Il governo va avanti con le misure per permettere una migliore accoglienza dei migranti, ma trova la strada sbarrata da Lega e Forza Italia, che si oppongono strenuamente al progetto concepito dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Posizione esclusivamente politica” commenta il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino anche in qualità di presidente della confederazione delle regioni. Sono questi i temi principali emersi dal vertice tenutosi oggi al Viminale tra il ministro dell’Interno, i presidenti delle Regioni e l’Anci.
Sul piatto, come detto, i provvedimenti pensati dal governo. Di cosa si tratta? E’ stato lo stesso Alfano a spiegarlo: un hub (un centro di prima accoglienza) in ogni regione, deroghe al patto di stabilità per i Comuni che accolgono migranti, rafforzamento dello Sprar (il Sistema di accoglienza per richiedenti asilo), accelerazione delle procedure di valutazione dell’asilo, riequilibrio delle presenze degli stranieri ospitati su tutto il territorio nazionale (78mila). Su quest’ultimo punto, c’è stata la spaccatura (annunciata) tra le parti. Sono stati i governatori di Veneto e Liguria (era assente il governatore lombardo Roberto Maroni, che è tuttavia sulla stessa posizione) a dire no a nuovi arrivi di migranti nelle proprie regioni.
Il piano di redistribuzione del Viminale comunque proseguirà. Nei prossimi giorni previsto un incontro di Regioni ed Anci con il premier Matteo Renzi, prima del vertice europeo del 25 e 26 giugno. Sono alcuni numeri a dare l’idea dello squilibrio che attualmente si registra nell’ospitalità delle persone sbarcate (170mila nel 2014 e 58.659 ad oggi nel 2015). Secondo il piano concordato in un’analoga riunione del mese scorso, la Lombardia è in debito di 2.216 migranti: ne ospita 6.745 invece degli 8.861 previsti sulla base di dimensioni, numero di abitanti e Pil. Il Veneto è sotto di 1.929 (ne ha 3.072 rispetto ai 5.002 previsti). E’ invece in credito di 3.432 presenze il Lazio: ne ha 8.482 invece dei 5.050 previsti. Man mano che arriveranno nuovi stranieri, dunque, saranno allertate le prefetture delle regioni in debito, risparmiando quelle in credito, in primis la Sicilia che ospita il 19% del totale dei migranti. Luca Zaia (Veneto) non ci sta. “Ho ribadito al ministro Alfano il no del Veneto ad accogliere altre persone. Abbiamo già dato e non siamo disponibili ad averne di più”. Giovanni Toti (Liguria) chiede al Governo “di spiegare ai cittadini come intende bloccare gli sbarchi prima di mandare altre persone nei nostri territori”.
Zaia e Toti sono inoltre scettici sui risultati, illustrati da Alfano, del Consiglio dei ministri dell’Interno europei di ieri a Lussemburgo. Critico verso i colleghi il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino. Le Regioni, sottolinea, “sono pronte ad attuare il piano di accoglienza concordato con il Viminale e la posizione contraria di alcuni governatori è soltanto politica”.