Era stata approvata a larga maggioranza. E con procedura d'urgenza. Ma la nuova normativa che stabiliva l'incompatibilità per l’appartenenza ad associazioni segrete per i ruoli istituzionali più importanti è stata alla fine stoppata dai Capitani reggenti. Ecco con quali motivazioni
Era stata approvata a larga maggioranza dal Parlamento sammarinese con procedura d’urgenza a fine maggio, ed il voto finale era stato accolto dalla stampa e dai politici del Titano come una conquista; ma la legge “Anti Massoni” nella politica e nella pubblica amministrazione della Repubblica del Titano accusa una battuta di arresto. I Capitani Reggenti, come nella piccola Repubblica nel cuore della Romagna si chiamano i capi di Stato che restano in carica solo per sei mesi, hanno infatti deciso di non promulgare le “Norme di incompatibilità per l’appartenenza ad associazioni segrete“, rinviandola al Consiglio Grande e Generale (il Parlamento), che aveva varato il testo lo scorso 28 maggio con 43 sì, sei no ed un astenuto.
In una nota di accompagnamento al testo rinviato, la Segreteria Istituzionale, la struttura amministrativa dei Reggenti Andrea Belluzzi e Roberto Venturini, si spiega che esso è da ritenersi “non conforme alle disposizioni ed ai principi della Dichiarazione dei Diritti, e più precisamente alle regole in materia di gerarchia delle fonti normative in esso previste”. Il dito viene puntato sul fatto che il provvedimento mira “ad introdurre incompatibilità, con conseguente decadenza, per determinati ruoli istituzionali tra cui i Capitani Reggenti, i membri del Consiglio Grande e Generale e del Congresso di Stato (equivalente in Italia al Consiglio dei Ministri), magistrati del tribunale, membri della corte del Trust e del Collegio Garante della Costituzionalità delle norme (la Corte Costituzionale di San Marino)”. Incompatibilità che, secondo la nota, “a mente della Dichiarazione dei Diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell’Ordinamento sammarinese devono essere disciplinate con legge qualificata e quindi con legge gerarchicamente sovraordinata alla legge ordinaria”.
Per questo, secondo la Reggenza, il testo approvato a fine maggio “risulta inidoneo a produrre il risultato perseguito in quanto incapace di andare a modificare la normativa vigente in materia di incompatibilità delle figure indicate”. E “viola la Dichiarazione dei Diritti. E quindi norme costituzionali”.