L’impulso decisivo per la chiusura dell’inchiesta sul crac della clinica vaticana è stata data dallo Ior. Insomma, la “chiusura del cerchio” è stata griffata dalla Santa Sede. Con un particolare cronologico non di poco conto. Perché la Procura di Trani aveva già chiesto l’aiuto della banca vaticana in precedenza. Invano. Poi è arrivato Papa Francesco. E il vento è cambiato. Carlo Maria Capristo, procuratore capo di Trani, lo dice senza giri di parole: “Siamo stati tra le prime autorità giudiziarie ad aver beneficiato del nuovo corso di trasparenza e collaborazione della Banca Vaticana voluto dal Santo Padre“. E il nome scelto per l’operazione sembra quasi una sorta di ringraziamento: ‘Oro pro nobis‘.
La svolta giudiziaria, del resto, è arrivata il 7 aprile 2013, quando sulla scrivania degli inquirenti è stata depositata la risposta per via diplomatica della Santa Sede alle rogatorie internazionali (ritenute indispensabili per avvalorare le ipotesi investigative) inviate il 21 novembre 2013. In questa occasione, era stato chiesto di indicare i conti accesi presso lo Ior riferibili alla Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, alla Casa di Procura Istituto Suore Ancelle della Divina Provvidenza e a Lorenzo Leone (deceduto nel 1998), nonché di fornire la lista completa dei movimenti su tali conti. Cinque mesi di verifiche. Poi la risposta: lo Ior specificava tutti i dettagli riguardanti i diversi conti intestati alla Congregazione (in franchi svizzeri, dollari canadesi, dollari Usa, marchi tedeschi e lire italiane, quindi in euro), compresi quelli vincolati e per deposito titoli, nell’ambito del rapporto aperto da suor Rita Cesa (suor Marcella), superiora generale delle Ancelle della Divina Provvidenza, con successiva delega a operare affidata a suor Assunta Puzzello, economa della Congregazione.
I conti oggi sono tutti estinti e il primo luglio 2004 parte delle disponibilità sono state trasferite sul rapporto intestato alla Casa di Procura, aperto dalla legale rappresentante suor Puzzello (un conto collegato in dollari era stato invece aperto da suor Cesa), anch’esso oggi estinto. A Lorenzo Leone facevano invece capo i conti Ior aperti dalle Fondazioni San Lorenzo, Sant’Antonio e San Pasquale. Sempre dalle risposte alle rogatorie, si è appurato che tra il 1999 e il 2001, con quattro bonifici bancari, sono stati trasferiti 23.428.254,37 euro dai conti Ior della Congregazione a conti aperti in Italia intestati alla Casa Procura. Con altri otto bonifici nel periodo 2003-2004 sono stati invece trasferiti 12.095.523,11 euro dai conti Ior della Congregazione a quelli, sempre presso lo Ior, della Casa Procura. Tra il 2005 e il 2009, infine, questi ultimi fondi, incrementati dagli interessi a 12.260.000,00 euro, sono stati trasferiti con cinque bonifici bancari dai conti Ior della Casa Procura a quelli della stessa in territorio italiano.
A ordinare i bonifici, sempre suor Rita Cesa e suor Assunta Puzzello, entrambe poste agli arresti domiciliari. La documentazione, insomma, ha confermato che, negli anni, è stato attuato “un progressivo occultamento” delle risorse della Congregazione trasferendole su rapporti bancari e conti correnti intestati solo formalmente alla Casa di Procura, ma in realtà riferibili alla stessa Congregazione. Dei 35.523.777,48 euro complessivi che tra il 1999 e il 2004 erano nei conti Ior della Congregazione, poi trasferiti sui conti della Casa Procura allo Ior e in Italia, si è arrivati al sequestro nel luglio 2013 di 28.063.366,63 euro. La differenza di 7.460.366,63 euro, secondo gli inquirenti, potrebbe essere stata spesa dalla Casa di Procura Ancelle della Divina Provvidenza per diverse finalità, tra cui la costruzione della casa delle suore e dell’Hospice nella sede di Foggia e dell’Hospice a Bisceglie.
Numeri, nomi e giri di denaro precisi e ben documentati, quindi. E la trasparenza voluta da Bergoglio ha prodotto un risultato dal peso specifico importante, sia a livello giudiziario che d’immagine: i finanzieri hanno sequestrato 32 milioni di euro circa e un immobile destinato a clinica privata a Guidonia (Roma). I soldi e l’edificio, secondo l’accusa, sarebbero stati fittiziamente intestati ad altri enti ecclesiastici paralleli gestiti dalle suore della congregazione, nel tentativo di sottrarsi ai creditori e quindi anche allo Stato. Una ricostruzione resa possibile proprio dalla collaborazione dello Ior. A sentire gli inquirenti, infatti, la documentazione ha consentito “un più pregnante esame tecnico”, attraverso l’esame degli estratti di conto corrente, dei flussi finanziari che sarebbero serviti all’occultamento dei fondi della Congregazione religiosa delle Ancelle della Divina Provvidenza.