Un baciamano per accogliere Dell’Utri. È il saluto di Gennaro Mokbel, ex esponente dell’estrema destra romana, in contatto con Massimo Carminati fin dagli anni ottanta e condannato a 15 anni per la megatruffa da due miliardi a Fastweb, all’ex senatore Pdl. I due si sono incontrati in un ristorante romano, tre mesi prima che la Corte d’appello di Palermo emettesse l’ordinanza di custodia cautelare per Marcello Dell’Utri e della sua latitanza in Libano.

I carabinieri del Ros rivelano nuovi retroscena sulla fuga dell’ex senatore di Forza Italia in un allegato agli atti dell’inchiesta che ha dato il via alla seconda fase di Mafia Capitale. Particolari che vanno ad inserirsi in quel “mondo di mezzo” ricostruito dai Carabinieri con l’indagine che sta sconquassando la politica romana. I rapporti tra Carminati e Mokbel, dice il Ros, sono vecchi di almeno 30 anni, “essendo risaputa e comprovata la loro comune militanza nelle compagini eversive dell’estrema destra romana”. Lo stesso Carminati, in un’intercettazione dell’aprile del 2013, rivela che il commercialista Marco Iannilli si rivolse a lui, nel timore di essere ucciso da Mokbel, per non aver restituito gli 8 milioni che quest’ultimo gli aveva affidato per riciclarli nell’operazione “Digint”. “Io ti do una mano, ma tutto c’ha un costo”. Ma anche Mokbel chiede favori a Carminati, come quando lo invita a intervenire su Manlio Denaro – altro ex estremista di destra, figura “di assoluta centralità” in Ordine Nuovo – affinché gli restituisca un credito da un milione.

Ed è in questo contesto, afferma il Ros, che vanno inquadrati i rapporti tra Mokbel e i fratelli Dell’Utri. Dall’11 novembre del 2013 al 19 febbraio 2014 i carabinieri hanno registrato almeno 7 incontri, uno dei quali a casa di Alberto Dell’Utri. Tutti incontri che “vanno necessariamente messi in relazione” con il pronunciamento della Corte d’appello di Palermo che arriverà, appunto, tre mesi dopo. In almeno due di questi incontri c’è anche Marcello. Il primo è dell’11 novembre: Mokbel, in compagnia di altri tre uomini, Marcello e Alberto Dell’Utri si intrattengono nel privè del ristorante “La Camilluccia” per quattro ore. I due fratelli, si legge nell’informativa, “venivano accolti amichevolmente” proprio da Mokbel. Tre giorni prima c’era stata un’altra cena: quella al ristorante “Assunta Madre” sempre a Roma tra Alberto Dell’Utri e Vincenzo Mancuso, imprenditore catanese fratello dell’ex parlamentare Pdl Fabio. La microspia ambientale registra Alberto spiegare quali sono le intenzioni del fratello: “Marcello non deve fare altro che andare da Silvio e dirgli ‘Silvio io vado nella Guinea Bissau gli spiega tutto, per fare…passaporto diplomatico di tutto anche perché deve consentire lo spostamento Libano-Guinea; Libano-Guinea e altri paesi africani eventualmente”.

Il secondo incontro a cui partecipa l’ex senatore è quello del 21 gennaio 2014, al ristorante “Il Localino”. Marcello e Alberto, scrive ancora il Ros, “venivano accolti all’ingresso del locale da Gennaro Mokbel, il quale salutava Alberto abbracciandolo ed accoglieva con baciamano ed abbraccio Marcello”. Ma non solo. Nei giorni prevedenti l’uscita della notizia dell’ordinanza della corte d’appello, il Ros intercetta Mokbel fare una serie di ricerche su internet relative alla Guinea e all’arcipelago delle isole Bijagos. Ricerche che appaiono “singolari sia perché quell’area geografica era indicata tra quelle considerate rifugio sicuro da Marcello Dell’Utri sia perché la consultazione…risaliva ad alcuni giorni antecedenti la notizia dell’emissione dell’ordinanza”. Ecco perché, sostiene il Ros, le condotte di Marcello Dell’Utri “appaiono in stretta correlazione” con gli incontri con Mokbel.

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