Sotto accusa l'ex direttore, Alberto Ravecca, amico di vecchia data del senatore craxiano Barani (con il quale condivide anche un'inchiesta per corruzione). Per la Procura il dirigente ha aumentato la liquidazione per farsi una "pensione d'oro". Ma è solo uno delle indagini che hanno travolto l'ente apuano
Ha “taroccato” la sua liquidazione pompandola fino a 700mila euro e ottenendo così una pensione d’oro. Come se non avesse già problemi con la giustizia Alberto Ravecca, ex direttore della Camera di Commercio di Massa Carrara, dovrà rispondere anche a questa nuova accusa. Ravecca, amico di vecchia data del senatore craxiano Lucio Barani (eletto con il Pdl e iscritto al Senato al gruppo Gal), condivide con l’ex sindaco di Aulla anche un’accusa di corruzione per una storia di favori, cene e assunzioni in cambio di controlli più blandi su una discarica della Lunigiana. Adesso l’accusa formulata dalla Procura è peculato: secondo i pm di Massa, Ravecca è riuscito, chissà come e con l’aiuto di chi (è ciò che stanno verificando gli inquirenti), a dare un ritocchino al trattamento di fine rapporto, ottenendo, in questo modo, una pensione da pascià, non dovuta. Questa nuova indagine è partita da un’altra sulle spese pazze in Camera di Commercio, causate da quella che il procuratore capo Aldo Giubilaro ha definito “un’associazione a delinquere capeggiata dall’ex presidente Norberto Ricci di cui tutti avevano soggezione”.
Questa volta protagonista unico (per ora) della vicenda è Ravecca. Tutto parte da un’indagine del 2012 su una presunta gestione “allegra” dei fondi della Camera di commercio, che ha portato poi a una matriosca di inchieste giudiziarie. Da rimborsi a spese fantasma a costi di progetti truccati per intascare i soldi. Da un concorso su misura per assegnare la poltrona di segretario generale a una dirigente amministrativa a quest’ultimo capitolo. Le accuse piovono sull’ente camerale e l’ex dirigente, Ravecca, se le prende tutte. Entrato nella Camera di commercio di Livorno nel 1965, appena 25enne, dopo un breve periodo come insegnante di lettere in una scuola media di Sarzana, è diventato segretario generale a Massa Carrara nel 1981. E da lì non si è più mosso fino al 2008, andando in pensione poco dopo con la superliquidazione da 700mila euro.
In quegli anni ha raccolto una sfilza di accuse. La Procura gli contesta, in questo intreccio di indagini partite nel 2012, l’abuso di ufficio per aver impiegato tre dipendenti per scopi personali e il peculato per la riscossione dalla Camera di commercio di Imperia (dove è stato commissario dal 2008 al 2010), di 1.700 euro per un pranzo consumato molto prima del suo incarico e un altro da 965 euro, anche questo non collegato alla sua funzione. Inoltre, nel 2009, secondo i magistrati, ha affidato un’indagine all’Istituto studi e ricerche di Carrara, costato 5.500 euro, fatturandolo però 1.700 euro in più: 7.200.
Infine l’ inchiesta in cui è coinvolto anche il senatore Barani. Qui in ballo c’è un intreccio di favori e regali col fine ultimo di allentare i controlli sulla discarica di Fornoli, sito di stoccaggio di rifiuti urbani attivo negli anni Ottanta a Villafranca, Comune di cui Barani all’epoca era sindaco. Oltre a cene e casse di vino, l’ex sindaco, per chi indaga, cercò di “comprare” il beneplacito del dirigente all’ambiente della Provincia, Giovanni Menna, assumendo la figlia in Comune, che poi, in un secondo momento, sarebbe finita proprio alla Camera di commercio di Massa Carrara, in tutt’altro settore, per uno stage di parecchi mesi ma ben retribuito. Una coincidenza che è costata a Ravecca un’altra accusa: quella di corruzione.