Il sindacato denuncia in Emilia Romagna i casi di due cooperative che avrebbero utilizzato il sistema per guadagnare sulle nuove assunzioni: "Giochino prevedibile per sottrarre risorse al Paese"
Propongono ai lavoratori di licenziarsi con un incentivo economico e poi li riassumono con contratti precari in un’altra azienda con le stesse mansioni. La denuncia è della Cgil Emilia Romagna, e riguarda alcune aziende del territorio che si sarebbero avvalse di un escamotage allo scopo di far rientrare i nuovi contratti nelle modalità previste dal Jobs act e godere poi degli sgravi fiscali previsti dalla legge di Stabilità per chi assume. “Sono i furbetti del Jobs act”, denunciano Antonio Mattioli della Cgil e Michele De Rose, segretario generale della Filt regionale.
I casi che il sindacato ha raccolto per il momento sono due e riguardano cooperative che gestiscono il facchinaggio nel settore tessile: “Il Consorzio Albatros di Piacenza e Movimoda a Reggio Emilia, che per mettere in atto il sistema avrebbe costituito ad hoc la società MMOperations srl”. Il sindacato ha già annunciato che verranno segnalati all’Inps e alla Direzione territoriale del lavoro, ma sta valutando anche di presentare una denuncia per truffa.
A spiegare il presunto meccanismo per godere degli sgravi è lo stesso sindacato: “E’ semplice – riassume Mattioli – l’impresa propone ai dipendenti, stabilmente occupati anche a tempo indeterminato, di licenziarsi, magari offrendo loro un piccolo incentivo economico, per poi essere riassunti il giorno successivo da una nuova azienda che lavora negli stessi cantieri e svolge le stesse attività. Il nuovo contratto questa volta è a tempo determinato, e ha validità di sei mesi, al termine dei quali, però, c’è la promessa che i dipendenti in questione torneranno tutti a lavorare a tempo indeterminato”. In questo modo le aziende possono chiedere di accedere agli sgravi fiscali, 8mila euro l’anno per tre anni, concessi dalla legge di Stabilità alle imprese che rendono stabile l’occupazione generandone di nuova, con l’unica condizione che il lavoratore non abbia un contratto a tempo indeterminato nel corso degli ultimi sei mesi. “Un giochino facilmente prevedibile visto lo stato di una parte dell’imprenditoria italiana, con il quale i soliti furbetti tentano di sottrarre risorse al Paese – precisa Mattioli – questo denaro ovviamente non verrà reinvestito in nulla e finirà direttamente nelle tasche dei soliti noti, cioè di chi da anni scarica la crisi sulla pelle dei lavoratori”.
“Chiediamo agli organi preposti alla vigilanza di intervenire immediatamente e riteniamo necessario contrastare gli effetti devastanti di una norma che, oltre a non favorire nuova occupazione, penalizza chi sta lavorando, consentendo vere proprie distorsioni operate da questi furbetti del Jobs Act che a nostro avviso dovrebbero essere considerate come una truffa ai danni dell’erario” conclude Mattioli. La Cgil emiliano romagnola ha anche scritto una lettera al ministro del Lavoro Giuliano Poletti per denunciare la situazione. “Tutto ciò – attacca il sindacato – sta accadendo con la sua benedizione e con quella del nostro solerte presidente del Consiglio Matteo Renzi, vista l’enfasi con la quale stanno incensando il Jobs Act”.
Per il momento l’unica risposta sulla vicenda è arrivata da Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria. “Il Jobs Act – ha detto il numero uno dell’associazione industriali – non dovrebbe essere utilizzato in questo modo. Per quanto mi riguarda ho sempre pensato che il pacchetto di riforme del lavoro licenziato dal governo dovrebbe andare nella direzione di contratti di lavoro a tempo indeterminato con tutta una serie di flessibilità”.