Solo da poche settimane Baku 2015 può dire di aver vinto la sfida più delicata e ricca: quella dei diritti tv. La visibilità di un evento nuovo e periferico come quello al via venerdì 12 giugno sulle rive del Caspio è rimasta a lungo un punto di domanda, la serie di accordi firmati con le tv internazionali fa tirare un sospiro di sollievo agli organizzatori dei primi Giochi Europei.
Le coperture variano da paese a paese: in Gran Bretagna il servizio è affidato a BT Sport e negli Stati Uniti a Universal Sports, mentre in Africa la firma del contratto con Fox Sports per la diffusione dell’evento in 25 paesi è arrivata meno di una settimana fa. In Italia i diritti sono stati acquisiti da Sky, che seguirà i 17 giorni di gare con un canale dedicato.
Chi deciderà di incollarsi allo schermo, complice la scarsa controprogrammazione del periodo, si dovrà districare tra le performance agonistiche di ottimi atleti e giovani interessanti e i prevedibili momenti di imbarazzo. I Giochi di Baku, assegnati due anni e mezzo fa a Roma alla munifica capitale azera, sono un cocktail di discipline tradizionali, rivisitazioni e nuove specialità più o meno stranianti.
Quarantanove paesi del Vecchio Continente porteranno nel Caucaso oltre 6mila atleti, tutti ospitati a spese del governo di Ilham Aliyev nei mille appartamenti che compongono l’avveniristico villaggio olimpico. Curiosità: l’Azerbaijan pagherà vitto e alloggio anche alla delegazione armena, con cui il paese è formalmente in guerra per la questione del Nagorno Karabakh.
Le medaglie in palio sono 253 per 20 diversi sport. Il calendario è inaugurato da quelli acquatici, riservati alle categorie giovanili. Non mancano le scelte controverse: l’atletica è quasi del tutto esclusa, mentre la lotta assegnerà 24 titoli. Tutte le categorie riconosciute dalla United World Wrestling andranno a medaglia, circostanza destinata a favorire gli atleti dell’Est Europa.
L’Italia può dire la sua, oltre che nella boxe, nelle arti marziali. La livornese Giulia Quintavalle, oro olimpico nel judo a Pechino 2008, sarà la portabandiera della selezione nazionale, che spera di brillare anche in karate e taekwondo. Assenti i big di casa nostra, invece, nella scherma, da sempre garanzia di soddisfazioni. In Azerbaijan spazio alle promesse, che proveranno a insidiare campioni come Olga Kharlan o i francesi Borel e Jerent.
Non mancano le stelle nella ginnastica, divisa in numerose discipline. Ritorna in pedana la russa Aliya Mustafina, che mira a diversi ori. L’Italia fa conto sulle doti alle parallele di Giorgia Campana. A Baku ci saranno anche tiro a volo e con l’arco (dove presentiamo medaglie d’oro olimpiche come Jessica Rossi e Chiara Cainero, Michele Frangilli e Mauro Nespoli) canoa, tennis tavolo, badminton e triathlon, mentre le gare di ciclismo entreranno nel vivo già nel fine settimana: non solo prove su strada e mountain bike, ma le evoluzioni delle BMX. Il beach volley, specialità olimpica dal 1996, sarà affiancato dal beach soccer. Il basket ci sarà, ma sotto forma di 3 contro 3. Le gare più attese, per ovvi motivi, sono quelle che valgono come qualificazione alle prossime Olimpiadi. A Baku daranno l’accesso a Rio de Janeiro 2016 i piazzamenti di undici competizioni: tiro con l’arco e tiro a segno, pugilato, atletica, ciclismo, nuoto, tennis da tavolo, taekwondo, triathlon, lotta e volley. Sono moderne, capienti e dotate di ogni comfort le strutture che ospiteranno le gare.
Baku 2015 è un’occasione unica per cacciare sotto il tappeto la polvere di turbo affarismo e penuria di diritti, per cui la vetrina deve luccicare. Quindici le arene a disposizione degli atleti, quasi tutte realizzate negli ultimi mesi con gran dispendio di soldi e forza lavoro. Peccato che, dopo la cerimonia inaugurale, i 68mila posti a sedere del Baku Olympic Stadium saranno occupati, forse, solo per la due giorni della residuale atletica. Perfetta sintesi delle contraddizioni di un evento fuori scala, di cui non molti sentivano la necessità.