Monica Cirinnà è ottimista. Il testo sulle unioni civili è in esame in Commissione in questi giorni, depurato dagli emendamenti ostruzionistici (saranno presi in considerazione solo quelli che hanno valenza modificativa) e in estate si dovrebbe arrivare a una legge di tutela per le coppie formate da persone dello stesso sesso. “Un provvedimento che non conferisce solo diritti, ma anche doveri. Perché è questo che chiedono le coppie gay e lesbiche: un’assunzione di responsabilità di fronte lo Stato”.
Unioni civili: questo l’argomento del dibattito svolto ieri al Pride Park presso la Città dell’Altra Economia. Domani, 13 giugno, per le vie del centro della capitale marcerà infatti il consueto corteo per chiedere alle istituzioni piena parità giuridica e la fine delle discriminazioni per la gay community. Come già da qualche anno, il Coordinamento del Roma Pride ha offerto alla cittadinanza una settimana di convegni, presentazioni di libri, cinema e spettacoli teatrali per creare ponti di discussione tra il movimento arcobaleno e la società civile.
All’incontro – moderato da Andrea Maccarrone, portavoce del pride romano – si è discusso delle civil partnership, dell’iter legislativo in atto e sui rischi di un loro depotenziamento da parte dei settori parlamentari più retrivi. “Le stepchild adoption e la reversibilità della pensione sono il minimo sindacale” ha dichiarato il senatore Alberto Airola del M5S, mentre Monica Cirinnà annuiva alle sue parole “se queste dovessero venir meno non voteremmo il provvedimento: perché i gay dovrebbero accedere a un istituto in cui non si riconoscono?”.
Giuseppina La Delfa, presidente di Famiglie Arcobaleno, ha fatto notare il paradosso per cui il movimento Lgbt è costretto a difendere un testo che non gli piace, poiché restrittivo e carente: “Le stesse stepchild sono insufficienti. Potrò adottare mio figlio, ma l’adozione non sarà legittimante nei confronti del resto della mia famiglia di appartenenza. Non sarà, cioè, nipote di mio padre e mia madre. Se io dovessi morire prima dei miei genitori, le loro proprietà non si trasferirebbero a lui”. E poi, oltre gli aspetti materiali, c’è un elemento etico non indifferente: “Questa legge ci obbligherebbe ad adottare figli già nostri”. E l’alternativa dell’affido, ventilata dai cattolici del Pd per evitare l’adozione del figlio del partner? “Una caricatura inaccettabile”, tuona La Delfa.
Vincenzo Branà – presidente del Cassero, la storica associazione bolognese, anche lui presente al tavolo di lavoro – ha ricordato alcuni limiti culturali del nostro paese e delle istituzioni: “Dovremmo avviare una riflessione non solo sul testo del ddl, ma anche sul contesto. Vi porto l’esempio delle due Alessandre. Una di loro prima era un uomo, poi ha cambiato sesso. Era sposata con una donna e hanno deciso di rimanere sposate. Lo Stato ha annullato la loro unione, ma il Tar ha dato ragione alla coppia. È un matrimonio, il loro, tra persone dello stesso sesso. Ma il ddl sulle unioni civili ridimensionerebbe la loro unione, toglierebbe alcuni diritti che già hanno”. Branà, inoltre, fa notare altri aspetti fondamentali: “Si è detto che la reversibilità pensionistica è una spesa minima, che quindi la copertura c’è”. Bisogna però uscire da questa logica difensiva, “anche quando dovessimo costare molto di più, si deve capire che quei soldi spettano alle persone Lgbt, perché come tutti, pure noi paghiamo le tasse”. A uguali doveri, insomma, uguali diritti.
Ad un certo punto, il discorso coinvolge anche il pubblico. La Delfa fa notare, a chi glielo chiede, che la parte avversa non ha argomenti seri contro le famiglie di gay e lesbiche: “Dicono di voler difendere la famiglia tradizionale, ma sono solo contro i diritti di milioni di persone”. Le fa eco Airola: “Non sono i matrimoni tra persone dello stesso sesso a rovinare la società, bensì le politiche dissennate degli ultimi governi, anche quelli in cui era Giovanardi, che hanno tagliato la spesa sociale e i servizi per i cittadini”. Altri dubbi vengono espressi sui numeri e le reali intenzioni del Pd. Ma Cirinnà, appunto, è ottimista: “Abbiamo il sostegno di diversi laici di Forza Italia. E c’è la volontà politica di Renzi in persona: mi chiama ogni giorno per informarsi, mi incoraggia ad andare avanti”.
Insomma, il clima sembra cambiato. Non resta che aspettare. Intanto, nell’attesa, ci vediamo tutti e tutte domani al Roma Pride. E buona festa dell’orgoglio!