Incontrai Romano per la prima volta nel 1963 a Milano. Ero uno dei funzionari della “Dischi Ricordi” e mi ero occupato della realizzazione del suo disco “Jazz allo Studio 7”. Il disco vinse il Gran Premio della Critica Discografica Italiana e quella sera al Circolo della Stampa di Milano accompagnai Romano al contrabbasso con un emozione non comune.

In seguito lo invitai a tenere alcuni concerti con la mia jazz band come guest Star e quella fu per Romano, abituato a suonare il jazz moderno, l’occasione di cimentarsi con il jazz classico riscuotendo un grande successo personale.

Nel corso degli anni furono tante le occasioni di poter suonare con Romano assieme ai nostri amici Guido Pistocchi, Gianni Sanjust, Marcello Rosa, Carlo Loffredo, Cicci Santucci, Michele Pavese, Giorgio, Dario e Michel Rosciglione, Osvaldo Mazzei, Massimo D’Avola, Antonella Aprea, Lucio Turco, Aldo Vigorito, Stefano Colnaghi, Luciano Milanese, Caterina Lazagna, Riccardo Pellegrino, Valery Ponomarev, Wilfred Copello, Enzo Scoppa, Franco Tonani  e i non dimenticati Tony Scott, Oscar Klein, Paolo Bacilieri, Pici Mazzei e Maria Kelly.

Assieme incidemmo parecchi dischi e partecipammo a moltissimi festival del jazz fra i quali “Etna Jazz” del quale eravamo assieme direttori artistici. In occasione di quel festival invitammo alcuni grandi personaggi della storia del jazz internazionale fra i quali ricordo Benny Golson, Hank Jones, Milt Jackson, Lee Konitz, Billy Cobham…

In quegli anni Romano mi presentò anche i suoi familiari. La moglie Carla Puccini e la figlia Rachele, l’ex moglie Maria Scicolone e le figlie Alessandra ed Elisabetta, il fratello Vittorio e le sorelle Anna Maria ed Edda. Con grande interesse mi intrattenni con Vittorio a parlare dei tempi in cui fu sceneggiatore cinematografico e direttore della rivista “Cinema”, e con la sorella Edda nella residenza estiva del duce a Carpena in Romagna. Mi ricordo che Edda era infuriata con la Rai per uno degli ennesimi sceneggiati sulla famiglia che, secondo lei, deviavano la verità con superficialità e inaffidabilità.

Tra i grandi del jazz con cui Romano suonò ricordiamo Chet Baker, Helen Merrill, Lionel Hampton, George Benson, Bud Shank, Bob Cooper…

Un grande talento, una grande personalità, un’estrema bontà, un’educazione invidiabile, una cultura straordinaria, un altruista come pochi e soprattutto un grande pianista di jazz; questo era Romano Mussolini fraterno e indimenticabile amico da oltre quarant’anni anche se di idee politiche opposte alle mie per le quali però non abbiamo mai litigato.

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