Nell’anno passato, proprio di questi tempi, Venezia era nei guai per il Mose che anziché ripararla dai guai stava travolgendo il sindaco Orsoni e Giancarlo Galan (e giusto ora siamo al ballottaggio per la successione). Quest’anno abbiamo “Mafia capitale”, col sindaco Marino che è vissuto come un masso nella scarpa dalla gran parte degli interessi locali di tipo “mafioso”, (ma, a costo di parere sempliciotti, forse basterebbe dire “clientelare”, che nella sua normalità ci pare anche peggio) e il presidente della Regione, Zingaretti che è diuturnamente impegnato a distinguersi dal cerchio tragico di alcuni immediati collaboratori. Cosa fare, si domandano in molti? Dare tempo a Sindaco, Presidente e Procuratore di disarticolare la rete che stringe Roma? Oppure ricorrere al lavacro elettorale, che però (sono i disagi della democrazia elettoralistica condita con le preferenze, come tuttora avviene per i consiglieri comunali), potrebbe convenire innanzitutto a quelli che senza sassi nelle scarpe riprenderebbero a correre come e meglio di prima?
Due stagioni, due scandali, l’ennesimo problema del Paese di tirarsi fuori da quel che è (stato?) per diventare più utile a se stesso. E aggiungete la sfida degli sbarchi, infittiti dalla buona stagione proprio come l’anno passato di questi giorni. Quanto freme la platea televisiva dinanzi a cotante sfide? Siamo a un nuovo 1992 televisivo? I segnali sono contradditori.
Ad esempio, con le stazioni di Roma e Milano dove vagano gli scampati ai naufragi, ci aspetteremmo che La Gabbia di Gianluigi Paragone desse il meglio e il peggio di sé. In effetti i collegamenti dalla stazione di Milano non erano quel condensato di finto stupore e vera ferocia che avremmo dato per scontato. Ottimo risultato col 4,86% di share, ma forse il deficit di canagliaggine non è convenuto perché nel corrispondente mercoledì dell’anno passato Paragone aveva conquistato addirittura il 6%. E dunque il sobbalzo rispetto ai risultati medi dell’anno potrebbe essere stagionale piuttosto che eccezionale.
In compenso il giorno prima la coppia di Giannini (7,55%) e Floris (6,46%) aveva, caso unico superato nella somma (13%) il dato (11,2%) del corrispondente Ballarò del 2014. Ma non facciamo in tempo a dedurne che l’attenzione del Paese sta crescendo insieme con l’allarme per le sorti dei democratici e degli onesti, che ci arriva la doccia fredda verificando che l’ascolto dei TG delle ore 20 (TG1, TG5, TG7) è diminuito dell’ 1,5% (cresciuto di mezzo punto il TG1, che conferma di essere in spolvero, in flessione dello 0,7% il TG5, in cedimento dell1,2% il TG7, che pure è quello concepito per cogliere i momenti più fremebondi di attenzione alla politica). Aggiungete che anche Lilly Gruber (-1%) risente dello scivolamento della fascia che la precede.
Così, salvo errori od omissioni, comincia a radicarsi il sospetto che tutta questa emergenza il pubblico non la sente propria e che la consideri, anzi, un po’ come la scoperta dell’acqua bollente. Che si sa che esiste, ma che fa notizia solo per chi ci cade dentro.