Maxi sequestro da 30 milioni di euro, tra mosti vino e zuccheri, in una operazione della Guardia di Finanza di Bologna contro le frodi nel settore vinicolo. Indagati anche i vertici aziendali di una società della provincia di Bologna con l’accusa di frode in commercio. In particolare sono stati sequestrati oltre 310.000 ettolitri tra mosti, vini e succhi d’uva, 900 quintali di zucchero liquido e, in un deposito occulto, 2730 quintali di zucchero e 4 serbatoi con acqua e zucchero.
I militari del Comando Provinciale di Bologna e gli ispettori dell’Unità Investigativa Centrale del ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali hanno eseguito perquisizioni locali e personali – disposte dalla Procura della Repubblica bolognese, nella persona del Sostituto che coordina le indagini, Luca Tampieri – presso lo stabilimento di un’importante azienda bolognese operante nel settore vitivinicolo e nelle abitazioni dei responsabili della stessa che, al momento, risultano indagati per frode in commercio.
Le indagini hanno portato alla luce un sofisticato sistema fraudolento ideato per vendere in grandi quantità vini da tavola e mosti, anche concentrati, ottenuti con materie prime utilizzate per la sofisticazione. L’operazione trae origine da una verifica fiscale intrapresa dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza felsinea nei confronti dell’impresa di cui trattasi e da un controllo sulla qualità dei prodotti stoccati in azienda eseguito dall’ICQRF che avevano evidenziato anomalie nella gestione della tracciabilità delle materie prime.
Le conseguenti attività d’indagine hanno permesso agli investigatori di individuare e smantellare una vera e propria centrale di sofisticazione che, utilizzando alcune autocisterne per il trasporto di prodotti alimentari, non ricollegabili all’azienda, in orari notturni, introduceva ingenti quantitativi di zucchero di ignota origine in un deposito/stabilimento abusivo sito nel comune di Ozzano dell’Emilia (BO). Qui lo zucchero veniva sciolto con acqua e acidi e caricato all’interno di cisterne che scaricavano furtivamente nello stabilimento il prodotto che, dopo lavorazione, veniva immesso in commercio nascondendone la reale origine e natura.