Secondo il ricorso presentato dall'avvocato Mina Ponticiello, l'azienda di Leonardo Del Vecchio dal 2010 al 2013 ha usato personale in somministrazione tenendolo in azienda per quasi tre anni per poi lasciarlo a casa appena prima che l'assunzione diventasse obbligatoria
Lavoratori interinali contro Luxottica. Il gruppo dell’occhialeria è accusato di perseguire “i fini della precarietà ad oltranza” seguendo una semplice ricetta: usare personale in somministrazione, tenerlo in azienda per quasi tre anni e poi lasciarlo a casa appena prima che l’assunzione diventi obbligatoria. A denunciare la situazione è stata una class action intentata da 19 dipendenti di sei agenzie del lavoro (Adecco, Umana, Manpower, Obiettivo Lavoro, Metis e Randstad), portate davanti al giudice insieme a Luxottica. La prima udienza della causa si è tenuta lo scorso 24 aprile, la prossima sarà il 16 giugno, sempre al tribunale di Belluno.
La vicenda dei 19 interinali è raccontata nel ricorso presentato dall’avvocato Mina Ponticiello. “Tutti i lavoratori – si legge nel testo – hanno lavorato per periodi molto vicini ai tre anni, termine superato il quale, secondo gli accordi sindacali, sarebbe scattata l’assunzione a tempo indeterminato“. Il periodo incriminato va dal 2010 al 2013: c’è chi avuto sei proroghe del contratto e chi è arrivato a mancare il traguardo dei tre anni per soli quattro giorni. Ogni rinnovo del rapporto di lavoro, spiega il documento, era motivato con l’esigenza di sopperire “all’incremento degli ordini in arrivo dal mercato di settore (occhiali), sia nei mercati europei che in quelli esteri (America-emisfero australe)”.
Eppure, la difesa dei lavoratori interinali non crede a questa versione. “E’ evidente che non esista la dimostrazione di nessun picco di lavoro, ma l’uso di personale maggiore sia una esigenza continua per l’azienda – accusa il ricorso – Quando un lavoratore veniva lasciato a casa sul presupposto che il picco produttivo era cessato, nello stesso tempo un nuovo lavoratore veniva assunto con la motivazione opposta, ovvero che l’esigenza produttiva permaneva“. Insomma, secondo i ricorrenti, Luxottica mentiva sulla causale dei loro contratti. Con un intento preciso: “Si vuole evidentemente sempre evitare che un lavoratore possa accumulare periodi di lavoro in azienda che consentano allo stesso lavoratore di ricorrere al fine di un’assunzione a tempo indeterminato“. Da qui la conclusione: “Il disposto normativo, anche letto nei lacunosi meandri delle pieghe interpretative, non può e non deve essere usato a piacimento per raggiungere i fini della precarietà a oltranza, a tutto favore del datore di lavoro”.
Prima di arrivare in tribunale, però, le parti hanno cercato un’intesa. Secondo quanto riportato dal ricorso, Luxottica ha presentato a ciascun lavoratore un’offerta di indennizzo pari a 3.500 euro lordi. Giudicata insufficiente la proposta, i dipendenti hanno proceduto per vie legali. Ora, chiedono l’assunzione a tempo indeterminato in azienda e un risarcimento per danni.
La vicenda dei 19 dipendenti interinali ha ricevuto attestati di solidarietà anche da chi in Luxottica lavora stabilmente. Un delegato sindacale della ex sede di Spinea, infatti, ha deciso di devolvere alla causa legale il ricavato del pacchetto di azioni regalato ai dipendenti dal patron dell’azienda, Leonardo Del Vecchio, in occasione del suo 80esimo compleanno. Nella prima udienza della causa, gli avvocati di Luxottica e delle agenzie interinali hanno sollevato la cosiddetta “eccezione di decadenza“, sostenendo che fossero scaduti i termini per impugnare i contratti. Al contrario, la difesa dei lavoratori ha replicato che le impugnazioni sono valide perché i lavoratori non hanno ricevuto alcuna lettera di licenziamento. Ora, l’ultima parola spetta al giudice.