“Sulla denuncia per il campo rom La Barbuta, ci hanno isolato. Oggi capiamo il motivo”. A dirlo è il presidente dell’Associazione 21 luglio, Carlo Stasolla, in un’intervista a ilfattoquotidiano.it, svelando, alla luce dell’inchiesta bis di Mafia Capitale, gli accordi segreti che si celavano dietro la costruzione, sui terreni del Comune, del nuovo campo nomadi ‘La Barbuta’. Una ATI (Associazione temporanea d’impresa) formata dalla multinazionale francese del bricolage Leroy Merlin, dalla Comunità Capodarco di Roma e dalla ditta Stradaioli avrebbe dovuto farsi carico dell’abbattimento del vecchio campo e della realizzazione e della gestione di un nuovo villaggio: 10 milioni di euro il costo. Il colosso francese avrebbe avuto una concessione per 99 anni e il permesso a costruire un nuovo centro commerciale. L’accordo veniva denunciato dall’Associazione il 1 ottobre 2014 durante una conferenza stampa nel rapporto “Terminal Barbuta”. L’affare, secondo quanto emerge dalle intercettazioni del Ros dei carabinieri, faceva gola a Salvatore Buzzi, capo della cooperativa 29 giugno, ora in carcere. “Ho visto una cosa enorme, sono stato a un incontro con Leroy Merlin”, racconta Buzzi al telefono con il suo collaboratore Carlo Guarany nel mese di settembre. Alla conferenza stamapa del primo ottobre era stato invitato l’assessore alle politiche sociali di allora, Rita Cutini che non si presentò. Un’assenza anonala per Stasolla che solo oggi riesce a spiegarsi. Infatti, da una serie di telefonate agli atti dell’inchiesta, Buzzi avrebbe esercitato una pressione sul dirigente del Gabinetto del Sindaco Ignazio Marino, Mattia Stella, per impedire la partecipazione dell’assessore Cutini all’evento organizzato dalla Onlus 21 luglio. Buzzi contatta Mattia Stella che sulla questione risponde: “Vedo un attimo di intercettà, tanto quella chi ce parla…Ok, ciao, ciao”. Secondo Stasolla, Buzzi era riuscito nel suo intento: impedire all’assessore di intervenire. “Il convegno s’era tenuto nella sede dell’assessorato alle Politiche sociali – dichiara Stasolla – mentre l’assessore era nella sua stanza”. Stasolla aggiunge altro: “L’impressione che ho avuto è che la Cutini non sapesse nulla del progetto”. La questione era gestita direttamente dal gabinetto del Sindaco come risulta da un’altra conversazione tra Buzzi e Silvia Decina, capo della segreteria di Marino che avrebbe ricevuto da Lionello Cosentino, allora segretario del Pd romano, la documentazione del progetto Leroy Merlin da parte del capo della 29 giugno. A gestire la pratica era anche Erica Battaglia, presidente della commissione politiche sociali del Comune e figlia di Augusto Battaglia, presidente della cooperativa Capodarco (ex assessore regionale alla Sanità del Lazio -Pd), configurando un conflitto d’interessi. Alla luce della seconda parte dell’inchiesta, Stasolla trova una spiegazione alle minacce ricevute un anno fa: era il 16 luglio 2014, nel corso di una conferenza stampa di presentazione del rapporto ‘Campi Nomadi s.p.a.’, un capo rom minacciò di morte Stasolla con queste parole: “Se parli ancora del campo La Barbuta ti mando in coma” (tutto ripreso dalle telecamere del Fatto.it), rivoltegli da Sartana Halivovic, rappresentante dei nomadi de La Barbuta e considerato, secondo la ricostruzione di Stasolla (scortato ancora dalla Digos), l’intermediario con i rom per conto del gruppo che doveva favorire, senza ostacoli, l’ingresso della multinazionale francese di Loredana Di Cesare, riprese e montaggio Mauro Episcopo
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