Cinquanta minuti di faccia a faccia tra Papa Francesco e Vladimir Putin. Bergoglio, insolitamente molto serio e poco sorridente, ha chiesto al presidente russo di promuovere la pace in Ucraina, Medio Oriente, Siria e Iraq, sottolineando l’urgenza di affrontare la grave situazione umanitaria. Putin, che è tornato in Vaticano dal Papa argentino dopo meno di due anni dal precedente incontro, si è presentato con 70 minuti di ritardo (nel 2013 il ritardo era stato di 50 minuti). Sulla situazione dell’Ucraina, ha spiegato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, Bergoglio ha affermato che “occorre impegnarsi in un sincero e grande sforzo per realizzare la pace, e si è convenuto sulla importanza di ricostituire un clima di dialogo e che tutte le parti si impegnino per attuare gli accordi di Minsk”.
Sullo sfondo dell’incontro tra il Papa e Putin il tentativo del Vaticano di evitare una nuova guerra fredda della Russia con gli Usa e l’Europa sull’Ucraina e la possibilità di Bergoglio di realizzare il sogno di Karol Wojtyla: il viaggio a Mosca. Proprio in vista dell’incontro di Francesco con Putin, l’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, presidente del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, aveva fatto pervenire in Vaticano una lettera, mettendo in guardia Bergoglio dal presidente russo, nella quale chiedeva “al Santo Padre di essere la voce del popolo ucraino, dei suoi figli, di tutti i cattolici credenti in Ucraina che soffrono”. Nella missiva il presule attestava che “finora nessuno, né la diplomazia, né i sistemi di sicurezza internazionale, né i grandi di questo mondo riescono a fermare la guerra”.
Sempre in merito all’Ucraina il Papa, ha riferito Padre Lombardi, ha ribadito che “essenziale anche l’impegno per affrontare la grave situazione umanitaria, assicurando fra l’altro l’accesso agli agenti umanitari e con il contributo di tutte le parti per una progressiva distensione della Regione”. Per quanto riguarda, invece, i conflitti in corso nel Medio Oriente, in Siria e Iraq, ha precisato ancora il portavoce della sala stampa vaticana, “è stato sostanzialmente confermato quanto già condiviso circa l’urgenza di perseguire la pace con l’interessamento concreto della comunità internazionale, assicurando nel frattempo le condizioni necessarie per la vita di tutte le componenti della società, comprese le minoranze religiose e in particolare i cristiani”.
Putin ha donato a Bergoglio una rappresentazione in ricamo della famosa Chiesa di Gesù Salvatore. “È stata distrutta – ha spiegato il presidente russo a Francesco al momento dello scambio dei doni – nell’epoca sovietica ed è stata ricostruita. Questo lavoro è stato fatto a mano con filo d’oro”. Il Papa, invece, ha donato a Putin il medaglione dell’artista Guido Veroi che rappresenta l’angelo della pace e invita alla costruzione di un mondo di solidarietà e di pace fondato sulla giustizia, insieme a una copia della sua esortazione apostolica Evangelii gaudium. “L’angelo della pace – ha spiegato Bergoglio al presidente russo – vince tutte le guerre e parla di solidarietà tra i popoli. Questo è in associazione con l’Evangelii gaudium che ha tante riflessioni religiose, umane, geopolitiche e sociali”.
Twitter: @FrancescoGrana