“Tracce fattibili, quasi scontate, ripetitive”. Al liceo classico Tasso di Roma gli studenti prediligono il saggio breve sulla pervasività delle tecnologie e quello artistico letterario. “Davano maggiori libertà, non mi sono allenato in questi anni all’analisi del testo” rispondono. “Malala e Calvino erano bei temi se eri preparato e c’erano più documenti” aggiungono. “Non era nel programma, ma avevo letto anche ‘Il sentiero dei nidi di ragno'” dice un ragazzo definito il ‘secchione’ del gruppo. Il primo romanzo di Calvino offriva una riflessione sulla giovinezza, i riti di passaggio, così come lo è la maturità. “E’ un rito inutile, da abolire, il 90% di noi viene promosso, sei bocciato solo se fai scena muta all’orale” rispondono i ragazzi. Però per alcuni serve lo stesso: “Ti allena per gli esami che affronterai durante la vita, come all’università”. “Abbiamo copiato? No alla prima prova non serve, magari alla seconda e terza ci organizziamo con stivali e incontri in bagno strategici” replicano ironici i ragazzi. Ed è proprio la terza prova quella che crea più ansia. “Latino? Ci alleniamo da cinque anni” chiosano di Irene Buscemi
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