Nella capitale l'ex giudice sostenuto da Podemos ha trionfato con l'appoggio del Partito socialista, nella città delle Ramblas la piattaforma comprende anche la sinistra indipendentista. Oltre a Madrid, i Popolari hanno perso il controllo anche di Valencia, Siviglia, Saragozza, Cadice e Palma di Maiorca
Podemos si insedia ufficialmente alla guida di Madrid e Barcellona. In seguito al risultato delle elezioni di fine maggio, sabato 13 giugno nella Capitale è stato conferito l’incarico di sindaco a Manuela Carmena mentre nella città della Rambla la carica di primo cittadino è andata a Ada Colau.
Manuela Carmena (nella foto), 71enne, ha posto fine a 24 anni di dominio del partito popolare a Madrid grazie anche all’alleanza siglata con il Partito socialista, che però non entrerà nella sua giunta: “Stiamo creando un nuovo tipo di politica che non rientra nell’ambito delle convenzioni”, ha detto nel suo discorso. E’ stata eletta con la piattaforma di sinistra Ahora Madrid di cui fa parte anche Podemos. “Eccoci qui – ha twittato dopo la nomina e la cerimonia del giuramento – Grazie mille. Ora siamo tutti sindaci”. Fra i punti centrali del programma del nuovo sindaco, espressione del movimento degli Indignados, c’è il freno agli sfratti, diventati un’emergenza sociale in Spagna e considerati uno degli effetti più odiosi delle politiche di austerity del governo conservatore spagnolo.
Ada Colau, capolista di Barcelona en Comu, la piattaforma costituita attorno a Podemos, è l’ex-leader del movimento indignado contro gli sfratti ed è la prima donna sindaco della capitale catalana dopo 119 sindaci uomini. E’ stata eletta anche con i voti della sinistra indipendentista catalana e del partito socialista. Con voce rotta dall’emozione il nuovo sindaco di Barcellona ha pronunciato il giuramento con in mano il bastone del potere comunale che in Spagna viene consegnato ai nuovi sindaci.
Il Partito popolare, che in precedenza controllava 35 dei 52 capoluoghi di provincia spagnoli, ha dovuto cedere il potere in circa la metà di essi. Oltre a Madrid, i Popolari hanno perso il controllo anche di Valencia, Siviglia, Saragozza, Cadice e Palma di Maiorca. Delle 10 principali città spagnole, hanno mantenuto la guida solamente di Malaga e Murcia.