Non si è mai parlato tanto di cibo come di questi tempi. E allora sarebbe importante parlare anche (e soprattutto) di spreco alimentare, di come estirparlo e abbatterlo su più fronti. In questo senso l’azione svolta dal Banco alimentare (nato nel 1989 e presente in 18 regioni italiane) risulta fondamentale: con il recupero delle eccedenze (sono centinaia i soggetti della filiera agroalimentare che donano il proprio surplus) si crea una rete virtuosa (resa possibile dalla presenza di 1398 volontari) che trasforma lo sperpero in risorse.
I maggiori beneficiari sono le associazioni e gli enti caritativi, ma non dobbiamo sottovalutare la “missione valore”. Perché dove vince la possibilità di collaborazione (e non di competizione) tra vari soggetti dello scenario sociale, vince anche un’idea di un possibile vivere etico, dove lo scopo primario è condividere, migliorare le condizioni della collettività, fare non solo per se stessi ma fare con e fare per. I vantaggi sono molteplici, da quello ambientale (il recupero degli alimenti commestibili impedisce che diventino rifiuti, permettendo così un risparmio in risorse energetiche e un abbattimento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera) a quello educativo (la fratellanza smette di appartenere alla categoria dei concetti astratti: guai a sprecare il pane invece di dividerlo).
Siccome i buoni propositi devono accordarsi con la buona comunicazione, per chi volesse saperne di più ricordo il link. E una intelligente iniziativa del teatro Tieffe Menotti: oltre a destinare parte degli incassi della prossima stagione al Banco Alimentare della Lombardia (che con le 13948 tonnellate di cibo raccolte nel 2014 ha contribuito ad aiutare quasi 250.000 persone ridotte in povertà), il Tieffe chiede ai sui spettatori di rendersi parte attiva di un progetto solidale. Come? Portando cibo (non deperibile, a lunga scadenza) in teatro, dove verrà allestito un frigorifero scenografico (spento ma illuminato di ottime intenzioni), si avrà diritto a sconti e agevolazioni. Un’idea da sperimentare anche in altri settori artistici: forse riducendo i prezzi dei libri a favore di iniziative solidali, si otterrebbe meno frustrazione autoriale e più riscontro sociale.