Dipendenti e collaboratori di Italia Lavoro, ente strumentale del dicastero di Poletti, protestano perché la nascita dell'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro ne determinerà il commissariamento e poi lo scioglimento. E secondo la Nidil Cgil la dotazione organica sarà di sole 400 persone contro gli oltre 1.200 ora in forze
A manifestare contro il Jobs act c’è anche chi lavora per il ministero di Giuliano Poletti. Si tratta dei dipendenti e dei collaboratori di Italia Lavoro, società controllata dal Tesoro, ma riconosciuta come ente strumentale del ministero del Lavoro. Il 17 giugno, il personale dell’organismo sciopera per chiedere garanzie sul mantenimento del proprio posto di lavoro: con le novità introdotte dal Jobs act in tema di politiche attive, circa 1.200 persone si sentono a rischio. A dir poco un paradosso, per chi si impegna per lo sviluppo all’occupazione.
All’interno di Italia Lavoro, infatti, sono impiegati 400 dipendenti a tempo indeterminato, ai quali vanno aggiunti 570 contratti a progetto e a termine. Non solo: una procedura di selezione in definizione in questi giorni porterà l’organico totale a 1.200 unità. Questi lavoratori si occupano di assistenza tecnica per Regioni, centri per l’impiego e strutture nazionali nell’ambito delle politiche attive, lavorando in particolare sui fondi europei per l’occupazione.
A preoccuparli è la nascita dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), prevista dai decreti attuativi del Jobs act approvati in via preliminare dal Consiglio dei ministri dell’11 giugno. Le bozze del provvedimento, non ancora pubblicate ufficialmente dal governo, stabiliscono che la società Italia Lavoro andrà incontro in un primo momento al commissariamento e, più avanti, allo scioglimento. “Nella nuova agenzia dovranno confluire i dipendenti di Italia Lavoro, Isfol e ministero del Lavoro – spiega Silvia Simoncini, segretaria nazionale Nidil Cgil – Ma la bozza di decreto parla di una struttura snella. La dotazione organica prevista per il nuovo ente è di circa 400 persone”. Di conseguenza i 1.200 dipendenti e collaboratori di Italia Lavoro si sentono messi in discussione. “Il testo, per come è stato redatto – si legge in una nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil – non assicura che in tale operazione vengano coinvolti tutti gli attuali lavoratori e lavoratrici in forza ad Italia Lavoro”. Così, le sigle sindacali hanno deciso di ricorrere allo sciopero. “Centinaia di lavoratori sono a rischio – sostiene Simocini – Non sono solo i collaboratori a essere in pericolo, ma anche i posti fissi. Il percorso di creazione della nuova agenzia non è ancora chiaro, al momento i lavoratori sono tutti sulla stessa barca”.
Per i precari di Italia Lavoro, inoltre, si tratta del secondo colpo nel giro di pochi mesi. Già a marzo, infatti, i collaboratori della società avevano temuto per il proprio posto di lavoro, con i contratti in scadenza a fine mese. Così erano scesi in piazza, chiedendo la tutela dell’occupazione e di essere finalmente assunti, dopo anni di precariato. Da parte sua, Italia Lavoro, pur non procedendo alle stabilizzazioni, si era impegnata per accelerare le procedure di selezione e permettere ai precari di tornare al lavoro. Ma sempre con contratti a progetto.