Nelle scorse settimane, secondo molti commentatori, fra i governanti greci e quelli europei è in atto una trattativa che viene accostata alla “teoria dei giochi” elaborata dal premio Nobel John Nash. Secondo questo approccio se due giocatori cercano di massimizzare il risultato e ognuno agisce indipendentemente dall’altro ci si può trovare in situazioni in cui entrambi perdono.
L’esempio fatto è quello di due prigionieri che devono decidere se confessare o meno. Nel caso confessino e il compagno non confessa avranno l’assoluzione, perché si è collaborato, mentre l’altro avrà il massimo della pena. Nel caso entrambi confessino avranno mezza pena e se entrambi non confessano una pena molto piccola.
L’altro gioco a cui si è accostata la trattativa è il “chicken game” (o gioco del pollo) che si rifà al film “Gioventù bruciata” in cui due ragazzi fanno una gara di coraggio correndo con la macchina verso un dirupo, chi sterza prima perde perché pauroso, ma se alla fine nessuno sterza entrambi moriranno precipitando.
Tutte queste teorie sono interessanti e, vista la propensione autodistruttiva inconscia dell’essere umano, ci fanno poco sperare sull’esito positivo di tali gare.
Non tengono però conto gli estensori di queste teorie del problema etico e cioè di cosa è giusto o sbagliato.
Nel caso dei prigionieri la cosa giusta è dire semplicemente la verità, sia essa di confessare o non confessare un eventuale reato, senza scervellarsi nel gioco su quali saranno le conseguenze. Nel gioco del pollo è molto utile sottrarsi al gioco stesso rifiutando di partecipare a una simile stupidata.
Nella vita non è quindi sempre centrale la tattica e la strategia ma , molto spesso, è più rilevante che ognuno, nel suo piccolo o grande dilemma, decida di fare la cosa giusta. Spesso inoltre la scelta eticamente giusta sarà anche quella migliore da un punto di vista tattico.
Nel caso della crisi greca mi pare evidente che, invece di voler vincere con l’avversario, entrambi dovrebbero fare la cosa giusta. I greci mettere a posto i conti dello Stato riequilibrando le entrate e le uscite per permettere ai loro figli di avere un futuro migliore. Noi Europei aiutarli in questa fase difficile senza però arrivare ad assisterli a tempo indefinito.
Se prevarrà la volontà di entrambi di averla vinta, gli Europei perché devono dare una lezione ai Greci spendaccioni e i Greci perché, sentendosi umiliati, vogliono rivendicare i loro diritti, finiremo tutti nel burrone.