Italia Nostra compie 60 anni e si avvia a rinnovare gli organi direttivi in un momento di grande cambiamento e di gravi rischi per il futuro della cultura ambientalistica in Italia. Non sono mancati nei decenni trascorsi momenti di forti tensioni tra l’associazionismo e singoli atti che mettevano a repentaglio città e paesaggio o verso le leggi che privilegiavano interessi particolari rispetto a quelli generali, ma ciò avveniva sempre nel pieno riconoscimento dei rispettivi ruoli. I governi hanno bisogno della dialettica critica nei confronti dei governi nazionali e regionali ed è in tal senso sempre esistito un rapporto di riconoscimento di un ruolo fondamentale –peraltro sancito dalla stessa Costituzione– di difesa del paesaggio e dei beni culturali.
Oggi siamo in una fase oggettivamente nuova. L’insistenza del disprezzo che il presidente del Consiglio riserva a “comitati e comitatini”, i suoi attacchi alle Soprintendenze di Stato o ai “professoroni” rischia di mutare in maniera irreversibile la dialettica sociale. Anche perché il disprezzo non è rimasto senza effetti come ad esempio con il decreto “Sblocca Italia” in cui è stata limitata di molto la possibilità di ricorso alle sospensive precauzionali di opere pericolose per l’ambiente da parte delle associazioni dei cittadini. O, ancora, quando – sempre con lo Sblocca Italia – si lascia una scellerata mano libera alla possibilità di manomettere l’equilibrio naturale attraverso la libertà di trivellare l’ambiente marino senza alcun vincolo.
Insomma, le grandi associazioni culturali e ambientaliste devono affrontare una fase nuova che tenta di limitare le prerogative di tutela e corrono il rischio di essere marginalizzate o ridotte ad inessenziali appendici del potere. Per affrontare questa nuova fase è indispensabile avere una solida cultura giuridica ed in tal senso conforta che intorno alla figura di Giovanni Lo Savio sia nato un salutare movimento di persone disposte ad aprire una nuova fase della vita di Italia Nostra. Lo Savio è stato infatti presidente di sezioni della Corte di Cassazione ed è dunque una solida garanzia per il futuro dell’associazione. Ma anche la sua autorevole figura sarebbe insufficiente se mancassero all’interno del Consiglio nazionale figure di grande affidamento. Sempre per restare nel campo giuridico vale la pena di citare Maria Paola Morittu, grande esperta di diritto ambientale, da anni concretamente impegnata sul fronte della difesa dell’ambiente.
Ma un’associazione per continuare a vivere ha necessità di avere all’interno degli organi dirigenti le persone migliori che in questi anni difficili si sono esposte nelle battaglie in difesa del paesaggio e contro tutte le vergognose speculazioni che hanno devastato città e territori. E qui l’elenco dei candidati sarebbe lunghissimo e conviene limitarsi ad alcuni esempi. Ilaria Agostini è da anni esponente di punta del gruppo di associazioni che hanno combattuto a viso aperto l’allora sindaco di Firenze, Matteo Renzi e la sua urbanistica scellerata. Enrico Del Vescovo presidente della sezione dei Castelli romani, è stato sempre un sicuro punto di riferimento per tutte le battaglie di questi anni per difendere quel meraviglioso territorio dalla famelica speculazione edilizia. Raffella di Leo ha lo straordinario merito di aver avversato in ogni modo l’urbanistica del sindaco Vincenzo De Luca a Salerno e averne denunciato tutti i misfatti. Maria Teresa Roli è un punto di riferimento per la comunità torinese che si è battuta contro il diluvio di cemento da cui è stata condannata. Due altri illustri nomi appartengono alla categoria dei difensori istituzionali dei beni culturali, quelle Soprintendenze svillaneggiate dall’attuale primo ministro. Luigi De Falco e Elio Garzillo sono due grandi esempi di servitori dello Stato e saranno preziosi nell’opera di ricostruzione culturale dell’Italia.
E infine un’ulteriore ottima sorpresa. Tra i candidati c’è anche Tomaso Montanari, autorevole storico dell’arte, da anni impegnato – prima su il Fatto Quotidiano e ora su Repubblica – nella denuncia contro le offese al patrimonio culturale e autore di fondamentali volumi per definire i contenuti di una nuova cultura di governo. Quella cultura che Renzi vuole cancellare e che può trovare in Italia Nostra una grande associazione in grado non solo di contrastare la deriva mercatista ma anche di delineare una prospettiva nuova per i beni culturali italiani.