Un puntino particolarmente luminoso, che brilla in uno sfondo grigio scuro. Appena pochi pixel di un’istantanea scattata a più di 300 milioni di chilometri di distanza dalla Terra, su un mondo alieno. Un’immagine simile a tante altre raccolte negli ultimi mesi dalla sonda Rosetta, in orbita attorno alla cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko. Eppure, quei pochi pixel potrebbero essere preziosi per gli scienziati dell’Esa, l’Agenzia spaziale europea, e svelare loro il misterioso luogo in cui è sbarcato Philae, primo messaggero umano a calcare la superficie di una cometa.
Nelle stesse ore in cui gli scienziati tornano a udire la “voce” del lander – ridestatosi dal suo lungo sonno e tornato a comunicare con la Terra dopo sette mesi di silenzio – aumentano, infatti, le speranze di ritrovare anche il luogo esatto in cui il robottino si è nascosto dopo lo sbarco tormentato del novembre scorso.
Nella sua storica discesa verso un mondo inesplorato, Philae, a causa di alcuni guasti meccanici, aveva, infatti, mancato il punto previsto per il suo “accometaggio”, battezzato “Agilkia“, sul lobo minore, rimbalzando lontano in una specie di dirupo. Da allora, malgrado i numerosi voli radenti della sonda madre Rosetta sulla cometa 67/P, per scattare immagini ravvicinate della superficie di ghiaccio e polvere di questo fossile del Sistema solare, ogni tentativo di ritrovarlo era stato vano. Almeno fino a oggi.
Scansionando una vasta area che comprende la probabile zona di sbarco, un’ellisse di circa 16 x 160 metri, il team di Rosetta ha, infatti, identificato in questi giorni un candidato promettente, ben visibile nelle due immagini raccolte dalla camera “Osiris” il 12 e il 13 dicembre 2014, un mese dopo la storica discesa di Philae. Appena un paio di pixel, vicinissimi all’ellisse, più lucenti degli altri. (In un video dell’Esa lo zoom della zona interessata) Puntini luminosi che non appaiono in un’immagine catturata in condizioni analoghe d’illuminazione il 22 ottobre, una ventina di giorni prima dello sbarco del lander sulla cometa 67/P, avvenuto il 12 novembre. Aspetto, quest’ultimo, che ha ancor di più attirato l’attenzione degli scienziati.
“Anche se le immagini pre e post atterraggio sono state scattate con diverse risoluzioni spaziali, le informazioni topografiche locali corrispondono, fatta eccezione per un punto luminoso presente solo nelle immagini successive all’atterraggio – afferma Philippe Lamy, membro del team di OSIRIS presso il Laboratoire d’Astrophysique de Marseille -. Questo puntino luminoso è visibile su due diverse immagini raccolte nel dicembre 2014, e ciò indica chiaramente – aggiunge lo studioso – che si tratta di una reale caratteristica sulla superficie della cometa. E non di un artefatto dovuto al rivelatore, né di un granello di polvere in primo piano. Proponiamo quindi questo sito – sottolinea Lamy – come possibile candidato per il lander”.
“Possibile”, per l’appunto. Gli scienziati non si sbilanciano. Non possono affermarlo con certezza. Il puntino brillante potrebbe, infatti, essere dovuto a un cambiamento fisico avvenuto sul nucleo cometario in quella determinata posizione. Per essere certi che si tratti di Philae, occorreva prima attendere il risveglio del lander dal suo letargo. Adesso, quello che fino a ieri era solo un auspicio degli studiosi è divenuto realtà. E questo evento apre nelle prossime settimane nuovi interessanti scenari nell’esplorazione della cometa.
Qui il video Esa del possibile punto in cui si trova Philae.
Credit: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA