A che gioco stanno giocando la Grecia e i suoi creditori? E bisogna scomodare John Nash per rispondere?
Cominciamo da John Nash, Nobel per l’economia, una delle più brillanti menti del XX secolo. È morto il mese scorso, assieme alla moglie, in un incidente stradale: erano in un taxi e sono stati sbalzati fuori. Si trovava in Norvegia e Nash aveva appena ricevuto il Premio Abel e incontrato il Campione del Mondo di scacchi Magnus Carlsen.
Il suo contributo più famoso è forse quello sulla Teoria dei Giochi, nata ufficialmente nel 1944 con la Theory of Games and Economic Behavior di John von Neumann e Oskar Morgenstern. L’idea di base è l’applicazione dei principi matematici alle scienze sociali, per analizzare i negoziati diplomatici e le dispute economiche e politiche (e più in generale ogni sorta di conflitto). John Nash ha poi dimostrato l’esistenza dei cosiddetti Equilibri di Nash, situazioni in cui nessun giocatore può guadagnare di più cambiando strategia.
Fisicamente Nash non ha nulla a che vedere col Russelll Crowe di A beautiful Mind: in tanti lo abbiamo incontrato in occasione dei Festival della Matematica organizzati da Piergiorgio Odifreddi all’Auditorium di Roma, aveva superato la sua schizofrenia, ma era un vecchietto piuttosto esile: un’emozione trovarselo a fianco mentre sorseggi un caffè e scambiare anche solo due parole. Aperta parentesi. Quei festival erano magnifici e avevano un successo straordinario e naturalmente qualche genio italico li ha fatti interrompere. Chiusa parentesi.
Il fatto è che Varoufakis non solo era un ammiratore di Nash, lo conosceva personalmente e traeva ispirazione dai suoi lavori, ma è anche un esperto di Teoria dei Giochi, coautore con Shaun P. Hargreaves-Heap, del testo ‘Game Theory: A Critical text’ (2004), non tradotto in italiano.
E queste trattative fra la Grecia e i suoi debitori in cui Varoufakis si presenta in giaccone da motociclista? I contendenti usano la Teoria dei Giochi? Secondo James B. Stewart (Premio Pulitzer) certo che sì. Siamo in un equilibrio di Nash? Beh, le condizioni ci sarebbero, ci sono più di due giocatori che chiaramente hanno interessi opposti, ma che in realtà hanno anche interessi comuni: il non raggiungimento di un accordo peggiorerebbe infatti le condizioni di tutti. Si tratta di trovare la strategia ottimale per entrambi, scostandosi dalla quale si può solo perdere. Ma i giocatori, giocano razionalmente? E quale pensano sia la strategia avversaria? È lo stesso Varoufakis a lasciare intendere a Stewart che gli va benissimo che la controparte lo consideri un matto irrazionale…
Non siamo nella folle corsa in auto di Gioventù bruciata (Cicken game, in italiano meglio Gioco del coniglio), ci sono tanti interlocutori diversi per la Grecia e nessuno ha interesse a spingerla fino al dirupo; ma quanto si può spingere riuscendo poi a fermarsi in tempo? E poi, come si fa a sapere cosa c’è davvero nel dirupo? Non c’è un semplice rischio – il che implicherebbe conoscere a priori la posta in gioco – come ad esempio in una normale partita di poker; qui – sottolinea Varoufakis – abbiamo l’incertezza, nessuno è veramente in grado di predire quali sarebbero le conseguenze globali in caso di default del paese ellenico. Nemmeno la Teoria dei Giochi.