VULCANO
di Jayro Bustamante – Guatemala 2015, dur. 101 – Con María Mercedes Croy, María Telón
La ieratica solennità della natura e il solito corruttibile e fatuo mondo urbano. Vulcano del guatemalteco Bustamante si muove sul doppio asse della riflessione socio-politica e del realismo antropologico. Uno sguardo che sfiora il documentaristico e staziona sull’etnografico, nel seguire la storia della 17enne Maria, contadina appartenente a una tribù maya, promessa sposa del proprietario della piantagione di caffè in cui lavora il padre, ma desiderosa di vedere la città oltre il vulcano (attivo) che sta sullo sfondo, e quindi attratta dal coetaneo più carino che là vuole fuggire. Circostanze non volute la porteranno comunque ad un’incursione nell’altro mondo dove vige uno dei più prolifici mercati di neonati. La maledizione dei serpenti, mucche agonizzanti e maiali sgozzati e scuoiati per davvero, una copula con sfregamento sulla radice di un albero, rendono il film respingente e duro, ma anche inatteso e affascinante. E proprio su quella soglia di incomprensione e intraducibilità tra indios e cittadini borghesi che si condensa lo scarto linguistico che potrebbe all’apparenza sembrare di puro esotismo rappresentativo. Invece Vulcano non è un film sulla cultura indigena, ma un film che si sviluppa senza carinerie all’interno di essa. 4/5