Secondo la descrizione del corpo senza vita della diva, riportata dai due impresari di pompe funebri e affidata al libro Pardon My Hearse - A Colorful Portrait of Where the Funeral and Entertainment Industries Met in Hollywood, Marilyn "aveva i capelli crespi e piuttosto corti, ma soprattutto non li aveva tinti da tempo. I peli delle gambe non erano stati rasati da più di una settimana". Sempre come riportato nel libro, il patologo Thomas Noguchi ci mise tre ore per esaminare il cadavere, trovando buchi di iniezioni sotto l’ascella, senza però trovare altri fori cercando tra naso, sotto le dita, lingua e genitali
Corpo trascurato che sembrava di un’anziana, gambe con lunghi peli, viso viola e gonfio. Questi i tratti più eclatanti della descrizione del corpo senza vita di Marilyn Monroe da parte degli impresari di pompe funebri Abbott & Hast che Daily Mail e Mirror hanno rivelato in anteprima dal libro Pardon My Hearse – A Colorful Portrait of Where the Funeral and Entertainment Industries Met in Hollywood, scritto dai due becchini e che uscirà per Craven Street Books tra pochi giorni negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. “Quando abbiamo rimosso il lenzuolo che copriva la sua salma era quasi impossibile credere che questo fosse il corpo di Marilyn Monroe”, racconta nel libro Allan Abbott che assieme al collega il 5 agosto 1962 ricompose i resti dell’attrice morta per overdose di barbiturici nella sua casa a 1230 Fifth Helena Drive di Brentwood. “Sembrava una donna molto più vecchia dell’età che aveva. Una persona che non si era presa molta cura di se stessa. Certo, le circostanze della sua morte avevano notevolmente acuito il suo pessimo aspetto, ma era letteralmente irriconoscibile”.
“Marilyn era morta a faccia in giù, quindi c’erano macchie viola sul suo viso e il suo collo era molto gonfio. Aveva i capelli crespi e piuttosto corti, ma soprattutto non li aveva tinti da tempo, perché le radici erano scure ed erano cresciute di qualche centimetro – continua Abbott – I peli delle gambe non erano stati rasati da più di una settimana, e le sue labbra erano molto screpolate”. Ed è con Frenchie, l’imbalsamatore, che si interviene con un incisione sulla parte posteriore del collo per sgonfiare quella parte per rendere il meraviglioso viso della diva “presentabile”. Poi arriva la parte legata alla vestizione del cadavere: “Marilyn non portava le mutandine, e non è stato possibile trovarne tra i suoi vestiti. Sempre tra gli oggetti di vestiario ho notato dei piccoli rinforzi imbottiti per i seni”(falsies ndr).
L’esecutrice testamentaria, presente alla ricomposizione della salma prima della sepoltura, ha dichiarato, come riportato nel libro, che i seni della diva già “flosci” si erano talmente rimpiccioliti dopo l’autopsia da avere bisogno di molto cotone per rinforzarli tanto da esclamare facendo un passo indietro concluso quel lavoro: “Ora sì che assomiglia a Marilyn Monroe!”. Abbott ha comunque recuperato dal cestino dell’immondizia l’imbottitura usata inizialmente per i seni conservandola a casa in tutti questi anni. Il truccatore personale dell’attrice, Allan “Whitey” Snyder, concluse infine l’operazione di ricomposizione della salma mettendo alla Monroe la parrucca che era stata fatta per lei nell’ultimo film Something’s Got to Give di George Cukor, truccandola e confermando ad Abbott che “il seno di Marilyn a trentasei anni cominciava a cedere”. Sempre come riportato nel libro il patologo Thomas Noguchi ci mise tre ore per esaminare il cadavere, trovando buchi di iniezioni sotto l’ascella, senza però trovare altri fori cercando tra naso, sotto le dita, lingua e genitali.
All’epoca della morte di Marilyn Abbott & Hast era un’impresa funebre già molto richiesta nel Sud della California soprattutto dal mondo hollywoodiano. Con la loro limousine d’ordinanza avevano già trasportato il corpo di Clark Gable nel 1960 e di Ernie Kovacs nel 1962, mentre nel 1980 guidarono il carro funebre con madre e sorella della scomparsa Nathalie Wood. Sempre la loro auto venne usata per un tour elettorale dal presidente John F. Kennedy, come da Richard Burton ed Elizabeth Taylor che nel 1963 di ritorno in California in treno si fecero riaccompagnare a casa a Los Angeles, dopo essere scesi alla stazione di San Bernardino per depistare i paparazzi.