"Sono felice e giuro che in carcere non ci tornerò più" dice il detenuto affidato in prova temporaneamente alla comunità. "La decisione del magistrato dovrà essere confermata dal Tribunale" spiega al fattoquotidiano.it l'avvocato Ivano Chiesa che con la collega Antonella Calcaterra ha di fatto "superato" la questione del "reato ostativo" che impediva al detenuto di accedere alle misure alternative al carcere
Fabrizio Corona torna “libero”, non perché sia stato scarcerato, ma perché affidato a un centro di riabilitazione dal magistrato di Sorveglianza di Milano, Giovanna De Rosa. La “liberazione” sembrava fosse avvenuta per motivi di salute, ma per l’ex re dei paparazzi è stato deciso un “affidamento terapeutico” alla comunità Exodus di Don Antonio Mazzi, che il 15 gennaio scorso aveva dichiarato che sarebbe stato pronto ad accoglierlo. L’affidamento è stato concesso per una serie di ragioni, alcune tecnico-giuridiche, altre relative all’assenza di pericolosità sociale e al suo passato di tossicodipendenza.
Alla base del provvedimento ci sono gli anni di carcere che Corona ha già scontato, quasi tre considerando anche il presofferto, la pena residua meno di 6 anni, la “non riconosciuta pericolosità sociale”, “la recuperabilità del soggetto attraverso l’affidamento in comunità”, anche in vista di un percorso terapeutico. In comunità sconterà la pena residua, non sospesa, e si dovrà attenere ad una serie di prescrizioni: non potrà uscire ma potrà comunicare al telefono, anche se con alcune restrizioni.
Corona sarà “ospite” del centro che si trova a Lonate Pozzolo (Varese). “Sono felice e giuro che in carcere non ci tornerò più” fa sapere Corona. “La decisione del magistrato dovrà essere confermata dal Tribunale” spiega al fattoquotidiano.it l’avvocato Ivano Chiesa che con la collega Antonella Calcaterra ha di fatto superato la questione del “reato ostativo” che impediva al detenuto di accedere alle misure alternative al carcere. Per Corona, che aveva chiesto la grazia parziale al presidente della Repubblica, era sceso in campo proprio il sacerdote, che danni si dedica al recupero di tossicodipendenti, spiegando che l’ex re dei paparazzi “non era un terrorista”.
Anche Adriano Celentano e l’attuale direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, avevano speso parole a favore di Corona, a cui la Cassazione ha annullato lo sconto di pena ottenuto in appello. “Perché Fabrizio Corona è ancora in prigione? Perché? È puro accanimento. Ma di che cosa stiamo parlando? Di un ragazzo che ha fatto qualche fotografia ed è fuggito a bordo di una Fiat 500 in Portogallo? Suvvia” aveva detto don Mazzi in una intervista a un settimanale.
Sulla pagina Facebook dedicata a Corona è apparso anche un post: “”Ho attraversato la tempesta, ho lottato fino all’ultimo è stata dura ma era necessaria. Ora si riparte. #SIPUEDE”
“Ho attraversato la tempesta, ho lottato fino all’ultimo è stata dura ma era necessaria. Ora si riparte. #SIPUEDE”
Posted by Fabrizio Corona on Giovedì 18 giugno 2015
Detenuto a Opera, carcere di massima sicurezza, Corona nel febbraio scorso aveva implorato il giudice di concedergli “un’opportunità” sostenendo di essere cambiato. Per lui era stata disposta anche una perizia psichiatrica per valutare se le sue condizioni fossero compatibili per il carcere. La difesa aveva quindi depositata un’istanza di detenzione domiciliare. Per gli avvocati il detenuto soffriva di “depressione” e “psicosi”. “Questa della perizia psichiatrica – spiega l’avvocato Chiesa – è un’altra strada. Vorrei sottolineare che le valutazioni del carcere su Corona sono sempre state positive“. Dimagrito, ma felice l’ex re di paparazzi ha ringraziato il difensore e lo ha riempito di “pacche”. Come tutti i detenuti in prova dovrà rispettare una serie di prescrizioni come quella di non allontanarsi dalla comunità. Potrà invece comunicare via telefono anche se con alcune restrizioni.
Corona, dopo che la Cassazione aveva emesso la sentenza definitiva per il caso Vallettopoli, era fuggito ed era stato poi arrestato a Lisbona. Dal gennaio del 2013 Corona era rinchiuso in carcere per scontare la pena per la brutta storia delle foto, a volte imbarazzanti a volte qualcosa di più, che poi venivano offerte ai vip in cambio di denaro. Il 18 gennaio 2013 la Suprema corte aveva confermato la condanna a 5 anni per la vicenda di David Trezeguet. A quella pena se ne sono aggiunte altre.