In un mercato pieno di piccole Suv che si spacciano per “fuoristrada”, c’è qualcuno che il fuoristrada lo sa fare davvero. Lo dice con orgoglio Suzuki Italia, che ha a listino l’unica “mini 4×4” con marce ridotte, la sempreverde Jimny, lunga appena 3,68 metri, come una Panda: prima di trovare un altro modello con le ridotte bisogna salire fino ai 4,22 metri della Jeep Wrangler. La Jimny è una mosca bianca nel segmento: i clienti prediligono le crossover dall’aspetto aggressivo, ma le usano al massimo per avventurarsi sui marciapiedi, e per questo le scelgono principalmente con la sola trazione anteriore.
Per chi ha bisogno invece di un mezzo piccolo ma che sia capace di sfidare le pendenze più estreme, c’è lo scricciolo giapponese, capace di fare cose davvero sorprendenti, come ha dimostrato ai giornalisti invitati al Parco Dora, a Torino, a scendere e salire scalinate, a “guadare” piccoli canali di cemento e ad arrampicarsi sui muretti. Merito di quel tasto “low gear”, del passo corto, degli sbalzi quasi inesistenti e di una tempra da arrampicatrice d’altri tempi. Nata nel 1998, la Jimny è una veterana del mercato italiano e oggi se la deve vedere con una miriade di modelli più moderni. Per rinfrescarne l’immagine, la Suzuki ha ideato la versione speciale Jimny Street in 90 esemplari, riconoscibile per un tocco di belletto – arancione su carrozzeria bianco-grigia – per il copriruota decorato e per la presenza del navigatore satellitare. La Street costa 19.900 euro, 2.300 in più della versione base. Sotto il cofano, c’è sempre il 1.3 a benzina da 85 CV.
Salire a bordo della Jimny è un piccolo viaggio nel tempo, perché non siamo più abituati a quel cambio dallo stelo lungo, a certe manopole, alla seduta alta e ai sedili posteriori dallo schienale bassissimo. Anzi, non siamo nemmeno più abituati alle Suv a tre porte e quattro posti, ma l’unicità del modello e l’affetto degli appassionati garantiscono comunque un migliaio di contratti al mese in Europa: “Non ne vendiamo di più”, dice Suzuki Italia, “solo perché non ce le mandano dal Giappone”. Da quando la nuova Vitara ha rinunciato alle marce ridotte, l’unica “dura e pura” delle Suzuki è rimasta lei.