Certo, il rapporto diventa un po’ conflittuale quando come ieri, 17 giugno 2015, sono arrivato alla mia stazione alle 7:20 e per giungere alla destinazione finale Roma-Termini alle 10:00 a causa di una serie di ritardi, ma ci sono esperienze peggiori. Come quella capitata l’11 giugno al capotreno Carlo Di Napoli, che nella stazione di Villapizzone, alla periferia di Milano, è stato aggredito a colpi di machete. La sua colpa? Semplicemente aver richiesto a un gruppo di viaggiatori il biglietto. Questo è un episodio vergognoso ed estremo, che potrebbe non essere del tutto scorrelato dai comportamenti scorretti di tanti viaggiatori.
Nella mia lunga esperienza di pendolare, di gente che si vantava di non avere il biglietto ne ho vista tantissima, di aggressioni verbali al personale delle ferrovie diverse, di multe pochissime. Come se ci fosse un ipotetico patto non scritto fra Trenitalia e alcuni viaggiatori: “Il servizio è quello che è, ma alla fine chiudiamo un occhio se il biglietto non è vidimato”. Ma per caso, non è che la priorità di Trenitalia sia chiedere i soldi alle Regioni per il contratto di servizio piuttosto che controllare i biglietti? Nella stazione di Lido di Lavinio sulla FR8, le macchinette obliteratrici sono rotte da mesi a causa di atti di vandalismo e sono state addirittura rimosse.
In ogni caso, l’aggressione che ha subito una persona che stava solo svolgendo il suo lavoro è da condannare senza riserve.
Ci sono state naturalmente diverse altre dimostrazioni di solidarietà, ad esempio da parte dei sindacati che hanno indetto diversi scioperi per sensibilizzare sul problema della sicurezza a bordo al fine di evitare che episodi simili non si ripetano mai più. Tra queste però ne spicca una per la sua illogicità. Secondo alcuni mezzi d’informazione, Trenitalia, d’accordo con alcune sigle sindacali, vorrebbe cancellare quindici treni in tutta Italia in assenza di polizia a bordo. Ecco quali.
Scorrendo l’elenco, si vede che sono tutti treni nel pieno del giorno, non la sera quando la situazione è più a rischio (e non a caso l’aggressione di Villapizzone è avvenuta verso le 22:00) e nessuno in Lombardia. Chi ha pensato a questa idea dovrebbe spiegare come mai cancellare alcuni treni nelle fasce orarie più affollate dovrebbe aumentare in qualche modo la sicurezza. Esempio pratico: il treno che da Termini parte alle ore 17:42 e che è nella lista. Se non ci fosse più questo treno, per raggiungere Nettuno ci sarebbe un treno che parte alle ore 16:42 e un altro alle 18:06, con un “buco” di quasi un’ora e mezza in una fascia oraria in cui i treni sono affollati e molti pendolari viaggiano in piedi. Un’idea del genere metterebbe a rischio tutte le persone che viaggiano sul treno, utenti e lavoratori. Ecco, chiudiamo gli occhi e immaginiamo per un attimo cosa potrebbe succedere. Se tutti i treni sono talmente pieni da avere viaggiatori in piedi, possiamo ben credere che la banchina alle ore 17:55 quando arriva il treno sarebbe strabordante di persone. I primi che occuperanno i pochi posti a disposizione saranno i più forti: spintoni a disabili, donne e persone anziane o con mobilità ridotta. Tutti sopra e ammucchiati!
Il treno dovrebbe ripartire alle 18:06, ma è improbabile che in 10 minuti si riesca a sistemare tutti. Ma quali sarebbero poi le condizioni di sicurezza? Il capotreno non potrebbe neppure passare tra i vagoni perché non ci sarebbe lo spazio materiale. Una situazione di estremo disagio porterebbe a inevitabili tensioni, e se qualcuno si sentisse male (è successo: se il treno è pieno e l’aria condizionata non funziona…) i soccorsi sarebbero davvero difficoltosi. Delle scene del genere non le voglio neppure sognare!
Non è che si sta speculando in modo vergognoso su uno spiacevole evento di cronaca per risparmiare sulla pelle dei pendolari e dei lavoratori che si vorrebbe tutelare? Abbiamo un governo così debole da lasciarsi ricattare da una una Spa? Perché si dovrebbe pagare con denaro pubblico le inadempienze di una azienda incapace di fornire un sistema di controlleria e vigilanza adeguati?