Verrebbe quasi da ridere, se non parlassimo del Presidente del Consiglio. Matteo Renzi, dopo la doppia batosta alle ultime elezioni, sta barcollando non senza effetti spassosamente comici. Le sue “interviste” al Corriere della Sera domenica e La Stampa martedì hanno chiaramente mostrato un bulletto incapace di perdere – ma ormai pure di vincere. Sarebbe tutto molto divertente se parlassimo di una macchietta marginale di un bar di provincia. Di un personaggio minore in un film debole di Giovanni Veronesi. Dell’Enea che rubava misteriosamente la fidanzata a Troisi in Pensavo fosse amore invece era un calesse. Purtroppo parliamo di un Premier: caricaturale, ma pur sempre Premier. Dieci considerazioni.
2. La storia del “Renzi 1” e “Renzi 2”, oltre a essere abbastanza inquietante a livello psichiatrico, è pure una bischerata totale. Non è mai esistito un Renzi 1 o 2, ma solo e soltanto un Renzi 0. Una figura smisuratamente debole, tronfia, impreparata e tristemente paradossale. Il Presidente del Consiglio era così anche dieci, cinque e due anni fa. Semplicemente, al tempo, qualcuno ha voluto credere alle sue supercazzole (e addirittura c’è chi lo fa ancora).
3. Parlando domenica al Corriere della Sera con Maria Teresa Meli, nota giornalista pugnace e pervicacemente critica nei confronti del ‘governo’, Renzi ha più o meno esordito così: “Il paese sta benissimo, alla faccia di gufi e profeti di sventura”. Subito dopo, in molti hanno udito sirene dell’ambulanza avvicinarsi.
4. Renzi aveva concepito l’Italicum per uccidere i 5 Stelle. Ora si è accorto che, se va al secondo turno, il Pd rischia di perdere perché M5S e destra fanno massa unica contro di lui. Un genio.
5. Dopo le Waterloo indicibili di Liguria, Veneto, Venezia, Arezzo eccetera (molto eccetera), Renzi ha tuonato contro le Primarie. Quelle stesse Primarie senza le quali, oggi, al massimo venderebbe i gelati a Ponte Vecchio. O verosimilmente li mangerebbe, vista la vieppiù crescente stazza. C’è, in Renzi, una propensione all’incoerenza al cui confronto Berlusconi era l’uomo più sincero del mondo.
6. Il Pd ha perso anzitutto laddove ha proposto queste imbarazzanti propaggini vacue che la stampa suole chiamare “renziani della prima ora”, ma Renzi sostiene che il Pd abbia perso perché non è ancora troppo renziano. Lo ha detto anche Faraone, quello che – non capendo nulla di scuola – si occupa di scuola. Da qui la soluzione: “Decido solo io”. Un’allegra dichiarazione di intenti dittatoriali. Attendo fremente i commenti sdegnati di quella stessa intellighenzia “de sinistra” che, se queste cose le avesse dette o fatte Berlusconi, a quest’ora farebbe la marcia su Roma per protesta (o i girotondi, solitamente très chic).
7. Molti danno Renzi ‘finito’. Non diciamo sciocchezze: ce lo sorbiremo per vent’anni, con la stessa piacevolezza con cui l’amante della moglie di Renzo Montagnani si sorbiva (appunto) la minestrina in Amici miei. Anche Berlusconi cadde pochi mesi dopo il ’94 e perse le elezioni nel ’96. Poi però è durato vent’anni. Auguri.
8. E’ però vero, e Marco Travaglio lo spiega bene stamani sul Fatto, che dopo pochi mesi Renzi ha compattato un sentimento “anti” che in passato ha riguardato solo Fanfani, Craxi e Berlusconi. Tutta gente, ovviamente, molto più preparata e scaltra di lui. In pochi mesi Renzi è passato da intoccabile a detestatissimo. Non ha ucciso i 5 Stelle, forse persino più forti di prima. Salvini è molto più efficace e guitto di lui. E la ‘classe dirigente’ renziana è quasi sempre composta da droidi e yesmen che non saprebbero manovrare neanche un modellino della Tamiya. Figuriamoci un paese complesso come l’Italia. Di Renzi stupisce la totale sopravvalutazione che ha di se stesso, del suo staff e dei suoi pretoriani. E’ un Valerio Scanu convinto di essere Bruce Springsteen (con tutto il rispetto di Scanu, ovviamente). Renzi è ancora forte perché ha quasi tutta l’informazione a favore – a proposito: com’è che Renzi non si fa mai intervistare dal Fatto? – e perché gode del ‘voto di abitudine’ (Voto Pd perché una volta si chiamava Pci) come pure del ‘voto impaurito’ (O Renzi o morte). Sta però perdendo consensi con velocità prodigiosa. L’antirenzismo è già fortissimo. E il bello è che lui neanche se ne accorge.
9. Renzi ha perso perché ha clamorosamente sottovalutato il problema immigrazione. Ha perso perché si è inimicato i lavoratori, la scuola, i pensionati. Ha perso perché, ogni volta che una Rotta o una Bonafé vanno un tivù, un elettore del Pd muore. E ha perso perché, politicamente e culturalmente, Renzi vale un po’ meno di una cernia lessa. Lui però continua ad alzare i toni e sfrutta – per esempio – i precari della scuola come ricatto nei confronti dei dissidenti interni al partito. “Avevo detto che ne assumevo 100mila? No, ho cambiato idea. Scherzavo. E poi non ci sono mica i soldi, davvero credevate a quel pinolo di Faraone?”. Un cinismo terrificante, di fronte al quale l’informazione dovrebbe come minimo trasecolare. E invece, troppo spesso, lo celebra. Ancora e nonostante tutto. Complimenti.
10. Nei suoi monologhi con Corriere della Sera e Stampa, Renzi ha detto cose oggettivamente spassose. Per esempio che non rivela i finanziatori del Pd perché il Pd ha regole diverse da quelle della sua Fondazione Open (che mattacchione). La battuta più bella riguardava però la frizione con la Francia. Il succo era più o meno questo: “O i cugini francesi ci ascoltano, o mi arrabbio sul serio e parto col piano B”. Premesso che nessuno ha ancora capito in cosa consista questo “piano B”, e a dire il vero nemmeno il piano A, mi immagino il terrore di Hollande e Merkel di fronte a tali minacce. Hollande: “Oh, ha detto Berlusconi che se continuiamo così lui si arrabbia”. Merkel: “Si chiama Renzi, non Berlusconi”. Hollande: “Va be’, sono uguali”. Merkel: “No, forse il bassotto era pure meglio”. Hollande: “A dirla tutta credo anch’io”. Merkel: “E quindi ‘sto Renzi avrebbe detto che, se non lo ascoltiamo, lui, si arrabbia”. Hollande: “Già. Che dici, Angela?”. Merkel: “Dico sticazzi”. Hollande: “Eh sì, sticazzi”. Merkel: “Ciao, François”. Hollande: “Ciao, Angela”.