Non avrebbe nulla a che fare con la criminalità organizzata l’omicidio dell’avvocato Mario Piccolino, ucciso con un colpo di arma da fuoco lo scorso 29 maggio a Formia. La squadra mobile di Latina, guidata dal vicequestore Tommaso Niglio, ha eseguito il fermo chiesto dalle Procure di Roma e Cassino nei confronti di un sessantenne originario di Caserta, Michele Rossi, con l’accusa di omicidio.

Secondo le indagini condotte dalla Dda di Roma e dalla Procura di Cassino – che hanno chiesto il fermo dell’indiziato – il movente dell’omicidio sarebbe riconducibile ad una lite di vecchia data tra alcuni assistiti dell’avvocato di Formia e Michele Rossi, per il possesso di una grotta di tufo adibita ad abitazione nell’isola di Ventotene. L’identificazione del sospettato è arrivata grazie all’analisi dei fotogrammi di una telecamera di sorveglianza, che ha ripreso l’autore dell’omicidio nei pressi dello studio dell’avvocato Piccolino. Gli investigatori della mobile hanno ricostruito i movimenti del sospettato attraverso diversi sistemi di sorveglianza, fino alla stazione di Formia. Qui Michele Rossi avrebbe preso un treno per Minturno.
Successivamente dall’analisi dei fascicoli processuali trovati nello studio del legale di Formia è emersa la lite che era terminata nel 2003 in Cassazione. Lo scorso 22 settembre la lite era ripresa e Mario Piccolino aveva pubblicato un post particolarmente pungente su Michele Rossi nel suo blog Free Village, dove richiamava l’intere vicenda processuale.
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