Il dossier all’ordine del giorno, sul tavolo della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, presieduta da Dario Stefano di Sinistra ecologia e libertà (nella foto in alto), è uno dei più scottanti. L’organismo di Palazzo Madama, che ha inaugurato la legislatura occupandosi del caso della decadenza di Silvio Berlusconi, in attesa di esaminare la domanda di arresto (ai domiciliari) a carico del presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, in quota Ncd, Antonio Azzolini, è alle prese con la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Giulio Tremonti. Che proprio ieri è stato ascoltato. La vicenda riguarda una presunta tangente da circa 2,5 milioni di euro che gli sarebbe stata versata da Finmeccanica, sotto forma di parcella per una consulenza fiscale («in realtà non eseguita e non necessaria», secondo i magistrati) affidata dal colosso di Stato allo Studio Virtax di cui lo stesso Tremonti è socio e fondatore, quando ricopriva la carica di ministro dell’Economia. Allo scopo, secondo gli inquirenti, di superare l’iniziale contrarietà dell’allora neo ministro all’operazione di acquisizione della statunitense Drs da parte dell’azienda di Stato. Tremonti e Vitali si sono rimessi alle rispettive memorie difensive, che ora la Giunta dovrà esaminare insieme a quella dell’ex direttore finanziario di Finmeccanica, Alessandro Pansa (anche lui ieri ascoltato in Senato), implicato nella vicenda con l’ex presidente Pierfrancesco Guarguaglini. Ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare questi documenti. Vediamo cosa dicono.
TANGENTE MASCHERATA Lo scorso ottobre, i pubblici ministeri del capoluogo lombardo, titolari dell’inchiesta, hanno trasmesso gli atti al Tribunale dei Ministri. Per tutti il reato contestato è quello di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Ma cosa sostiene l’accusa nel dettaglio? Secondo i pm, «in concorso tra loro, Giulio Tremonti in qualità di ministro dell’Economia e delle Finanze ed Enrico Vitali socio fondatore dello Studio Professionale Virtax… inducevano il presidente ed amministratore delegato della società Finmeccanica spa, Pier Francesco Guarguaglini, ed il direttore finanziario, Alessandro Pansa», nella fase di acquisizione della Drs, «a promettere prima e corrispondere in seguito», allo studio tributario «una somma pari a circa 2,5 milioni di euro, pagata in diverse soluzioni, delle quali l’ultima nel febbraio 2009». Pagamento, scrivono gli inquirenti, «apparentemente giustificato come corrispettivo di una consulenza riguardante i profili fiscali» dell’operazione di acquisizione della Drs, ma «in realtà non eseguita e non necessaria». Il tutto affinché il ministro dell’Economia (all’epoca Tremonti), in qualità di maggiore azionista di Finmeccanica, che «aveva esplicitato ai vertici» dell’azienda di Stato «la propria contrarietà all’operazione Drs, modificasse questa posizione, concedendone, quindi, l’avallo di natura politico-istituzionale».
REATO MINISTERIALE Una ricostruzione che le memorie difensive presentate in Giunta contestano punto per punto. A cominciare da quella prodotta da Tremonti. L’ex ministro, innanzitutto, mette in discussione la natura ministeriale del reato contestatogli. «L’operazione Finmeccanica-Drs è iniziata nel 2007, si è chiusa in aprile, i consigli di amministrazione sono stati convocati il 7 maggio 2008», scrive il senatore di Gal. Ricordando che «il Wall Street Journal ha la notizia già il 6» maggio. E, dal momento che «io ho giurato come ministro il giorno 8 maggio 2008», è il suo ragionamento, «se un “pactus sceleris” ci fosse stato, questo ci sarebbe dunque stato prima che io diventassi ministro». Insomma, l’eventuale condotta delittuosa si sarebbe consumata al di fuori dell’esercizio delle funzioni di ministro. Quanto al merito delle accuse, Tremonti contesta inoltre i contenuti del capo di imputazione per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. «Non è neppure indicato – rileva l’ex titolare di Via XX Settembre – quale sarebbe poi stato il reato ministeriale commesso, ovvero quali sarebbero poi stati gli atti ministeriali contrari ai miei doveri d’ufficio compiuti con una presunta distorsione della funzione ministeriale». In pratica, stando alla memoria difensiva, a suo favore deporrebbero principalmente le date: quella della conclusione dell’operazione Finmeccanica-Drs e quella, successiva, del suo giuramento da ministro (8 maggio) che escluderebbero la natura ministeriale del reato contestatogli.
CONSULENZA INESISTENTE Anche il socio di Tremonti nello Studio Virtax, Enrico Vitali, lamenta la mancata indicazione «della specifica condotta» a lui attribuita nel capo di imputazione. E anche nella sua memoria difensiva le date assumono centrale rilevanza. «La tesi accusatoria presuppone che la decisione di concludere l’accordo di acquisizione della società americana Drs da parte di Finmeccanica sia intervenuta subito a seguito della nomina a ministro dell’Economia del senatore Giulio Tremonti, avvenuta l’8 maggio 2008 – scrive Vitali – Infatti, sembra ritenere l’accusa, la decisione sarebbe stata presa solo con il cda del 10 maggio 2008 e l’accordo sarebbe stato siglato negli Stati Uniti il successivo 12 maggio». In pratica, dopo aver avuto la certezza che Tremonti era diventato ministro. Una cronologia che, però, Vitali considera fuorviante. Perché, argomenta, fra il 10 e il 12 maggio 2008 «si è soltanto dato seguito, sul piano attuativo, a decisioni strategiche assunte nella sostanza ormai mesi prima, con il concerto dei ministri degli Esteri, della Difesa e dell’Economia del precedente governo Prodi». E «non sarebbe stato possibile revocare il consenso da parte di Finmeccanica, senza incorrere in gravi conseguenze di natura giuridica, oltre che politica per il nuovo governo in carica nei confronti del contraente americano». In pratica, sostiene la memoria difensiva, quando l’8 maggio 2008 Tremonti giura da ministro, «l’accordo di acquisizione era già sostanzialmente concluso». E, anche volendo, il neo ministro non avrebbe potuto bloccarlo senza incorrere in un’incidente diplomatico e in una controversia giudiziaria. Non solo, lo Studio Virtax «è stato coinvolto solo nella fase di attuazione dell’accordo di acquisizione di Drs, in quanto l’operazione era stata già sostanzialmente conclusa» ben prima dell’8 maggio 2008. Altra questione riguarda poi l’accusa che la consulenza «sia stata, in realtà, priva di reale contenuto, e dunque inesistente». Ma, secondo Vitali, le cose stanno diversamente. Nell’arco di nove mesi», dal 28 marzo al 29 dicembre 2008, ci sarebbero «centinaia di email di consulenza», «non meno di 18 conference calls», «almeno 12 riunioni», «due sessioni di lavoro con varie riunioni a Washington» e «vari memorandum» a provare che quella consulenza, conferita da Finmeccanica con «un mandato congiunto allo Studio Virtax e allo Studio Legale Ernst & Young», era tutt’altro che fittizia. Ulteriore contestazione contenuta nella memoria riguarda poi le modalità di pagamento della parcella che, secondo il capo di imputazione, sarebbe stata saldata «in diverse soluzioni». Secondo Vitali, invece, l’accredito del compenso allo Studio Virtax è avvenuto l’11 marzo 2009, con un bonifico di 2.615.552,35 euro effettuato solo a seguito di emissione di regolare fattura, n. 93 del 2 febbraio 2009, e dopo l’invio di un “Rendiconto finale”, redatto insieme a Ernst & Young».
DATE SOSPETTE Poi c’è la difesa dell’ex direttore finanziario di Finmeccanica, Alessandro Pansa. Anche lui insiste molto sulle date, per confutare l’impostazione accusatoria che «suggerisce l’esistenza di un diretto collegamento fra la nomina del professor Tremonti come ministro dell’Economia, intervenuta in data 8 maggio 2008, e la conclusione dell’accordo di acquisizione di Drs». Prospettando, in altre parole, che «solo dopo il conferimento dell’incarico di consulenza allo studio Virtax, formalizzato lo stesso 8 maggio 2008 (e ritenuto dall’accusa puramente fittizio), il ministro Tremonti, in precedenza contrario all’operazione, abbia dato il suo benestare» consentendo «la conclusione dell’accordo tra le due società, intervenuto il 12 maggio». Una ricostruzione «del tutto irrealistica», secondo Pansa. Nonostante «la formalizzazione dell’incarico, intervenuta in data 8 maggio 2008», proprio nel giorno del giuramento di Tremonti da ministro. «La data di firma di un mandato a banche d’affari, a studi legali, a studi di consulenza fiscale costituisce un elemento di scarsa rilevanza – si legge nella memoria difensiva – Le lettere d’incarico sono il più delle volte formalizzate successivamente all’avvio dell’attività». Come avvenuto con lo studio Virtax che, sostiene Pansa, ha iniziato a lavorare «circa un mese prima dell’8 maggio». Diversamente, dal momento che «la conclusione dell’operazione (Finmeccanica-Drs) venne comunicata al mercato il 13 maggio 2008», cinque giorni dopo il conferimento del mandato di consulenza, si dovrebbe dedurre che i professionisti incaricati «avrebbero pensato, analizzato e testato, nel giro di pochissimi giorni, uno degli schemi essenziali attraverso i quali eseguire l’operazione». Quanto al compenso relativo al mandato di assistenza fiscale affidato a Virtax ed Ernst Young, Pansa precisa che «si trattava di un contratto congiunto, redatto su carta intestata di entrambi i professionisti». Il compenso fu inizialmente pattuito in 5 milioni di euro, poi scontato a 4, una cifra «di molto inferiore alle prassi di mercato per questo tipo di operazioni».
Twitter: @primodinicola @Antonio_Pitoni
Palazzi & Potere
Scandalo Finmeccanica: così Tremonti si difende di fronte alla Giunta del Senato
Sul tavolo l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Economia del governo Berlusconi. Che respinge gli addebiti in merito alla presunta tangente da 2,5 milioni di euro che il colosso pubblico avrebbe pagato al suo studio tributario Virtax. Per ottenere il via libera all’acquisizione della statunitense Drs
Il dossier all’ordine del giorno, sul tavolo della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, presieduta da Dario Stefano di Sinistra ecologia e libertà (nella foto in alto), è uno dei più scottanti. L’organismo di Palazzo Madama, che ha inaugurato la legislatura occupandosi del caso della decadenza di Silvio Berlusconi, in attesa di esaminare la domanda di arresto (ai domiciliari) a carico del presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, in quota Ncd, Antonio Azzolini, è alle prese con la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Giulio Tremonti. Che proprio ieri è stato ascoltato. La vicenda riguarda una presunta tangente da circa 2,5 milioni di euro che gli sarebbe stata versata da Finmeccanica, sotto forma di parcella per una consulenza fiscale («in realtà non eseguita e non necessaria», secondo i magistrati) affidata dal colosso di Stato allo Studio Virtax di cui lo stesso Tremonti è socio e fondatore, quando ricopriva la carica di ministro dell’Economia. Allo scopo, secondo gli inquirenti, di superare l’iniziale contrarietà dell’allora neo ministro all’operazione di acquisizione della statunitense Drs da parte dell’azienda di Stato. Tremonti e Vitali si sono rimessi alle rispettive memorie difensive, che ora la Giunta dovrà esaminare insieme a quella dell’ex direttore finanziario di Finmeccanica, Alessandro Pansa (anche lui ieri ascoltato in Senato), implicato nella vicenda con l’ex presidente Pierfrancesco Guarguaglini. Ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare questi documenti. Vediamo cosa dicono.
TANGENTE MASCHERATA Lo scorso ottobre, i pubblici ministeri del capoluogo lombardo, titolari dell’inchiesta, hanno trasmesso gli atti al Tribunale dei Ministri. Per tutti il reato contestato è quello di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Ma cosa sostiene l’accusa nel dettaglio? Secondo i pm, «in concorso tra loro, Giulio Tremonti in qualità di ministro dell’Economia e delle Finanze ed Enrico Vitali socio fondatore dello Studio Professionale Virtax… inducevano il presidente ed amministratore delegato della società Finmeccanica spa, Pier Francesco Guarguaglini, ed il direttore finanziario, Alessandro Pansa», nella fase di acquisizione della Drs, «a promettere prima e corrispondere in seguito», allo studio tributario «una somma pari a circa 2,5 milioni di euro, pagata in diverse soluzioni, delle quali l’ultima nel febbraio 2009». Pagamento, scrivono gli inquirenti, «apparentemente giustificato come corrispettivo di una consulenza riguardante i profili fiscali» dell’operazione di acquisizione della Drs, ma «in realtà non eseguita e non necessaria». Il tutto affinché il ministro dell’Economia (all’epoca Tremonti), in qualità di maggiore azionista di Finmeccanica, che «aveva esplicitato ai vertici» dell’azienda di Stato «la propria contrarietà all’operazione Drs, modificasse questa posizione, concedendone, quindi, l’avallo di natura politico-istituzionale».
REATO MINISTERIALE Una ricostruzione che le memorie difensive presentate in Giunta contestano punto per punto. A cominciare da quella prodotta da Tremonti. L’ex ministro, innanzitutto, mette in discussione la natura ministeriale del reato contestatogli. «L’operazione Finmeccanica-Drs è iniziata nel 2007, si è chiusa in aprile, i consigli di amministrazione sono stati convocati il 7 maggio 2008», scrive il senatore di Gal. Ricordando che «il Wall Street Journal ha la notizia già il 6» maggio. E, dal momento che «io ho giurato come ministro il giorno 8 maggio 2008», è il suo ragionamento, «se un “pactus sceleris” ci fosse stato, questo ci sarebbe dunque stato prima che io diventassi ministro». Insomma, l’eventuale condotta delittuosa si sarebbe consumata al di fuori dell’esercizio delle funzioni di ministro. Quanto al merito delle accuse, Tremonti contesta inoltre i contenuti del capo di imputazione per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. «Non è neppure indicato – rileva l’ex titolare di Via XX Settembre – quale sarebbe poi stato il reato ministeriale commesso, ovvero quali sarebbero poi stati gli atti ministeriali contrari ai miei doveri d’ufficio compiuti con una presunta distorsione della funzione ministeriale». In pratica, stando alla memoria difensiva, a suo favore deporrebbero principalmente le date: quella della conclusione dell’operazione Finmeccanica-Drs e quella, successiva, del suo giuramento da ministro (8 maggio) che escluderebbero la natura ministeriale del reato contestatogli.
CONSULENZA INESISTENTE Anche il socio di Tremonti nello Studio Virtax, Enrico Vitali, lamenta la mancata indicazione «della specifica condotta» a lui attribuita nel capo di imputazione. E anche nella sua memoria difensiva le date assumono centrale rilevanza. «La tesi accusatoria presuppone che la decisione di concludere l’accordo di acquisizione della società americana Drs da parte di Finmeccanica sia intervenuta subito a seguito della nomina a ministro dell’Economia del senatore Giulio Tremonti, avvenuta l’8 maggio 2008 – scrive Vitali – Infatti, sembra ritenere l’accusa, la decisione sarebbe stata presa solo con il cda del 10 maggio 2008 e l’accordo sarebbe stato siglato negli Stati Uniti il successivo 12 maggio». In pratica, dopo aver avuto la certezza che Tremonti era diventato ministro. Una cronologia che, però, Vitali considera fuorviante. Perché, argomenta, fra il 10 e il 12 maggio 2008 «si è soltanto dato seguito, sul piano attuativo, a decisioni strategiche assunte nella sostanza ormai mesi prima, con il concerto dei ministri degli Esteri, della Difesa e dell’Economia del precedente governo Prodi». E «non sarebbe stato possibile revocare il consenso da parte di Finmeccanica, senza incorrere in gravi conseguenze di natura giuridica, oltre che politica per il nuovo governo in carica nei confronti del contraente americano». In pratica, sostiene la memoria difensiva, quando l’8 maggio 2008 Tremonti giura da ministro, «l’accordo di acquisizione era già sostanzialmente concluso». E, anche volendo, il neo ministro non avrebbe potuto bloccarlo senza incorrere in un’incidente diplomatico e in una controversia giudiziaria. Non solo, lo Studio Virtax «è stato coinvolto solo nella fase di attuazione dell’accordo di acquisizione di Drs, in quanto l’operazione era stata già sostanzialmente conclusa» ben prima dell’8 maggio 2008. Altra questione riguarda poi l’accusa che la consulenza «sia stata, in realtà, priva di reale contenuto, e dunque inesistente». Ma, secondo Vitali, le cose stanno diversamente. Nell’arco di nove mesi», dal 28 marzo al 29 dicembre 2008, ci sarebbero «centinaia di email di consulenza», «non meno di 18 conference calls», «almeno 12 riunioni», «due sessioni di lavoro con varie riunioni a Washington» e «vari memorandum» a provare che quella consulenza, conferita da Finmeccanica con «un mandato congiunto allo Studio Virtax e allo Studio Legale Ernst & Young», era tutt’altro che fittizia. Ulteriore contestazione contenuta nella memoria riguarda poi le modalità di pagamento della parcella che, secondo il capo di imputazione, sarebbe stata saldata «in diverse soluzioni». Secondo Vitali, invece, l’accredito del compenso allo Studio Virtax è avvenuto l’11 marzo 2009, con un bonifico di 2.615.552,35 euro effettuato solo a seguito di emissione di regolare fattura, n. 93 del 2 febbraio 2009, e dopo l’invio di un “Rendiconto finale”, redatto insieme a Ernst & Young».
DATE SOSPETTE Poi c’è la difesa dell’ex direttore finanziario di Finmeccanica, Alessandro Pansa. Anche lui insiste molto sulle date, per confutare l’impostazione accusatoria che «suggerisce l’esistenza di un diretto collegamento fra la nomina del professor Tremonti come ministro dell’Economia, intervenuta in data 8 maggio 2008, e la conclusione dell’accordo di acquisizione di Drs». Prospettando, in altre parole, che «solo dopo il conferimento dell’incarico di consulenza allo studio Virtax, formalizzato lo stesso 8 maggio 2008 (e ritenuto dall’accusa puramente fittizio), il ministro Tremonti, in precedenza contrario all’operazione, abbia dato il suo benestare» consentendo «la conclusione dell’accordo tra le due società, intervenuto il 12 maggio». Una ricostruzione «del tutto irrealistica», secondo Pansa. Nonostante «la formalizzazione dell’incarico, intervenuta in data 8 maggio 2008», proprio nel giorno del giuramento di Tremonti da ministro. «La data di firma di un mandato a banche d’affari, a studi legali, a studi di consulenza fiscale costituisce un elemento di scarsa rilevanza – si legge nella memoria difensiva – Le lettere d’incarico sono il più delle volte formalizzate successivamente all’avvio dell’attività». Come avvenuto con lo studio Virtax che, sostiene Pansa, ha iniziato a lavorare «circa un mese prima dell’8 maggio». Diversamente, dal momento che «la conclusione dell’operazione (Finmeccanica-Drs) venne comunicata al mercato il 13 maggio 2008», cinque giorni dopo il conferimento del mandato di consulenza, si dovrebbe dedurre che i professionisti incaricati «avrebbero pensato, analizzato e testato, nel giro di pochissimi giorni, uno degli schemi essenziali attraverso i quali eseguire l’operazione». Quanto al compenso relativo al mandato di assistenza fiscale affidato a Virtax ed Ernst Young, Pansa precisa che «si trattava di un contratto congiunto, redatto su carta intestata di entrambi i professionisti». Il compenso fu inizialmente pattuito in 5 milioni di euro, poi scontato a 4, una cifra «di molto inferiore alle prassi di mercato per questo tipo di operazioni».
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B.COME BASTA!
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Mondiali di sci, Brignone d’oro nel gigante: distacco d’altri tempi alle avversarie. “Il sogno di una vita”
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Finalmente, dopo mesi di inspiegabili e indifendibili contrapposizioni, i giudici della Consulta sono stati nominati. Sono tutti nomi di alto livello e a ciascuno di loro vanno le nostre congratulazioni. È un bene che alla fine maggioranza e opposizione abbiano trovato un accordo ragionevole per evitare la paralisi di un'istituzione fondamentale, ma ora è tempo di mettersi rapidamente al lavoro perchè vanno affrontati e sciolti nodi importanti che riguardano non soltanto il funzionamento dello Stato ma soprattutto la vita di milioni di italiani". Lo dice Carlo Calenda sul voto dei giudici della Consulta.
Milano, 13 feb. (Adnkronos) - "Oggi è una giornata importantissima per noi perché riusciamo a portare in Italia un treno che è al top della tecnologia. Il treno già di suo è un mezzo green. In questo caso riusciamo a sostituire i treni diesel con i treni ad idrogeno e che quindi non hanno emissioni di Co2". Queste le parole di Marco Biffoni, responsabile commerciale e business development di Alstom Italia, l’azienda che ha realizzato il treno a idrogeno arrivato lo scorso 23 gennaio nel nuovo impianto di manutenzione e di rifornimento di idrogeno di Rovato.
Il convoglio, che fa parte dei 14 acquistati da Fnm nel progetto H2iseO grazie ai finanziamenti di Regione Lombardia, anche tramite risorse Pnrr, è giunto nel bresciano dal circuito di prova di Salzgitter (Germania) del costruttore Alstom. Biffoni poi spiega: "E' un treno che garantisce una capacità di trasporto importante in termini di passeggeri. E' estremamente innovativo perché è il primo treno in Italia che utilizza la tecnologia dell'idrogeno per produrre energia elettrica e quindi può sostituire quelli che sono i treni diesel. E' un gioiello di tecnologia e ha un'accoglienza per i passeggeri assolutamente importante".
Il treno a idrogeno è ora atteso da altre importanti tappe: "Ha già fatto una serie di test -conclude Biffoni- che gli hanno consentito tutta quella che è la messa a punto di un treno nuovo in termini di tecnologia. Ora sta facendo test di refueling dell'idrogeno dopodiché inizierà i test sul territorio sulla tratta Brescia-Iseo-Edolo per finire la messa a punto e poi procedere verso quella che sarà l'entrata del servizio commerciale".
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "La notizia dei licenziamenti di massa operati dalla cooperativa incaricata della gestione dei centri di Shengjin e Gjader conferma la debolezza e l'inadeguatezza di un progetto che fin dall'inizio ha mostrato evidenti criticità". Così la capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Affari Costituzionali della Camera, Simona Bonafè, commenta la decisione della cooperativa Medihospes di interrompere i contratti della maggior parte dei dipendenti assunti per la gestione delle strutture in Albania.
"Il cosiddetto 'Progetto Albania', voluto dalla premier Giorgia Meloni per la gestione dei migranti, si sta rivelando un'iniziativa fallimentare e dannosa per le casse dello Stato. Si tratta di uno spreco di denaro pubblico che supera il miliardo di euro, risorse che potevano essere investite in servizi essenziali per i cittadini italiani, come sanità, istruzione e welfare".
“Il governo prenda atto del fallimento del progetto e non insista con ulteriori strappi istituzionali e interventi legislativi che rappresenterebbero solo un accanimento nel tentativo di mantenere in vita un'iniziativa ormai compromessa”.
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - “Il rispetto della Costituzione da sempre ha guidato e guida i nostro comportamenti parlamentari. E anche oggi il rispetto della Carta ci ha guidato nel voto dei quattro giudici della Corte. A loro vada il nostro augurio di buon lavoro: si tratta di alti profili che siamo certi avranno la Carta come stella polare del loro agire". Così il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia.
"Come Pd avevamo sempre auspicato il rispetto del compromesso costituzionale previsto dalla Carta che chiede espressamente un confronto tra maggioranza e opposizione e il rispetto reciproco. E’ positivo che in questo senso abbiano lavorato Elly Schlein e Giorgia Meloni. Su queste basi hanno sempre lavorato il Pd e i suoi gruppi parlamentari. Siamo riusciti a tenere unite le opposizioni e insieme abbiamo costruito un dialogo positivo con la maggioranza. Ora la Corte torna nella pienezza della sua composizione e dovrà affrontare delicati dossier che riguardano complesse vicende sociali e istituzionali. Oggi, nonostante il confronto politico verta su questioni che riguardano temi molto delicati, dalla separazione dei poteri ai rapporti tra apparati dello Stato, siamo riusciti tutti a rispettare il dettato costituzionale".
"Resta un rammarico: ci saremmo augurati che anche sulle grandi questioni che hanno caratterizzato questa metà legislatura la destra avesse utilizzato questo rispetto per la Costituzione: avremmo evitato scontri duri come quelli in corso su premierato, autonomia e giustizia. Per quello che ci riguarda, nel Paese e in Parlamento, noi continueremo a farlo”.
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - Accompagnare le imprese nel percorso verso la sostenibilità aziendale articolata nelle tre dimensioni Esg, ambientale, sociale e di governance, per aumentare la competitività, mettendo al centro il capitale umano. Questo l’obiettivo del progetto di Federimprese Europa, in partnership con Confederazione Nazionale Esercenti (Cne), che insieme hanno creato un dipartimento ad hoc, un registro/albo per ‘Sustainability Manager’ (Smc) e un Comitato Tecnico Scientifico che valuti l'impatto di ogni idea-progetto.
Compito del Sustainability Manager l’elaborazione di un assessment dell’impresa che fotografi lo stato attuale dell’azienda rispetto all’obiettivo di sostenibilità con un’analisi approfondita dell’impatto ambientale di ogni singola attività aziendale e di tutte le attrezzature e le risorse presenti all’interno dell’organizzazione.
Una volta raccolti tutti i dati, l’Smc sottopone il report al Comitato Tecnico che lo analizza, stabilisce la distanza da percorrere e tutti i passi necessari al raggiungimento del traguardo della sostenibilità in impresa con un progetto di durata triennale che prevede tutti gli interventi che l’azienda eseguirà in ambito Esg sostenuti da una pianificazione personalizzata di accesso alle più importanti risorse di finanza agevolata. Inoltre, verrà svolto un percorso di monitoraggio durante tutta la fase di attuazione del progetto di sostenibilità aziendale verificandone gli sviluppi.
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - Accompagnare le imprese nel percorso verso la sostenibilità aziendale articolata nelle tre dimensioni Esg, ambientale, sociale e di governance, per aumentare la competitività, mettendo al centro il capitale umano. Questo l’obiettivo del progetto di Federimprese Europa, in partnership con Confederazione Nazionale Esercenti (Cne), che insieme hanno creato un dipartimento ad hoc, un registro/albo per ‘Sustainability Manager’ (Smc) e un Comitato Tecnico Scientifico che valuti l'impatto di ogni idea-progetto.
Compito del Sustainability Manager l’elaborazione di un assessment dell’impresa che fotografi lo stato attuale dell’azienda rispetto all’obiettivo di sostenibilità con un’analisi approfondita dell’impatto ambientale di ogni singola attività aziendale e di tutte le attrezzature e le risorse presenti all’interno dell’organizzazione.
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Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Il licenziamento dei lavoratori dei centri in Albania è l’atto finale di una farsa che è durata anche troppo. Il governo riconosce, di fatto, che li considera dei gusci vuoti". Lo scrive su X Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera.
"E se Piantedosi smentisce l'ipotesi di una chiusura è solo perché non sanno come uscirne. Lo vogliamo rassicurare: la faccia l’hanno già persa. Ammettano che hanno sbagliato e si scusino per il miliardo dei cittadini italiani buttati nel più costoso e disastroso spot della storia politica italiana", conclude.