Nell'anno dell'Expo, nessun titolo conquistato tra basket, calcio e pallavolo. Si è conclusa la peggiore annata per le società sportive milanesi da decenni
Sotto lo sguardo di Vladimir Putin e del mondo intero convenuto tra i padiglioni di Rho-Fiera, mercoledì sera si è chiuso il cerchio. L’anno della grande esposizione coincide, beffardamente, con quello del tracollo della Milano sportiva, reso ancora più rumoroso dalla sconfitta dell’Olimpia contro Sassari. “Abbiamo meritato l’eliminazione, è un fallimento totale” ha commentato al termine della serata Alessandro Gentile, uscito in lacrime tra gli applausi del Forum di Assago. C’è poco da aggiungere: il capitano biancorosso ha ragione. Nell’arco delle sette partite che hanno reso epica, nel suo piccolo, questa serie di semifinale, i sardi sono stati superiori.
Il campionato italiano fu dipinto come una formalità in estate, quando Milano ufficializzò l’acquisto di Linas Kleiza, lituano dai trascorsi prestigiosi in Nba e Eurolega. Da solo Kleiza, che nelle ultime partite ha visto poco il campo e ancor meno il canestro, guadagna quanto l’intero roster di una società di medio-bassa classifica, con cui Milano condividerà la polvere in bacheca. Anche Supercoppa e Coppa Italia sono state consegnate a Sassari che, ora, se la vedrà contro la vincente di Venezia–Reggio Emilia per lo scudetto.
Negli ultimi anni, mentre Bologna perdeva lo scettro di Basket City e Siena falliva da quasi campione, Giorgio Armani non ha mai fatto mancare il proprio impegno finanziario. Il titolo nazionale giunto la scorsa estate dopo 18 anni di attesa pareva il primo atto di un lungo dominio. L’ambizione era quella di tornare a contare oltre confine e conquistare la final four continentale sfiorata l’anno scorso a domicilio. Nulla da fare: Gentile e compagni sono inciampati presto in Eurolega e, nelle scorse ore, hanno completato il disastro in campionato, di cui i lombardi sono stati padroni durante la stagione regolare. Ora si parla di una ennesima rivoluzione, a cominciare dalla panchina di coach Luca Banchi e dallo staff dirigenziale. Tanti professionisti si sono scottati in questi anni complicati delle leggendarie Scarpette Rosse, ora servono le scelte giuste per scacciare il complesso della “barzelletta” della palla a spicchi italiana.
Una sindrome in cui pare ripiombata l’Inter e che ora è dietro l’angolo per un Milan a corto di idee e risultati. L’assenza contemporanea delle due squadre meneghine dalle competizioni europee non ha precedenti dalla stagione 1955-56: nell’anno in cui la finale di Champions torna a San Siro nerazzurri e rossoneri staranno a guardare.
Il percorso interista verso livelli consoni al suo blasone procede a rilento rispetto alle previsioni. Ciò che è peggio, il mercato per ora langue: se saranno confermati i nomi che i soliti ben informati accreditano prossimi ad Appiano Gentile, la ricostruzione non pare destinata a terminare presto.
Discorso diverso per il Milan, reduce da una delle stagioni più amare della sua storia. La svolta potrebbe essere arrivata negli scorsi giorni, quando il thailandese Taechaubol ha formalizzato il primo passo per l’avvicendamento di Silvio Berlusconi sulla poltrona di comando. Intanto, però, c’è un rosa non all’altezza da smantellare e ripensare da capo, se si vuole evitare un 2016 di dolori e contestazioni.
Nemmeno a rete è stata un’annata trionfale: Power Volley Milano, dopo quattro anni su e giù tra le categorie per via di acquisti e cessioni dei diritti sportivi, ha concluso al penultimo posto la sua prima esperienza nella massima serie. Non un gran guaio, visto che quest’anno non erano previste retrocessioni dalla serie A1 di pallavolo. Per garantirsi un futuro, però, il progetto deve fare un salto di qualità.
La buona stagione dell’hockey non può bastare a risollevare il morale della città che tifa: i Rossoblu locali, nati del 2008 dopo lo scioglimento dei Vipers, si sono fermati in semifinale contro Asiago, ma era davvero difficile pretendere di più. Dopo averne riso a lungo, Milano si è stancata dell’espressione Zero Tituli.