Giù le mani dall’auto. Ne avevamo già scritto. Questa volta a dirlo è Rupert Stadler, Ceo Audi, nel suo intervento all’Economic Conference della Cdu a Berlino. Il manager tedesco, dopo aver dato il benvenuto alle aziende It che mostrano interesse al mondo dell’auto, Google, Apple, Uber, Baidu, … è andato giù duro: “L’auto è un oggetto privato, l’unica persona che può avere accesso ai dati raccolti a bordo è il guidatore”. Con tanto di punto esclamativo finale nello speech consegnato alla stampa.
D’altronde per Stadler (e non solo), l’obiettivo del mondo della Silicon Valley è chiaro: “Nel 2020, metà del valore di un’auto sarà il suo contenuto digitale”. Quando si guiderà un’auto, si viaggerà contemporaneamente anche su un’autostrada digitale parallela e il veicolo diventerà “una fonte consistente di profitti grazie all’incredibile mole di dati raccolti”. Il Ceo di Audi poi continua: “Il guidatore dovrà essere al centro di tutto questo e non subirne le conseguenze”, per questo l’industria tedesca avrebbe preso seriamente la questione della privacy, trattando tutto in modo trasparente.
Insomma, cookies e data collectors che sono normali sul web, non potranno esserlo a bordo di un veicolo. Difficile dargli torto.
PS: per la cronaca l’attacco di Stadler è andato anche oltre i data. E’ così facile fare un’auto? Uno smartphone si può permettere, magari solo per essere stato al sole per qualche minuto, di non funzionare, l’auto deve viaggiare che fuori ci siano -40 oppure 85 gradi. Ci sono computer che vanno in crash e per farli ripartire l’unico modo è spegnere e riaccendere: vi immaginate la stessa cosa su un’auto in corsa in autostrada? La sfida sembra solo appena iniziata.