Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha parlato in audizione al Parlamento europeo all'indomani della nuova rottura fra il governo Tsipras e le istituzioni creditrici: "Abbiamo bisogno di un accordo forte e complessivo", ma la soluzione "deve essere trovata all’interno dell’Eurogruppo". Nel frattempo dalla Bce "continuerà ad essere data liquidità alle banche greche" per "continuare a finanziare l'economia"
“Il sostegno finanziario alla Grecia è una decisione politica che deve essere presa dai decisori politici eletti e non dai banchieri centrali“. La soluzione “deve essere trovata all’interno dell’Eurogruppo”. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, in audizione al Parlamento europeo. Ora “abbiamo bisogno di un accordo forte e complessivo, che produca crescita, sia socialmente equo e finanziariamente sostenibile. Tutti gli attori devono correre l’ultimo miglio, ma la palla è nel campo della Grecia” dopo la nuova rottura fra Atene e le istituzioni creditrici e “la Bce sta facendo tutto quanto in suo potere”.
“La situazione economica in Grecia è drammatica” ma “non è responsabilità degli altri paesi dell’Eurozona o delle istituzioni europee”, ha detto Draghi che, rispondendo ad una domanda del deputato greco Marias, ha ricordato le cifre del debito: 223 miliardi di prestiti bi e multilaterali, “più” l’Ela, “più i soldi del Fmi”, “più l’haircut del 53,3%”. Sulle conseguenze di un’eventuale uscita di Atene dall’Eurozona, il presidente della Bce non si sbilancia: “Al momento non possiamo fare previsioni o immaginare le conseguenze a lungo termine”.
Nel frattempo dalla Bce “continuerà ad essere data liquidità alle banche greche” per “continuare a finanziare l’economia” e lo farà “finché saranno solventi e avranno sufficienti collaterali”, ha detto ancora Draghi, ricordando che le decisioni del direttivo “vengono prese in piena indipendenza“, che “non ha obiettato la settimana scorsa” all’aumento dell’Ela di oltre 2 mld e che attualmente il livello di liquidità è “a 118 miliardi di euro, quasi il doppio del 2014”, cifra che “è il 66% del pil greco” ed il più alto dell’Eurozona.
Draghi, che ha avuto un pranzo di lavoro con il presidente dell’esecutivo Ue, Jean-Claude Juncker, ha parlato anche del Quantitative Easing: i rischi connessi “sono per ora piuttosto contenuti”, ma “monitoriamo la situazione da vicino”. In particolare nel mercato immobiliare “non vediamo segni di sopravvalutazione”, ha spiegato.
La ripresa? “Procede ad un passo moderato” ma “dovrebbe ampliarsi” e “le proiezioni” sono per una crescita “dell’1,5% nel 2015, dell’1,8% nel 2016 e del 2,0% nel 2017”. L’inflazione nell’eurozona “dovrebbe rimanere bassa nei prossimi mesi, prima di registrare “un aumento graduale dalla seconda metà dell’anno”. Draghi ha spiegato che la pressione al ribasso dei prezzi dell’energia “si sta affievolendo”.