi scrive non aveva ancora cominciato a scrivere di musica. Ma si guardava intorno. Nella cultura popolare, di cui la musica è parte importante se non fondamentale, ha cominciato a spopolare la moda dei calendari delle star. No, non i calendari e basta, ma i calendari sexy. In pratica c’erano queste starlette televisive, Paola Barale, Alessia Marcuzzi, Sabrina Ferilli, e poi a seguire un po’ tutte, lì, a tette e culo per aria. Niente di nuovo, sia chiaro, perché prima bastava fare un salto dal barbiere o dal meccanico e si potevano ammirare i corrispettivi di avvenenti signorine semplicemente meno famose, ma di colpo erano le conduttrici dei programmi televisivi a mettersi in mostra, molto in mostra.
Niente lasciato all’immaginazione, per capirsi. Io ne scrissi, e questa cosa mi procurò il mio primo contratto con un magazine di musica, Tutto Musica. Scrissi un racconto dal titolo Il tiracapezzoli, che parlava di colui che, sul set di questi calendari, era incaricato, appunto, di preparare le attrici per le foto, e il tutto venne apprezzato dalla direttrice della rivista, che mi aprì una carriera. Ma questa digressione, cui siete abituati, immagino, non è per farvi partecipi dei fatti miei, ma per dirvi che dalla prima tetta e chiappa esibita, che una tetta e una chiappa in realtà era, tale e quale a quella di chiunque altra, tutte le star televisive hanno cominciato a fare distinguo: “nude sì, ma solo per foto artistiche”. Le foto artistiche, in realtà, erano foto. Punto.
Arriviamo a The Kolors. Una band di ragazzi che hanno fatto la gavetta, ci hanno detto. Gente che ha calcato i palchi di tutta Italia, hanno aggiunto. Gente pronta, hanno sottolineato. Gente che si rifà in maniera pesante agli anni Ottanta, come fosse una novità il revival degli anni Ottanta, hanno esclamato. Gente che si può permettere un look eccentrico, riferendosi al trucco e al ciuffo di Stash, perché degli altri, ripeto, non si ha traccia, hanno sussurrato, facendo l’occhietto. Gente che fa musica in inglese, mica in italiano, e che per questo potrebbe sfondare all’estero. Gente…
No, fermi tutti. Forse è il caso di dire un paio di cose, prima di tacere per sempre. The Kolors sono la quintessenza del mondo dei talent, fatevene una ragione. E se vi fa schifo il mondo dei talent, dire che The Kolors sono però bravi è come per un vegano dire che però, in fondo, gli arrosticini abruzzesi sono squisiti (cosa che per altro sono disposto a sottoscrivere in ogni momento). Spiego perché.
Maria De Filippi e i suoi partner, che non citerò onde evitare di farmi ulteriori nemici, non è una che dorme in piedi, lo avrete notato. Di più, è una capace di cambiare l’impostazione di un programma in corsa, se si accorge che qualcosa non funziona. Avete visto Amici, lo sapete.
Ha iniziato proponendo una versione musicale di Uomini e Donne, con la querelle amore/odio tra Emma e Briga (uno che oltre Uomini e Donne non può andare anche volendo), salvo poi cambiare e spostare l’attenzione su Loredana Bertè, vero pilastro di questa quattordicesima edizione.
Maria sa il fatto suo, non c’è certo bisogno che lo dica io. Quindi quest’anno, a Amici ormai col cerino corto, come la storia di Debora Iurato (una che ha quasi fatto impallidire l’ectoplasma di Gerardo Pulli) ha dimostrato, ha deciso di alzare il tiro, puntando su un nome più adatto all’uopo.
Quindi una band vera, che poi ha immolato sull’altare della competizione, che mettesse in risalto tutti i dettagli che, fuori, nel mondo vero, chi si occupa di musica in effetti cerca. Quindi talento, sì, carisma, e anche una sonorità vagamente più internazionale.
Solo che Amici è un programma televisivo, non una fucina di talenti e per mettere in scena tutto ciò hanno dovuto tirare fuori dal cilindro qualcuno che somigliasse a questo personaggio, una controfigura, perché chi ha davvero un sound internazionale, carisma e talento col cavolo che sta lì a gareggiare contro Briga, a vedere Emma e Elisa che fanno a gara cuocendo uova al tegamino e indicando i muscoli con la vernice sotto gli occhi di un basito Luciano Onder e altre amenità del genere.
The Kolors hanno talento? Un po’ sì, lo concediamo, ma niente di eccezionale. Hanno chance fuori dall’Italia, solo se li spingeranno a dovere, e non certo per meriti. Ma li vedete The Kolors, per dire, fare una comparsata in una serata in cui suonano i Maroon 5, tanto per citare una band che scimmiottano malamente? Avete sentito le stecche che Stash prende senza l’ausilio delle macchine, quelle macchine che, ripeto, venivano usate, meglio, negli anni Ottanta? Roba da mettersi le mani sul ciuffo e poi scappare per la vergogna.
Ora, non prendete queste parole per sfoggio di crudeltà. Solo che dire che Stash e i suoi soci hanno talento, quindi sono diversi dagli altri che partecipano ai talent è come prendere le distanze da qualcosa che non ci piace per giustificare il fatto che in realtà ci piace.
Era nudo, ma artistico, come no. Inutile, per citare una petizione che gira online in questi giorni, chiedere di dare spazio agli indipendenti, quando si fa il tifo per una band che in un mondo giusto non durerebbe due giorni (ha fatto gavetta, è vero, ma se non facevano le marionette lì non se li filava nessuno), ma che ha dietro gente come Maria De Filippi e la corazzata di RTL 102.5, radio che in questo caso svolge anche funzione di casa discografica.
Pensate che i talent siano la morte del talento? Bene, allora non parlatene proprio. Io ho fatto un’eccezione. Ma su The Kolors non tornerò più.
Se voglio sentire un cantante che fa ottimo pop internazionale, funky, con riferimenti chiari agli anni Ottanta mi sento Adam Levine, altro che Stash.