Qualunque cosa la compagnia delle coop chieda, l'Ivass la concede anche a costo di rimangiarsi i provvedimenti e i paletti fissati nel dare il via libera alla fusione con FondiariaSai. Lo dimostra il via libera alla permanenza di Carlo Cimbri al vertice di controllata e controllante. E la presenza nell'authority di funzionari in conflitto d'interesse
Qualunque cosa Unipol chieda, l’Ivass la concede anche a costo di rimangiarsi i provvedimenti e i paletti fissati nel dare il via libera alla fusione con FondiariaSai. La riprova? E’ arrivata puntuale giovedì sera con un comunicato congiunto Unipol-UnipolSai in cui si informa il mercato che Carlo Cimbri manterrà la carica di amministratore delegato di entrambe le società fino all’approvazione del bilancio 2015, cioè per un altro anno. Una comunicazione sorprendente in quanto l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni aveva disposto che la governance del gruppo avrebbe dovuto cambiare entro 18 mesi dalla data di efficacia della fusione, con la nomina di due distinti amministratori delegati.
Il termine per ottemperare alla disposizione sarebbe scaduto il 6 luglio prossimo, ma Unipol ha chiesto e ottenuto dal “controllore” una proroga. Singolare la motivazione: “garantire, per le fasi residuali del processo di integrazione in atto, la continuità di indirizzo gestionale e un adeguato grado di coordinamento e presidio delle predette società”. Ancor più singolare il fatto che l’Ivass abbia ritenuto “meritevoli di considerazione” le argomentazioni addotte da Unipol, accogliendone la richiesta: evidentemente l’integrazione non sta andando come sperato soprattutto sotto il profilo finanziario, visto che si parla di “coordinamento e presidio” tra una holding – Unipol – e la compagnia di assicurazioni da essa controllata, UnipolSai.
Per dare l’ok a quella che è a tutti gli effetti l’ennesimo favore, l’Ivass prescrive – a mo’ di foglia di fico – che “al fine di favorire un riequilibrio dei poteri tra gli organi delegati di UnipolSai, si provveda a dare maggior impulso all’attività del Comitato esecutivo”. Come e in quali termini, però, non lo si dice e Cimbri potrà dunque agire del tutto indisturbato come accaduto finora. Come mai il controllore è così conciliante con le esigenze del controllato? Una risposta parziale la si può trovare nella storia stessa dell’Ivass e del suo organigramma. Con lo scandalo Ligresti che ha travolto Giancarlo Giannini e l’Isvap da lui presieduta, la vigilanza sulle assicurazioni è finita in capo alla Banca d’Italia e ha preso il nome di Ivass. Nome nuovo, ma più o meno le stesse persone: la Vigilanza è stata affidata a Roberto Roberti che all’epoca di Giannini era il responsabile della Vigilanza su Fondiaria e poi su Unipol, mentre a capo del servizio Tutela del consumatore troviamo Elena Bellizzi, molto vicina all’ex vicedirettore generale dell’Isvap Flavia Mazzarella, al centro di intercettazioni molto imbarazzanti con Cimbri proprio sulla vicenda Unipol-FonSai. Mazzarella è tuttora dirigente dell’Ivass. Ma gli amici di Unipol arrivano fino ai vertici dell’Istituto di vigilanza presieduto da Salvatore Rossi, che è anche direttore generale della Banca d’Italia. Nel consiglio dell’Ivass, composto da tre membri, fa parte il professor Riccardo Cesari, stimato accademico bolognese, nonché consulente di Unipol di vecchia data. Al tempo della sua nomina vennero sollevate molte obiezioni proprio perché Cesari si sarebbe trovato – da controllore – a gestire delicati dossier, primo fra tutti l’integrazione Unipol-Fondiaria-Sai. Chissà se in questa occasione Cesari si sarà astenuto come fece ai tempi di Italfer, il fondo pensione dei ferrovieri di cui era consigliere di amministrazione, quando scelse Unipol per gestire una parte degli investimenti?