Non ha avuto sinora molta risonanza la proclamazione del 2015 come anno internazionale della Luce, luce che nella sua apparente immaterialità è l’esaltazione della materia. La luce quindi elemento di vita e di bellezza, indispensabile alla natura ma anche all’architettura. Architectura sine luce, nulla architetcura est ci ricorda Baeza ed infatti cosa sarebbe il Pantheon senza l’oculus, gli spazi interni di Carlo Scarpa senza gli squarci sapienti, o la chiesa di Osaka di Tadao Ando senza la croce di luce ricavata dal disallineamento dei pannelli?
La luce può esaltare o mortificare (nel caso dell’illuminazione artificiale) un manufatto edilizio; nelle città ad esempio i centri storici, assumerebbero ben altre suggestioni con effetti di luce adeguati, come ebbi a sostenere diversi anni fa in polemica con l’assessorato all’arredo urbano di Torino. Una sapiente illuminazione può rendere attrattivo e suggestivo anche il meno riuscito dei monumenti, come fece alcuni anni fa Storaro con il Vittoriano.
Nelle progettazioni di opere pubbliche, sopratutto nel recupero, occorrerebbe prevedere sempre un capitolo dedicato all’illuminotecnica la quale, specie da qualche anno, dopo la progressiva dismissione prima nel 2012 delle lampade ad incandescenza per poi arrivare nel 2016 a quelle alogene, diventerà sempre più una sfida progettuale impegnativa. Le direttive dell’Unione europea, imponendo, in virtù di un auspicato risparmio energetico, lampade a basso consumo ma di scarsa efficacia a definire i vuoti ed i pieni, i colori e i particolari architettonici, hanno duramente provato i cosiddetti lighting designer che devono mirare ad ottenere effetti sorprendenti con i led.
Ma la luce nell’architettura si può anche inseguire, progettando edifici con una sapiente esposizione e sapienti aperture di valorizzazione del rapporto aeroilluminante. Ancor meglio se le case addirittura ruotano come i girasoli e proprio su questo principio si basa la villa progettata negli anni ’30 da Angelo Invernizzi, a Marcellise nella campagna veronese. La villa, restaurata proprio in occasione dell’anno internazionale della Luce, è rientrata pienamente in funzione e può essere fatta ruotare a piacere con la semplice pressione di un tasto.
La descrizione ed il principio, tutto sommato semplice, ma non per questo meno efficace nell’ottica della funzionalità e razionalità dell’architettura dell’epoca, è ben descritta nel filmato dell’Istituto Luce.
Non unica nel suo genere, anche Nervi ne progettò una senza realizzarla però, la Villa di Marcellise si distingue per la grandezza, gli ingranaggi perfetti e per il rapporto vitale tra involucro edilizio e luce, antesignana dell’architettura ecosostenibile e bella. Non un’architettura aulica, non un progettista conosciutissimo, ma una poetica non scontata e non retorica, nonostante l’enfasi del resoconto dell’epoca, e che ci piace segnalare per una visita mirata. Infatti la cattura della luce ed in ogni caso l’inseguire la luce è da sempre uno dei momenti magici nel fare l’architettura
E quando un progettista mette al primo posto questo obiettivo, ha già capito molto della sua missione di dare vita all’involucro edilizio e rendere la vita più gradevole a chi la abita e a chi la guarda.