Continuiamo il nostro road trip della Provenza a destinazione dell’Alta Provenza. Prima di lasciare il Vaucluse c’è però ancora qualche perla da scoprire.
Dopo la frutta, i formaggi e le erbe manca un altro ingrediente fondamentale della cucina provenzale e mediterranea in generale: l’olio d’oliva. Alla Bastide du Laval scopriamo un appezzamento di trenta ettari e 4.000 ulivi a coltivazione biologica della denominazione protetta AOC ‘Olio d’Oliva di Provenza’. Il signor Coupat ci mostra il suo mulino e tutte le fasi della produzione nonché la boutique con il suo olio premiato anche quest’anno (per il quarto anno consecutivo) con la medaglia d’oro del prestigioso Concorso Generale Agricolo di Parigi “nonché in Italia!”, ci dice non senza sana fierezza.
Riprendiamo la strada e dopo aver attraversato Cadenet dove come in un vecchio film tutti gli uomini del paese sembrano essere riuniti lì per sfidarsi alla ‘pétanque’ all’ombra dei platani davanti al Bar ‘Le bocce’ raggiungiamo poco lontano l’Auberge de la Fenière, il paradiso dei celiaci (ma non solo). Immerso nel verde provenzale un’oasi di tranquillità per passare la notte o approfittare del ‘ristorante per tutti’ dove Nadia Sammut giovane intraprendente e celiaca dopo aver vissuto sulla propria pelle le difficoltà di questa condizione ha fatto dell’abbattimento delle barriere e dell’accessibilità a tutti il suo cavallo di battaglia.
Salutato il Vaucluse è l’ora di raggiungere l’ultima tappa del nostro tour: l’Alta Provenza , dipartimento più Alpino e meno abitato tra quelli finora attraversati.
Notiamo subito come la vegetazione cambi passando da mediterranea a forestiera e, poco prima di arrivare a Pierrevert il cartello di una casa vinicola biologica attira la nostra attenzione: il “Domaine de la Blaque” che decidiamo di visitare. Questa ha la particolarità dell’altitudine, le vigne infatti sono ben 500 metri sul mare, ai piedi del massiccio del Luberon godono di enorme quantità di sole e ampiezza termica che unita al terreno calcareo sembra dare vini di ottima qualità come attestato dai riconoscimenti ricevuti.
Continuiamo il nostro viaggio verso nord raggiungendo Banon, pittoresco paesino di mille anime arroccato che ci accoglie con la sua atmosfera provenzale e il suo caratteristico mercato locale. La sosta presso la “Braserade”, pizzeria “ambientalista” (facilmente riconoscibile dal logo del sole che ride sulla porta d’ingresso) ci da tutta l’energia rinnovabile necessaria per scalare la collina di questo antico borgo, fatto di stradine e scorci da cartolina, fino a giungere la chiesa da cui si gode di un panorama unico sulle campagne circostanti tra casette in pietra e campi di papaveri in fiore.
La travel-food blogger che mi accompagna, sempre alla ricerca di tesori gastronomici mi segnala la presenza nei paraggi di un sito di interesse culinario. Appena fuori Banon infatti, nel cuore di un bosco di querce, sin dal 1958 si produce il formaggio omonimo Banon DOP. Prodotto di capra a latte crudo che matura in foglie di castagno legate a mano con rafia naturale. In questa zona c’era infatti l’abitudine di conservare il formaggio che restava, principale fonte di proteine per l’inverno, conservandolo in foglie di castagno piegate. Il formaggio (di cui si dice persino l’imperatore romano Antonino Pio andasse ghiotto) è ancora oggi elaborato seguendo antiche ricette di fattorie dell’Alta Provenza, prodotto da capre che trovano la loro alimentazione sulle colline dove abbondano lavanda, timo e santoreggia dando un latte ricco e profumato che degustiamo dopo aver provato quanta arte ci voglia per legarlo nelle foglie.
Ci rimettiamo in strada e attraversiamo da nord a sud l’Alta Provenza per fermarci, dopo meno di un’ora, nel Parco naturale del Luberon all’Ecomuseo dell’Ulivo di Volx. Questa pianta millenaria era molto presente all’inizio del secolo scorso in tutta la Provenza, poi le ondate di gelo del 1929, ’56 e ’86 lo hanno decimato fino alla sua rinascita oggi con diverse centinaia di migliaia di piantagioni sparse in tutta la regione.
Sin dall’ingresso guardando la mappa che illustra la sua diffusione nel mediterraneo, ci fa sorridere notare quanto in comune abbiamo con quest’albero che cresce e prospera in zone dove la temperatura non scende troppo al di sotto dello zero. Il museo è un invito a viaggiare e scoprire il Mediterraneo attraverso la storia dell’Ulivo, la sua mitologia, la produzione tradizionale del sapone nonché la degustazione.
Per finire in bellezza il nostro tour della Provenza percorriamo verso est la strada panoramica per Nizza attraversando il Parco nazionale del Verdon tra le fantastiche gole, gli impressionanti Canyon e gli spettacolari laghi non senza un’ultima sosta ad Entrevaux, paesino fortezza su uno sperone roccioso a picco sul fiume con tanto di ponte levatoio.