Aperta una nuova sede anche in Lombardia, l’organizzazione no profit ritira alimenti avanzati negli eventi pubblici. “Perché il food sharing ha fallito? Troppe app con lo stesso scopo. Mentre noi siamo gli unici a offrire questo servizio”. Recuperati in un anno oltre 50mila pasti
L’Italia non impazzisce per i portali di “food sharing”: nel Bel Paese l’esperienza di condivisione del cibo che abbiamo in frigorifero, ma crediamo non riusciremo a consumare, resta marginale. Al contrario in Germania, tra i Paesi dove è nato il fenomeno, gli utenti si stanno moltiplicando. Per far parlare i numeri, Ifoodshare, “il primo sito in Italia a condividere il cibo con i meno fortunati”, come si legge nella home page, ha 3.800 fan su Facebook mentre il padre tedesco dell’iniziativa vanta più di 200 ceste alimentari per un totale di oltre 1.144.070 chili di cibo salvato dalla spazzatura e quasi 72mila fan su Facebook.
Ma quattro giovani romani hanno cercato una soluzione alla pigrizia degli italiani: andare direttamente agli eventi a ritirare il cibo in eccesso. Nasce così EquoEvento, organizzazione no profit di 30enni che in un anno ha fatto oltre cento ritiri su Roma – recuperando più di 50mila pasti – e da febbraio ha aperto una nuova sede a Milano. EquoEvento non lascia spazio alla pigrizia del cittadino: basta chiamare o mandare una mail all’associazione, per vedere arrivare dei volontari che alla fine del nostro banchetto raccoglieranno il cibo avanzato per donarlo alla onlus più vicina. Il loro segreto? “Siamo gli unici in Italia a ritirare cibo direttamente dai grandi eventi – racconta a FQmagazine Carlo De Sanctis, tra i fondatori del progetto – Una applicazione funziona quando è unica nel suo genere mentre le iniziative di food sharing in Italia hanno fallito proprio perché si sono frammentate”.
Che in Italia app e portali dedicati alla condivisione del cibo siano tanti, infatti, non lo si può nascondere. La piattaforma veneta Ratatoille permette di donare quantità di cibo extra a chi abita nel nostro vicinato mentre l’ultimo progetto è Breading, una app gratuita per panettieri e fornai a cui si chiede di segnalare il pane invenduto a fine giornata. Ricetta simile anche per Fame Zero, portale dove si può mettere a disposizione il cibo in avanzo, la startup bolognese Scamiacibo.it e per le torinesi NextDoorHelp e Last Minute Sotto Casa. È proprio questa dispersione di risorse che secondo i promotori di EquoEvento ha impedito al “food sharing” di diventare virale in Italia. Al contrario, essere gli unici a ritirare cibo dai grandi eventi ha permesso ai cinque ragazzi romani – e alla squadra di trenta volontari che hanno alle spalle – di avere successo, arrivando a realizzare quasi un ritiro al giorno.
“Partecipiamo a matrimoni e convegni aziendali, ma abbiamo ritirato cibo anche alle Sei Nazioni di rugby”, continua Carlo De Sanctis a FQmagazine, svelando i progetti che EquoEvento ha per il capoluogo lombardo. “A Roma collaboriamo con lo stadio Olimpico e ci piacerebbe fare lo stesso anche con gli stadi di Milano. Senza considerare gli eventi collaterali a Expo, dove stiamo cercando di salvare grandi quantitativi di alimenti”. Cibo che, una volta raccolto, andrà donato a mense per poveri, case famiglia ma anche centri per rifugiati e onlus. “Cercandole il più vicino possibile all’evento – precisa il fondatore romano – Oltre che a salvare il cibo, ci teniamo a salvare l’ambiente”.